venerdì, Marzo 29, 2024
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Campi di prigionia 1940/43: tutti quelli di Marche e Abruzzo

Macerata – Nell’ottantesimo anniversario dell’emanazione della vergognosa Legislazione Razziale promulgata il 17 novembre del 1938, vogliamo occuparci dei campi di prigionia per civili e stranieri istituiti dal giugno 1940 che riguardarono molto da vicino le Marche e l’ Abruzzo. Su 48 in Italia 20 erano nelle due regioni. Il regime Fascista scelse le regioni che riteneva sarebbero state escluse dalle operazioni belliche. Al di là del campo di concentramento per ebrei di Servigliano, che dal 1941 servì come transito per Auschwitz, il Ministero dell’Interno gestì sino all’agosto 1943 altri campi dove furono rinchiuse varie tipologie di prigionieri. Il più a nord nelle Marche era a Fabriano nello stabilimento Sisla e nel collegio Gentile. Capienza 180 posti. I prigionieri italiani antifascisti e jugoslavi. Un altro a Sassoferrato, nel Monastero S. Croce. 140 posti, ed era per antifascisti italiani. Ad Urbisaglia nella nota Abbadia di Fiastra nel comune di Tolentino, la capienza era di 150 posti. I prigionieri erano ebrei, polacchi,cecoslovacchi, austriaci. A Pollenza in provincia di Macerata furono rinchiuse donne ariane ed ebree non italiane nelle villa “Lauri”in località S. Lucia. A Treia il campo sempre femminile, fu istituito nella villa “La Quiete” a Passo di Treia; la capienza era di 90 posti e le prigioniere erano inglesi e francesi. Fu chiuso nel 1942 per le precarie condizioni igieniche e le prigionieri trasferite a Petriolo località vicina, nella villa “La Castelletta”. I posti erano 60 e furono internate anche donne ebree. In Abruzzo un campo fu istituito a Civitella del Tronto in provincia di Teramo. Il posto per la prigionia fu l’ospizio “Filippo Alessandrini” in una casa privata e nel convento S. Maria dei Lumi. La capienza era di 230 posti ed era un campo misto. Gli internati erano ebrei stranieri e apolidi, tra i quali interi nuclei familiari. A Corropoli la capienza era di 200 posti. Il luogo prescelto l’Abbadia Celestina. I prigionieri, ebrei e ariani inglesi, messicani, indiani e greci. Il campo era solo maschile. A Isola del Gran Sasso il campo maschile fu istituito nel refettorio della Basilica di S. Gabriele. I posti erano 180 e i rinchiusi ebrei e cinesi. Altro campo a Nereto in due edifici privati e nel “palazzo bacologico”. I posti 145 e i prigionieri tedeschi, polacchi. A Notaresco il campo maschile si trovava in due edifici privati dei marchesi De Vincenzi – Mazzarosa e di Egidio Liberi. La capienza era di 126 posti. C’erano ebrei stranieri ed Jugoslavi. Sempre in provincia di Teramo a Tortoreto il campo maschile fu istituito Tortoreto Stazione (Alba Adriatica) in un edificio di proprietà di “Nicola De Fabritiis”. Posti 105 e nazionalità ebrea polacca, austriaca, tedesca dei rinchiusi. A Tossiccia un campo misto fu organizzato in tre edifici privati per una capienza di 115 posti. I prigionieri erano ebrei, cinesi e anche interi nuclei familiari di zingari. Altri campi si trovavano a Chieti, e in provincia di Chieti: Casoili, Istonio Marina- Vasto, Lama dei Peligni, Lanciano, Tollo e a Citta Sant’Angelo in provincia di Pescara. Anche in questi luoghi i prigionieri erano ebrei, antifascisti, jugoslavi, inglesi e francesi. Altri cinque furono creati in Molise, quattro in Puglia, quattro in Campania, uno in Basilicata, cinque nel Lazio fra i quali quello molto conosciuto di Ventotene, visto la caratura politica dei prigionieri, uno in Umbria, tre in Toscana e due in Emilia Romagna in provincia di Parma; questi ultimi due sono quelli localizzati più a Nord in tutta la Penisola. E’ interessante e tragico notare che località italiane note per altri motivi come Fabriano, Salsomaggiore, Ustica, Ponza, Isole Tremiti, Alberobello “ospitarono” uomini, donne e bambini colpevoli di essere ebrei, stranieri o di non piegare il capo a una dittatura che trascinò proprio in quegli anni, l’Italia a una guerra che avrebbe portato distruzione e morte.