Parte dal Comune di Valle Castellana, ma abbraccia tutto l’Abruzzo, il grido d’allarme sui problemi che attanagliano il settore degli allevamenti zootecnici. “Il latte ha ormai un prezzo ridicolo, per non parlare poi dell’importo pagato dai commercianti di agnelli per le carni prodotte dalle grandi aziende. Tutto questo fa sì che gli incassi derivanti dalla vendita di questi prodotti non permettano di coprire neanche il 50% delle spese sostenute dagli allevatori per produrre tali beni” sottolinea l’Assessore all’Agricoltura, alla Pastorizia, alla Foresta e gli Usi Civici di Valle Castellana, Battista Caterini. “Per questo motivo il sostegno proveniente dai contributi dei Titoli Pac diventa di vitale importanza per la sopravvivenza delle piccole imprese agricole-zootecniche, non solo quelle di Valle Castellana. Chiediamo quindi alle istituzioni che nella prossima programmazione PAC 2021-2027 vengano introdotti alcuni punti fermi con l’obiettivo di tutelare chi veramente vive e fa vivere l’agricoltura, soprattutto nelle aree montane e più svantaggiate come la nostra”.
Secondo l’Assessore Caterini infatti i titoli PAC devono essere di valore uguale per tutti, così che nessun imprenditore, soprattutto quelli più grandi e con maggiori risorse economiche, possa specularvi sopra acquisendo “in affitto in Abruzzo le superfici a pascolo e prato pascolo” (di solito situate in montagna), avendo canoni nettamente inferiori rispetto alle superfici seminative. “Questo infatti permette a chi intende specularvi di incassare l’alto valore dei loro titoli pagando un canone di affitto dei sopra citati terreni ad un prezzo molto superiore al reale valore di mercato. Con questo meccanismo purtroppo – prosegue Caterini – il mercato degli affitti delle zone montane è passato in pochissimo tempo dai 30-40 euro per ettaro che gli allevatori nostrani pagavano in passato fino a prezzi fino a tre-quattro volte superiori che mettono i nostri operatori fuori gioco fino ad espellerli dal settore a vantaggio di grossi gruppi e consorzi che spesso vengono dal nord”.
Questa situazione ovviamente danneggia gli allevatori locali che hanno investito nella tutela dei pascoli e delle tradizioni del proprio territorio e che posseggono titoli dal valore più basso che non possono competere con i grandi imprenditori del settore, rischiando quindi di restarne schiacciati. “Chiediamo che le istituzioni vigilino affinchè vengano rispettati gli accordi ed i terreni siano effettivamente utilizzati per quanto dichiarato – prosegue l’Assessore di Valle Castellana – se un terreno è dichiarato “da pascolo”, e come tale riceve titoli PAC, si deve vigilare affinché venga effettivamente utilizzato per questo scopo e non soltanto sulla carta”.
Infatti in territori come i Monti della Laga, nei quali c’è una lunga tradizione legata al pascolo, alla zootecnica e alla semina di determinati prodotti, come patate e castagne, questa tradizione secolare, portata avanti sovente da generazioni, rischia di scomparire a causa di una concorrenza non del tutto corretta che arriva da fuori. “Mi chiedo quale beneficio porta alla nostra comunità un soggetto che reperisce sul mercato appezzamenti di terreno solo per chiedere il pagamento di un contributo che, e questo voglio sottolinearlo, nei principi dell’Unione Europea ha il solo scopo di mantenere il ruolo dell’agricoltura e dell’agricoltore? Come si può perorare una norma che favorisce gli speculatori rispetto a quanti lavorano per far sopravvivere un settore storico del nostro Paese? Ma soprattutto come si possono avvantaggiare imprenditori che non curano l’ambiente, non producono alimenti, non mantengono in buone condizioni i terreni e non producono né ricchezza né lavoro?”.
In tal senso l’Assessore all’Agricoltura, alla Pastorizia, alla Foresta e gli Usi Civici si dice proto a chiedere un incontro aperto a tutte le associazioni di categoria con l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, e il Ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, per esporre loro questi quesiti. “Chiederemo che il pascolamento sia basato sui giorni effettivamente pascolati per tutte le aziende; che il pagamento delle domande PAC arrivi entro l’11 novembre dell’anno di riferimento, in quanto i canoni di affitto vengono pagati entro questa data e soprattutto perché è il termine naturale dell’annata agraria, e la creazione di un ufficio AGEA che risponda in maniera diretta, comprensiva e tempestiva quando vi sono anomalie sulla domanda PAC” conclude Caterini, “I nostri allevatori attendono risposte concrete altrimenti molte aziende rischiano di chiudere i battenti, infliggendo così un nuovo duro colpo alle aree montane già duramente colpite da spopolamento e calamità naturali”.