martedì, Maggio 14, 2024
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E cosi Monte Cavallo “si perse l’aquila”. L’ambiente che cambia

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di Maurizio Verdenelli

“E cosi Monte Cavallo si perse l’aquila. Per due anni eravamo riusciti, con un patto segreto tra me e la popolazione di quello che e’ il piu’ piccolo comune delle Marche, a fare in modo che cio’ non accadesse. Nessuno, cioe’, avrebbe parlato di quel piccolo ed insieme grande ‘miracolo’ ambientalistico. Un’ aquila era venuta a nidificare sugli scogli neri del rilievo alla cui ombra si staglia il paese.E che ora sono il piedistallo suggestivo di un grande Cristo in ferro, posto subito dopo il terremoto del ’97.
Per 24/25 mesi il segreto resse, poi la notizia dilago’: un’aquila a Monte Cavallo. Un piccolo ma agguerrito ‘esercito’ di ecologisti ‘armato’ di binocolo si posiziono’ a corona intorno al nido della ‘regina’ delle vette. Che in breve si accorse di essere stata avvistata. E presto  volo’ via con il suo piccolo. Me li ricordo, gli ‘avvistatori’ contriti, a dirmi allora: ‘Ci dispiace ma noi eravamo a grande distanza…’. Ed io: ‘ Ma quale distanza di sicurezza per l’aquila che riesce a vedere con nitidezza tutto cio’ che la circonda per oltre due km ?! Ora a ricordare quel nido vuoto c’e’ nel nome un ristorante famoso in tutte le Marche che tiene vivo ancora il paese dove sono rimasti pochi abitanti dopo il terremoto del 2016/17″.
Parole e ricordi di Giorgio Bartoli, per 40 anni ‘guardiacaccia’ di Camerino e del suo territorio. L’occasione e’ una cena a Morrovalle da Paolo Capinera, produttore di vini eccellenti. L’ambiente e’ ideale per parlare di Natura, fuori s’intravvede l’Adriatico e sul fronte opposto i Sibillini. Nel suo interno, il salotto della sede della Cantina e’ dominato da un camino sulla cui parete e’ collocato un documento storico del giornalismo: una pergamena con le firme dei cronisti romani (tra queste quella di Leonida Bissolati) per omaggiare Giovacchino Lega, amico della famiglia Capinera, uno dei ‘patres’ de Il Messaggero fondato nel 1878.
E’ anche l’occasione di parlare, con Bartoli, di ambiente alla luce e sopratutto al freddo di maggio. “E’ dal costante cambiamento climatico piu’ che da episodici incidenti (il riferimento e’ al caso Orim ndr) che nasce la vera paura del disastro ambientale anche se la provincia di Macerata gode ancora di una situazione che al momento non allarma eccessivamente” mi aveva detto nei giorni scorsi il direttore dell’Arpam, dottor Tristano Leoni.
Tuttavia una potente cartina da tornasole e’ la presenza degli animali. Quelli di terra che si spingono sempre piu’ vicino alle citta’ abbandonando le zone interne rese sempre piu’ deserte dal post sisma, e quelli di aria.
I cinghiali sono ormai una vera e propria emergenza ormai anche oer Tolentino al cui sindaco Giuseppe Pezzanesi, allora assessore provinciale (giunta Capponi) si deve un piano organico per far fronte alla proliferazione dei cinghiali, pericolosi per gli uomini ed altamente nocivi per le colture.
” Non solo i cinghiali, ma pure lupi. Ne abbiamo avvistati due a Boschetto Ricci (Sforzacosta) con estrema chiarezza, durante una battuta di caccia recentissima” dice Nazareno Valori, figlio dello psichiatra Francesco e nipote dell’indimenticato avv. Domenico Valori. I lupi, presenti da tempo in almeno due branchi a Colfiorito, sono stati avvistati in tempi recenti a Muccia dal personale della soc. Quadrilatero nei vari cantieri dell’allora costruenda superstrada Valdichienti e lo scorso anno in contrada Vergini a Macerata.
“Tuttavia a dirci che qualcosa di profondo nel nostro ambiente e’ murati e’ il sovraffollamento del cielo sopra Macerata e su tutta la sua provincia” dicono ad una voce Bartoli e Valori. ” Un exploit, quasi, di beccacce, palombacce, colombacce e di altre specie migratorie che una volta raggiungevano l’ Africa. Ora non piu’. Non c’e’ alcun bisogno: il calore del Continente Nero lo trovano gia’ da noi senza percorrere in volo migliaia e migliaia di chilometri in piu’. E si fermano mentre altri uccelli in cerca di temperature meno arroventate non si trovano piu’ da noi: in Serbia hanno il freddo che cercano e che una volta era presente nel nostro territorio marchigiano”.
Un mondo che cambia con la necessita’ di proteggere un ecosistema delicato come l’ Alto Maceratese. “Bene il parco dei Sibillini – afferma l’ex guardiacaccia certo d’aver potuto fare il mestiere piu’ bello del mondo- tuttavia la montagna era ancor prima e forse di piu’ al di la’ di leggi e regolamenti, sentita come ‘propria’ e dunque protetta dai residenti. Che ora mancano. Da parte mia ho agito come paterfamilias, controllando senza inutili severita’. Multe senz’altro quando necessarie. I montanari si preoccupavano molto e chiedevano ‘clemenza’, senz’altro piu’ sprezzanti gli abitanti delle pianure. Un mondo comunque che va sparendo e per comprenderlo puo’ bastare il freddo invernale nel maggio che Giacomo Leopardi definiva ‘odoroso’. Gia’, ma i fiori sono ora distrutti da grandine e temperature fuori stagione e non emanano profumi come in un frigidaire”.
(Nella foto Giorgio Bartoli, Maurizio Verdenelli, Nazareno Valori, Luciano Magnalbo’).
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