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Impero Asburgo d’Austria: la sua crisi favorì Unità d’Italia

TORINO -La crisi dell’Impero Asburgo d’Austria favorì l’Unità d’Italia. L’unità giuridica e politica della penisola Italiana, é stata favorita da una serie di congiunture internazionali che hanno permesso al Regno di Sardegna dei Savoia di avere la meglio degli altri Stati preunitari che non hanno potuto contare a pieno sulle loro alleanze che tutelavano i loro troni. In particolare, più che l’avversione della Gran Bretagna al Regno di Sicilia che con Ferdinando II di Borbone era uscito dalla tutela britannica, fu la crisi dell’Austria e della sua egemonia in Germania che favorì questo processo epocale.

L’Italia che dal 1859 al 1861 era pressoché ancora quella uscita dal Congresso di Vienna (1814/1815), verrà unità roccambolescanente in un biennio dai Savoia, non solo con la corruzione delle alte cariche degli Stati preunitari, la forza delle armi, con plebisciti di annessione al Regno di Sardegna al limite della farsa, e con la cinica tattica politica – diplomatica di quello che sarà il primo Presidente del Consiglio dello Stato Italiano Camillo Benso Conte di Cavour, ma soprattutto in virtù della crisi politica e militare dell’Impero Asburgo d’Austria, tutore delle monarchie legittimiste europee tradizionali.

I legittimi sovrani per diritto divino e famigliare, abbandonarono i loro regni, sicuri del fatto che sarebbero presto tornati, non capendo a pieno lo spirito rivoluzionario epocale insito nel progressismo della società borghese che si stava affermando sull’onda dei valori illuministici che le armate napoleoniche avevano diffuso in tutta Europa.

Furono annessi al Regno di Sardegna dei Savoia: la Lombardia (8 giugno 1859) , il Granducato di Parma e Piacenza retto dalla dinastia dei Borbone Parma (15 settembre 1859), il Granducato di Modena e Reggio Emilia della dinastia Austria – d’Este (11 giugno 1859), il Granducato di Toscana degli Asburgo d’Este (15 marzo 1860), i territori pontifici di Romagna – Marche – Umbria (agosto – settembre 1860) , il Regno delle Due Sicilie dei Borbone di Napoli che era tutto il Sud Italia dall’ Abruzzo, al basso Lazio fino alla Sicilia inclusa (13 febbraio 1861), il Veneto e Mantova che divennero italiane ufficialmente il 21 ottobre 1866 (ai danni di Vienna che perse definitivamente il Lombardo – Veneto), Roma che divenne la Capitale d’Italia con cerimonia ufficiale il 1 luglio 1871 e la conseguente fine del potere temporale del Papa costretto a ritirarsi nella Città del Vaticano.

Le annessioni dal 1860 al 1870 furono tutte ratificate formalmente da successivi plebisciti condotti ovviamente sotto la minaccia delle armi dell’esercito sabaudo.

Infine, le città “irredente” di Trieste e Trento tornarono all’Italia solo nel 1918 alla fine della Prima Guerra Mondiale che può essere considerata per questo per certi versi l’ultima guerra d’indipendenza italiana. L’annessione al Regno d’Italia del Tentino, del Friuli, della Venezia – Giulia, dell’Istria, e di Fiume (dal 1922) fu sempre a scapito dell’Impero degli Asburgo di Vienna che videro sfaldare definitivamente il loro potere universale sovranazionale a causa dei nazionalismi radicali che portarono allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

I legittimi sovrani, sull’onta di moti rivoluzionari liberal – democratici, lasciarono i loro palazzi principeschi, non solo per salvare la loro incolumità e quella dei loro famigliari, ma, anche per evitare danni alle loro città, (abbellite da fantastiche opere d’arte che rendono a tutt’oggi l’Italia il Paese piu bello del mondo) e sofferenze alla popolazione. Non a caso, nella concezione nobiliare del potere, della politica e della guerra esistevano delle regole morali che la “guerra totale” delle ideologie totalitarie borghesi e moderniste in genere non conoscerà mai.

Così, con l’appoggio del ceto borghese che si stava affermando, Vittorio Emanuele II di Savoia fu acclamato nelle città italiane dove entrò col suo esercito; d’altronde, fu anche l’unico sovrano a mantenere la carta costituzionale concessa dal padre Carlo Alberto nel 1848 (“Statuto Albertino”), dopo la rovinosa sconfitta dell’esercito sabaudo a Novara nella “Battaglia della Bicocca” il 23 marzo 1849 che costrinse il padre Re Carlo Alberto all’abdicazione e, il nuovo sovrano, il giorno successivo, alla firma dell’Armistizio con l’Austria, rappresentata dal Maresciallo Radetzky, nella Cascina di Vignale, a cui seguì la definitiva Pace di Milano dell’agosto 1849.

Fra il 1849 e il 1850, l’impero Asburgo d’Austria riuscì facilmente ad avere la meglio sui moti liberali nazionalisti sia in Italia, sia in Germania, mantenendo l’influenza imperiale su questi territori: in Italia, con il Trattato di Milano del 6 Agosto 1849 che fece anche naufragare completamente l’idea di una unità d’Italia e di una rivoluzione liberale – nazionale nella Penisola attraverso una federazione o una confederazione di Stati Italiani; in Germania con il Trattato di Olmütz del 29 novembre 1850 con cui l’Austria riuscì a fare desistere la Prussia in quel momento a velleità egemoniche sulla confederazione degli Stati tedeschi, orfani dal 1806 del Sacro Romano Impero. Il Trattato di Olmütz può essere considerato per certi versi una sorta di alleanza fra Prussia ed Austria anche se con gli Asburgo di Vienna in una posizione egemonica.

Era così salvo l’ordine precostituito uscito dal Congresso di Vienna nel 1815, che aveva trasformato l’Impero Asburgo d’Austria nel nuovo soggetto di lolifkxbxjcjj egemonico nell’Europa Centrale al posto del dissolto Sacro Romano Impero (1806), di cui l’Austria di fatto ne aveva preso il posto, trasformandosi nel 1807 da “Granducato” in Impero d’Austria.

“Alfiere” del potere imperiale dell’Impero Asburgo d’Austria sulla penisola italiana, sul mondo germanico e sull’area balcanica, era il Principe Klemens di Metternich (Cancelliere Austriaco dal 1821 al 1848) che, benché costretto a dimettersi dai moti liberali costituzionali del 1848, vide consolidare il potere imperiale sia con la salita del giovane nuovo imperatore d’Austria, il Kaiser Francesco Giuseppe, sia soprattutto con i trattati favorevoli stipulati in Germania con la Prussia e in Italia col Regno di Sardegna che fecero rimanere immutati i rapporti di forza a favore dell’Impero Asburgico che si sentiva legittimato a guidare la politica euro -mediterranea in virtù dell’eredità sacro romano imperiale. Ma, così non sarà a lungo e, le nuove ideologie borghesi liberali e nazionali, fecero, nel corso di venti anni, prendere alla storia un’altra piega.

Comunque sia il Feld Maresciallo Radetzky (scomparso a Milano nel 1858), sia il Metternich (scomparso nel giugno 1859, nel pieno della Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana) ebbero la fortuna di non vedere la fine dell’egemonia asburgica e austriaca in Europa, rimanendo legati a una immagine vincente dell’Impero che hanno fedelmente e proficuamente servito.

I Nazionalismi che divennero sempre più radicali, minarono la solidità dell’Impero degli Asburgo che si trovava con la spina nel fianco di quattro grandi nazionalismi che premevano per l’autodeterminazione dei popoli, quello tedesco, quello italiano, quello ungherese e quello Slavo.

Ai Nazionalismi si aggiungevano i moti liberali che volevano non solo diritti in campo economico come le libertà di impresa, ma anche di tutela della vita dalla pena di morte e della incolumità delle persone dagli arresti arbitrari e dalla tortura, oltre che, ovviamente la libertà di scegliere democraticamente con elezioni i propri rappresentanti di governo in base al principio del governo della maggioranza che si contrapponeva al principio nobiliare di sangue e di merito delle oligarchie e, quindi, metteva in discussione e indeboliva tutte le monarchie assolute.

Ma, fatte queste premesse generali, veniamo al dunque, cercando di rispondere ad alcune domande, ed in particolare: come ha fatto un piccolo Stato come il Regno di Sardegna dei Savoia, la cui politica era influenzata e dipendente dalle grandi potenze, a unificare politicamente l’Italia? Come mai l’Austria non é intervenuta? Come mai la Francia ha lasciato mano libera all’Inghilterra nel meridione d’Italia?

L’equilibrio europeo ante Congresso di Vienna, era stato mantenuto nel 1848 isolando il Piemonte dagli altri Stati Italiani, in particolare dal più potente di loro, il Regno delle Due Sicilie di Ferdinando II di Borbone, sovrano legittimista e molto conservatore che non era favorevole a una unità politica della Penisola, ma più preoccupato, nella tradizione borbonica, di accentrare il potere monarchico e quello dello Stato, di tutelare la monarchia dai sommovimenti liberali che mettevano in discussione il potere precostituito e la presenza dell’influenza asburgica nella penisola, era pur sempre un elemento di stabilità. L’Impero degli Asburgo d’Austria era considerato il tutore delle garanzie dei principi legittimi d’Ancien Règime.

Fra il 1848 e il 1849, ci furono in Italia i seguenti moti rivoluzionari che la storiografia risorgimentalista fa passare tutti per indipendentismi nazionali (la cosiddetta “Primavera dei Popoli” europei) o per moti liberali- democratici per la concessione di una carta costituzionale da parte dei sovrani, ma che in realtà spesso sono commistionati con movimenti per la tutela di diritti e libertà di città e territori locali, ‘soffocati”dal nuovo ordine del Congresso di Vienna (come, ad esempio, le Serenissime Repubbliche di Genova e Venezia cancellate dalla carta geografica dopo le guerre napoleoniche): Regno delle Due sicilie (Palermo 12 Gennaio, Napoli 27 Gennaio), Gran Ducato di Toscana (Firenze,11 febbraio), Lombardo – Veneto (18 Marzo Cinque Giornate di Milano, 22 Marzo a Venezia con la Repubblica di San Marco e il ritorno della indipendenza della città di Venezia, 23 marzo 1849 inizio delle Dieci Giornate di Brescia), Gran Ducato di Modena e Reggjo (21 marzo 1848), Stato Pontificio, (Repubblica Romana, 9 febbraio 1849), Genova 5/11 aprile 1849.

Tutto ciò portò inizialmente alla concessione di una carta costituzionale da Leopoldo di Toscana e da Ferdinando II di Borbone, seguiti dal Papa Pio IX con lo “Statuto Fondamentale” e da Carlo Alberto di Savoia con lo “Statuto Albertino” . Le Costituzioni concesse furono tutte revocate tranne lo “Statuto Albertino” che divenne la carta costituzionale del Regno d’Italia nel 1861 e restò in vigore fino al 2 giugno 1946 con la proclamazione dell’attuale Repubblica Italiana.

Stessa cosa nel centro Europa, l’alleanza fra la Prussia e l’Austria garantiva una certa stabilità politica all’interno della confederazione germanica che sarà l’ago della bilancia che spostandosi cambierà gli equilibri europei.

Infatti, quello che determinò l’Unità d’Italia, oltre al grande aiuto di Francia e Gran Bretagna, fu soprattutto l’incapacità dell’Austria a partire dal 1858/59 di difendere militarmente l’indipendenza e l’integrità degli Stati Italiani dalle mire espansionistiche del Regno di Sardegna dei Savoia che aveva l’appoggio della massoneria internazionale e delle potenze liberal – democratiche di Francia e Gran Bretagna, in particolare di quest’ultima che vedeva nella creazione di un mercato unito in Germania e in Italia una possibilità di sviluppo commerciale per la propria industria manifatturiera. L’alleanza con la Francia di Napoleone III, era stata cementata col matrimonio fra il principe Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte, cugino dell’imperatore dei Francesi, e la figlia di Vittorio Emanuele II Maria Clotilde di Savoia.

Inoltre, il Regno di Sardegna aveva combattuto a fianco di Francia, Gran Bretagna e Impero Ottomano contro l’Impero dello Zar di tutte le Russie nella Guerra di Crimea (4 ottobre 1853 – 1 febbraio 1856), entrando nel lotto delle potenze liberali. La guerra si era conclusa con la vittoria delle potenze progressiste contro la Russia che, non ricevendo l’appoggio dell’Austria, era stata costretta alla sconfitta sul suo territorio Appare sempre la debolezza militare dell’Austria che teme una ribellione degli Stati della Germania, soprattutto un attacco prussiano, la chiave di volta delle vicende politico – militari nel Vecchio Continente.

In questo modo Cavour, Presidente del Consiglio di Torino, aveva avuto l’appoggio per la causa italiana di Francia, Gran Bretagna.

Ma, l’avvenimento che più di tutti favori l’Unità d’Italia, paradossalmente avvenne oltre 1153 km da Torino, esattamente a Berlino, nel 1858 capitale del Regno di Prussia, allorché il principe Guglielmo di Hohenzollern, dalle tendenze liberali e legato alla massoneria, prese la reggenza dal fratello conservatore Re Federico Guglielmo IV, colpito da un ictus nel 1857. Tra l’altro, va detto che il Casato degli Hohenzollern era strettamente imparentato con quello reale britannico di origine tedesca dei Sassonia – Coburgo che poi nel 1917 hanno cambiato il Cognome in Winsor. Il principe Guglielmo prese a cuore la causa dell’ unità nazionale tedesca e le cose cambiarono. L’armonia fra Gran Bretagna e Germania finché duro fu fondamentale per l’affermazione della potenza prussiana a scapito di Francia e Austria.

La Prussia, con la potenza dei suoi eserciti, diventa l’ago della bilancia delle relazioni internazionali nel cruciale ventennio 1850 – 1870 in cui si compiono le unità di Germania e Italia nel cuore del Mediterraneo e del Vecchio Continente; infatti, se nella Seconda Guerra di Indipendenza italiana (27 aprile – 12 luglio 1859) la minaccia di attacco della Prussia alla Francia, con lo spostamento di divisioni germaniche sul Reno (in quanto l’Austria era appartenente della Confederazione Germanica, di cui il suo imperatore Francesco Giuseppe era il capo), convincono l’imperatore Napoleone III di firmare l’armistizio di Villafranca l’11 luglio 1859, separato dal Regno di Sardegna che, vistosi preso di sprovvista, é costretto a ratificarlo il giorno seguente, per evitare il pericolo di dover combattere da soli contro gli austriaci come nel 1849, ed essere spazzati via (una decisione avventata di Vittorio Emanuele II nella Prima e nella Seconda Guerra d’Indipendenza avrebbe potuto cambiare le sorti dell’Italia).

Di contraltare, l’impiego massiccio dell’esercito austriaco nel mondo germanico costringe l’Austria a non intervenire in Italia nell’estate – autunno del 1860, allorché le forze militari sabaude invadono, contro ogni principio del diritto internazionale, i territori dello Stato Pontificio dell’Umbria e delle Marche, infine il Regno delle Due Sicilie (il cui Re Francesco II, era sposato con la sorella dell’Imperatrice d’Austria Sissi, la Regina Maria Sofia di Baviera), già indebolito dalla rivolta sobillata da Garibaldi entrato a Napoli il 7 settembre 1860.

Sempre favorevole all’Unità d’Italia, sono la sfolgorante vittorie della Prussia a Sadowa del 3 luglio 1866 che pone fine alla egemonia dell’Austria nella confederazione germanica, e rimedia alle disastrose sconfitte italiane nella Terza Guerra di Indipendenza (l’Unità d’Italia era già stata proclamata il 17 marzo 1861 dal Parlamento di Torino, mentre i Duesiciliani resistevano ancora a Civitella del Tronto): la fanteria sabauda sbaragliata a Custoza il 24 giugno e la marina a Lissa il 20 luglio. L’Italia, nonostante le cocenti sconfitte, ottiene il Veneto che l’Austria, riluttante a cedere a Casa Savoia per l’onore delle sue armi vittoriose in Italia, cede alla Francia che a sua volta lo gira all’Italia.

Anche l’entrata dei bersaglieri a Roma che pone fine al potere temporale dei Papi il 20 settembre 1870, con la città eterna che diventa capitale dello Stato Italiano, é conseguente al ritiro delle truppe francesi che, difendevano ciò che rimaneva degli Stati papalini, dopo la sconfitta dei napoleonici transalpini a Sedan (31 agosto – 2 settembre 1870) a opera delle truppe prussiane che sfilanoo a Parigi nel marzo 1871 e proclamano il Reich tedesco nella Sala degli Specchi della Reggia di Versailles il 18 gennaio 1871, con Guglielmo I di Prussia Imperatore di Germania.

Anche la sconfitta della Francia di Napoleone III é causata dal mancato intervento dell’esercito asburgico che, oberato dalle spese militari dopo la sconfitta del 1866, e preso dai problemi causati dai nazionalismi nell’ area balcanica, decide di non attaccare la Prussia, di lasciare Napoleone III da solo, di perdere ogni velleità egemonica sugli Stati germanici meridionali (che nel gennaio 1871 si uniscono agli altri Stati filo prussiani del nord) e di concedere pari dignità al Regno di Ungheria, cambiando il nome dell’Impero, l’8 settembre 1867, da Impero d’Austria a Impero Austro – Ungarico.

Pertanto, come abbiamo visto, la crisi dell’egemonia asburgica nell’Europa, (stabilita dopo il Congresso di Vienna) causata dalla unità tedesca a opera della Prussia, favorì il Regno di Sardegna che benché con mezzi limitati riuscì ad unire la Penisola italiana con un processo unitario che fu fatto contro gli altri Stati della Penisola e soprattutto contro il Regno delle Due Sicilie nel sud che con Ferdinando II stava andando verso la nazionalizzazione dello Stato e, si era inimicato la Gran Bretagna, potenza egemonica nel Mediterraneo.

Ma, dei mali congeniti dello Stato Italiano contemporaneo e degli aiuti della Gran Bretagna all’Impresa dei Mille e all’invasione sabauda al Regno delle Due Sicilie, parleremo in un altro speciale.

Qui ho solo voluto mettere in evidenza il ruolo della crisi dell’Impero Asburgo d’Austria nei cambiamenti degli equilibri politici europei in genere ed italiani in particolare, pugnalato mortalmente dai nazionalismi che nel corso dell’Ottocento, fino alla prima parte del Novecento, fiorirono in Europa, causando lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la cui miccia che si accese fu innescata proprio dall’uccisione, in un attentato a Sarajevo il 28 giugno 1914, del principe ereditario alla corona imperiale dell’Austria – Ungheria Francesco Ferdinando d’Asburgo – Lorena e di sua moglie Sofia, da parte di uno studente serbo – bosniaco, Gavrilo Princip della “Giovane Bosnia”. Dell’attentato, fu ritenuto responsabile dalla duplice monarchia il governo della Serbia che, protetto dall’Impero Zarista, si considerava il tutore degli Slavi del Sud, oppressi dall’Impero Asburgo d’Austria. Così, il 23 luglio 1914, fu presentato dal governo di Vienna un ultimatum a Belgrado che fu rifiutato dalla Serbia, e il 28, il Kaiser Francesco Giuseppe firmò la mobilitazione generale, probabilmente senza poter immaginare che sarebbe scoppiata una guerra mondiale che avrebbe disintegrato l’Impero asburgico proprio sotto i colpi di pistola di un ultra nazionalista slavo, l’ultima spina nel fianco dell’Impero Asburgo d’Austria.

Cristiano Vignali