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I due Cesare Battisti a confronto: a separarli un secolo, le idee, la vita

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Cesare Battisti (Trento, 4 febbraio 1875 – Trento, 12 luglio 1916) è stato un patriota, giornalista, geografo, politico socialista e irredentista italiano.

Cittadino austriaco di nascita, direttore di giornali socialisti nella città natale, fu deputato al Parlamento di Vienna dove si batté per ottenere l’autonomia amministrativa del Trentino e la costruzione di un’università italiana. Allo scoppio della grande guerra, arruolatosi volontario negli Alpini, combatté per la parte italiana. Catturato da una truppa da montagna dell’esercito austriaco, fu processato e impiccato per alto tradimento in quanto membro della Camera dei deputati d’Austria.

Insieme a Guglielmo Oberdan, Damiano Chiesa, Fabio Filzi, Francesco Rismondo e Nazario Sauro è considerato tra le più importanti figure della causa dell’irredentismo italiano ed eroe nazionale. E’ stato figura di esempio per le successive generazioni. A distanza di poco più di un  secolo dalla sua morte, viene arrestato il suo omonimo: un terrorista, un assassino.  È stato condannato a due ergastoli, con sentenza passata in giudicato, quindi non più impugnabile, e come tale doveva essere eseguita, ma il condannato pluriomicida era in vacanza altrove.

Si è infatti goduto anni di latitanza in paesi caldi, bevendo bibite alla moda e schernendo lo Stato italiano, il nostro popolo ed i discendenti delle vittime, sbeffeggiando le Forze dell’ordine.
Se avesse avuto ragioni da sostenere avrebbe dovuto difendersi nella sede preposta, il Tribunale,  invece di restare contumace, scappare dall’Italia, e mettersi a fare lo scrittore alla moda radical chic.
Il terrorista in Italia deve espiare quattro omicidi. E’ stato quindi condannato per reati gravi e non perchè sarebbe stato perseguitato per le sue idee politiche, come vorrebbero presupporre gli avventori della politica alla moda.
Condannato dalla giustizia, che però ha trovato difficoltà per la sua giusta applicazione stante l’ostruzionismo ideologico, derive e fumi di pensiero, che ancora stamani persistono. Le vittime erano 4 innocenti, ammazzati dalla bestialità dell’omicida.
Il Tribunale Supremo si era già espresso favorevolmente per l’estradizione nel 2010, ma l’ex presidente Lula si oppose, comprese le mozioni favorevoli della sinistra alla moda, che da oggi torna alla carica, appoggiando di fatto un criminale.
La Procura indaga sui complici, che l’hanno aiutato nel tempo delle varie evasioni e fughe, compresa l’ultima fase della latitanza.
Deve restare nel carcere più duro e questo sarà l’esempio da dare alle giovani generazioni con un unico vero messaggio: il crimine non paga, nessuna ideologia potrà sanare la gravità del gesto.
Gian Luigi Pepa
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