martedì, Maggio 14, 2024
Home > Marche > Per non dimenticare: Franco Perlasca a Macerata al Don Bosco

Per non dimenticare: Franco Perlasca a Macerata al Don Bosco

< img src="http://www.la-notizia.net/arcevia" alt="arcevia"

di Daniela Meschini

All’incontro, promosso dal Comune di Macerata e dalla Compagnia “Oreste Calabresi, hanno partecipato le classi quinte dell’IPSIA “F. Corridoni” di Macerata, l’ITC Gentili e il Liceo Scientifico. I ragazzi hanno avuto la possibilità di ascoltare una testimonianza toccante, una storia che ci ricorda come l’uomo deve rimanere uomo davanti alle ingiustizie e al male. Hanno anche ascoltato dalla voce del Prefetto la storia, in apertura dell’incontro, del maceratese, Giovanni Renna di Corridonia, con la consegna dell’onorificenza della Medaglia d’Onore ai familiari, medaglia riservata ai cittadini internati o deportati nei lager nazisti. Dopo la lettura di alcuni brani di Primo Levi e di un video in cui Piero Angela, anche lui con un padre tra “I Giusti tra le Nazioni”, racconta la storia di Perlasca e del terribile periodo storico. L’intervento poi di Franco Perlasca è iniziato ricordando che “I 45 anni di silenzio di Giorgio Perlasca, dopo il suo ritorno in Italia da Budapest, sono una storia bella quanto la prima” La storia di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un Uomo Giusto che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, trattando con i nazisti per salvare le loro vite mettendo in serio pericolo la sua vita. Tornato in Italia dopo la guerra, Perlasca non ha racconto la sua storia a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere. La sua storia sarebbe andata persa se non fosse per due donne ebree ungheresi, da lui salvate dai lager che sempre lo avevano avuto nel cuore, che hanno voluto uscire dai propri confini, dopo la caduta del muro di Berlino e della cortina che divideva l’Europa, per cercare quel console spagnolo Jorge Perlasca che si era preso cura di loro, in quelle case sotto “protezione diplomatica spagnola” organizzate da Perlasca, in cui vivevano 5200 persone ebree, nessuna delle quali è caduta in mano nazista grazie a lui. Una storia, profonda e significativa, un esempio e un monito per tutti in momenti bui dell’umanità. Ora Il suo nome è a Gerusalemme tra i Giusti delle Nazioni e un albero in suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dell’Yad Vashem. Sono 27.000 in tutto il mondo, i Giusti riconosciuti da questo “Tribunale del bene” e 700 sono italiani. Ha detto la nuora Luciana Amadio “Giorgio Perlasca riteneva giusto che i giovani sapessero “Vorrei che i giovani s’interessassero a questa mia storia – diceva – non per conoscere ciò che è successo, ma quello che potrebbe succedere ancora e opporsi a cose del genere”. Mio suocero non ha solo fatto avere un documento/lasciapassare a quella gente. Si è preso cura di loro, provava empatia, provava lo stesso loro dolore, perché se vediamo nell’altro noi stessi non possiamo girarci dall’altra parte e far finta di non vedere”. Una bella lezione differita che ci ricorda ancora una volta di quanto male l’uomo è capace di infliggere ma anche di quanto grande sia il Bene che può donare.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright La-Notizia.net