venerdì, Marzo 29, 2024
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Teatro Romano, il Comitato referendario chiede di esprimersi sulla fase progettuale

Teramo – Riceviamo e pubblichiamo una lettera del professore Carlo Di Marco, presidente del Comitato referendario sul teatro romano, indirizzata al prefetto Luigi Pizzi, commissario
straordinario del Comune di Teramo, a seguito della riunione in Municipio sul progetto di sistemazione del sito:

“Eccellentissimo Commissario, illustrissime forze politiche teramane,

Nella giornata di ieri è stato diffuso dal Commissario Prefettizio una nota informativa su una riunione svoltasi in Comune, fra quattro soggetti: il Commissario stesso in qualità di Presidente, la Sovrintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio d’Abruzzo, lo studio Bellomo, la Fondazione Tercas, il dirigente del settore competente del Comune.

Il verbale diffuso suona sostanzialmente così:

1. Abbiamo ripercorso tutto l’iter fino alla delibera del Consiglio del 17 dicembre 2010;

2. Abbiamo ribadito l’importanza dell’opera per il Ministero, la Fondazione Tercas e la Regione che hanno stanziato rispettivamente euro 1.500.000, 1.500.000 e il restante;

3. C’è la massima collaborazione fra tutti;

4. Le rappresentazioni grafiche diffuse sulla stampa “non sono più attuali” perché è allo studio un’altra idea progettuale;

5. Quando sarà pronto il progetto definitivo lo illustreremo alla popolazione. Si aggiunge che si prevede l’acquisizione di palazzo Salvoni per abbatterlo;

6. L’ipotesi progettuale dovrà essere approvata dalla prossima Amministrazione comunale.

Eccellentissimo Commissario, lei ci deve consentire alcune valutazioni. Naturalmente, Lei può invitare chi vuole in Comune a discutere di tutto, può anche ignorare, come usa, le nostre richieste di incontro, ma quando si parla di Teatro romano, giunti al punto in cui siamo, dopo decenni di prese in giro da parte delle classi politiche che hanno governato (nessuna esclusa!!), non è più tollerabile che associazioni, comitati cittadini, singoli cittadini e quanti continuano a subire l’evidente non volontà del recupero di questo bene appartenente alla collettività, siano ignorati! E che si continuino a privilegiare le segrete stanze del potere. Lei è nel pieno della legalità, sia chiaro. Nemmeno ci aspettiamo che Lei legga i giornali tutti i giorni per scoprire che in città è appena sorto un Comitato promotore per un Referendum al quale hanno aderito tante associazioni, comitati cittadini, forze politiche e singoli cittadini. Però qualcosa su questo Le hanno raccontato, altrimenti non si spiegherebbe l’intempestività con cui interviene dopo la diffusione di progetti che ora definisce “inattuali”in modo piuttosto sibillino.

Neanche ci aspettiamo che Lei intuisca la gravità politica dell’ultima parte del Suo verbale. Riferendosi al nuovo procedimento progettuale in itinere, infatti, Lei dice ai cittadini che «allorquando sarà stato predisposto il progetto definitivo, non si mancherà di illustrarlo all’opinion pubblica locale e alle associazioni, nel corso di un apposito evento». Cioè come dire: quando avremo deciso ve lo faremo vedere!

Lei sa che ci sono dei risvolti procedimentali piuttosto seri: il progetto lo vedremmo quando finisce il rapporto contrattuale con i progettisti? Il contratto prevede che i tecnici devono essere pagati appena consegnato il progetto definitivo. Allo stato non è approvato nemmeno il progetto di fattibilità tecnica ed economica. Solo dopo questa fase la stazione appaltante avrà accettato la soluzione progettuale dei tecnici incaricati, la stesura del progetto definitivo si avrà sull’indirizzo del progetto di fattibilità tecnica ed economica e non potrà più essere modificabile.

Evidentemente, eccellentissimo, non ci siamo spiegati a sufficienza. Noi promuoviamo un Referendum consultivo/propositivo per imporre (non a Lei, per carità…) alla prossima amministrazione comunale e al prossimo Sindaco che i cittadini, le associazioni, i comitati, i tecnici e gli esperti di questa Città (le sue risorse migliori) si esprimano, non su una minestra già scodellata, bensì, proprio sulla fase progettuale di recupero funzionale del Teatro romano, partendo dall’ipotesi già approvata in Consiglio comunale il 17 dicembre 2010. Sappiamo, come sapevano gli estensori della nostra Costituzione, che fra “partecipazione” e “ratifica” corre un abisso. Certamente lo sa anche Lei.

Se poi Lei dovesse ritenere che questa Sua “promessa” possa in qualche modo smontare l’iter referendario che abbiamo avviato con la costituzione del Comitato promotore, allora si sbaglierebbe davvero. Questo nulla toglie al nostro auspicio di avere con Lei un incontro al più presto nella fase di avvio del Referendum comunale, solo dopo che avrà avuto la compiacenza di ordinare agli uffici di dare risposta immediata all’accesso agli atti ancora fermo, questo si, in evidente violazione delle leggi sulla trasparenza.

Fatte queste precisazioni, ne mancherebbe un’altra da rivolgere, stavolta, alle forze politiche cittadine che si apprestano a definire le liste elettorali per la prossima primavera comunale. Ad esse vorremmo dire che apprezziamo molto ogni sforzo e ogni interessamento per i temi della democrazia partecipativa e del ruolo attivo propositivo e di controllo del popolo (il sovrano, si rammenti…), ma oggi più che mai a Teramo è possibile dimostrare con i fatti che le promesse elettorali non saranno solo promesse.

Ci permettiamo di indicare una strada. La illustreremo alla conferenza stampa di venerdì prossimo, ma qui in due parole vorremmo accennarla. Il quesito referendario che proporremo alla firma dei cittadini chiede se essi vogliono o meno che il futuro Sindaco (non il Commissario), come capo della futura Amministrazione, li convochi a un Forum cittadino per scegliere prima di qualsiasi procedimento (quindi anche prima di quello un po’ maldestramente proposto dal Commissario), l’orientamento popolare sul merito progettuale, partendo come base, dall’unico progetto approvato dal Consiglio comunale. Sarebbe come se il potere politico locale, in un eccezionale slancio di discontinuità con il passato, imponesse ai progettisti di uscire dal proprio studio tecnico e andare a confrontarsi nei tavoli di lavoro e nelle assemblee popolari prima di ogni proposta progettuale. Come avviene in migliaia di esperienze di programmazione e progettazione partecipata del territorio. Orbene, la futura Amministrazione comunale potrebbe dare un grande segno di rinnovamento democratico se convocasse il forum cittadino come primo atto dopo il suo insediamento, senza attendere gli esiti del referendum. Anzi, evitandolo!

In alternativa, il Forum cittadino sarebbe imposto da un’ondata di firme referendarie stavolta non vanificabile come accadde quindici anni orsono per lo Stadio comunale. Stavolta i Referendum si farà!”