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Mattei e l’energia pulita, un progetto di ciclostazioni (bike sharing) per le popolazioni post sisma

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di Maurizio Verdenelli

Il sesto convegno sull’Energia che, a cura dell’APVE (associazione Pionieri e Veterani dell’Eni) ha concluso a Matelica le celebrazioni nel 56° anniversario della morte di Enrico Mattei, ha fatto una sorprendente scoperta. Il fondatore e primo presidente dell’Eni, che significativamente aveva chiesto fosse denominato Ene (non ente nazionale idrocarburi, ma ente nazionale energia), l’Uomo che guardava al futuro, aveva visto ancora molto lontano. Ha rivelato Oscar Ferracuti, presidente dell’ApVE (ce ne sono 22 in Italia), il funzionario che ha metanizzato un’ampia fetta delle Marche percorrendola con la ‘mitica’ ‘familiare’ gialla con la scritta Eni, ha rivelato: “Mattei aveva dato un’indicazione: ingabbiare il calore e la forza del sole per trasformarli in energia, a basso costo e soprattutto pulita. Ed aveva dato in questa direzione, precise disposizione al nucleo dei ‘cervelloni’ della ricerca: quelli che avevano già prodotto il supercarburante Supercortemaggiore, la ‘potente benzina italiana’, come recitava lo slogan famosissimo, presente anche nel celebre film ‘Il sorpasso’ e l’olio sintetico intorno al responsabile Girotti (fratello dell’ing. Raffaele che sarebbe diventato presidente dell’Eni, uno dei quattro matelicesi da Mattei ad Egidi alla guida dell’ente ndr). Si trattava del Laboratorio ‘Studi e ricerche’, con sede a San Donato milanese, che si avvaleva anche del talento di un tecnico fermano, Stefano Carlini. Penso di essere stato il primo, in assoluto, a poter vedere il primo impianto fotovoltaico collocato sul tetto, nel quartier generale milanese dell’Eni, la classica ‘botte’ nera…La sfida, l’ennesima sfida di Mattei, era iniziata”.

Il convegno, cui ha preso parte pure Roberto Spurio (service), ha visto inoltre la presentazione del progetto ‘Bike sharing’ dello spin off Unicam ‘Istambiente’ messo a punto dall’ing. Stelvio Calafiore, consigliere comunale a Castelraimondo. “Si tratta di un piano che prevede centoventi ciclostazioni sull’intero territorio provinciale diviso seguendo le intervallive e a pettine con direttrici da Macerata a Serravalle di Chienti e da Ussita a Fabriano. Sei sono previsti su Camerino; una già operativa, realizzata da Contram il cui presidente Stefano Belardinelli ha mostrato di aderire concretamente all’iniziativa. E contiamo molto sul suo appoggio. Camerino sarebbe il laboratorio ideale per questo progetto, considerato che la rete automobilistica pubblica è stata frantumata dai danni del terremoto. Così l’intera zona interna, da Pievetorina a Matelica (quattro qui le ciclo stazioni) e Castelraimondo dove pure il ‘mio’ sindaco Renzo Marinelli vede con favore l’idea di ridurre l’emissione di C02 ed abbattendo così l’inquinamento. E’ una grande occasione del post sisma: ridare ossigeno alla montagna e ai suoi centri e recuperare la viabilità esistente, alternativa alle statali. IL costo di realizzazione: 4,8 milioni per ciclo stazioni e segnaletica. Troppo? Per il ponte sul Metauro, la Regione ne ha spesi 5. E purtroppo devo constatare che il Palazzo, che io compulso spesso per i fondi, è più sensibile sul medesimo versante dell’eco-sostenibilità, ai centri rivieraschi piuttosto che alle zone interne disastrate, ormai ridotte ad una popolazione di non più di 40.000 abitanti…”.

Trecciola si è chiesto: “Stiamo facendo anche noi la nostra parte? Quanta energia pulita stiamo producendo? Enel, Eni, Montedison e le altre grandi Compagnie stanno facendo qualcosa?” Eni ultimamente ha trasformato attività dismesse sal fine di realizzare centrali per la produzione di energia pulita in Sardegn.

 

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