E’ ancora polemica nella maggioranza di governo sul discorso province. Secondo il vice premier Matteo Salvini sarebbe utile ripristinarle in quanto forniscono servizi al cittadino. Di diverso avviso Di Maio, che dice no al “poltronismo”.
“L’Autonomia – scrive su Facebook – si fa, ma secondo certi criteri e senza spaccare il Paese in due. Questo non lo permetteremo. Per quanto mi riguarda le scuole pubbliche devono essere tutte uguali, così come gli ospedali. Non è che se vivi in Sicilia o in Calabria puoi essere danneggiato. Sulla salute e l’istruzione non si scherza, devono essere garantiti a tutti gli stessi diritti. Sempre. Specie se parliamo dei nostri bambini, nipoti o dei nostri nonni. E per questo controlleremo la legge riga per riga.
Detto questo, l’Autonomia è nel contratto e la porteremo a casa. Senza fare però le cose in fretta. Vista la delicatezza del tema, servono calma e testa per non fare pasticci. E soprattutto servono meno slogan”.
“Quello che non si rifarà – continua – , invece, sono le Province, ve lo assicuro. Bisogna andare avanti, non indietro. Semplificazione ed efficienza, di questo ha bisogno il Paese per crescere.
Nessuno provi ad aumentare ancora il numero delle poltrone perché noi non ci stiamo e non ci staremo. Altri 2500 nuovi incarichi politici non servono. I cittadini pagano fin troppe tasse, i servizi già gli spettano. Non inventiamoci giochini.
Sapete, è in questi casi che le differenze tra il MoVimento 5 Stelle e i partiti si fanno nitide e lampanti. Guardate i fatti: loro continuano a pensare a come piazzare i loro amici ovunque, il MoVimento invece pensa a come toglierli dalle scatole e dare spazio alla società civile.
Un esempio? La legge per togliere gli ospedali dalle mani della politica. Un altro? Il taglio degli stipendi dei parlamentari. Un altro ancora? Il salario minimo, che di stipendio aumenti quello degli italiani! Ecco dove sono le differenze tra noi e loro. È questo il vero cambiamento!”
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