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Il film consigliato stasera in TV: “TROY” mercoledì 5 giugno 2019

Il film consigliato stasera in TV: “TROY” mercoledì 5 giugno 2019 alle 21:25 su RETE 4

 

Troy è un film colossal epico del 2004 diretto da Wolfgang Petersen, liberamente basato sul poema Iliade di Omero. Narra il rapimento di Elena, la guerra di Troia e soprattutto il mito di Achille.

«L’uomo è ossessionato dalla dimensione dell’eternità e per questo si chiede: “Le mie azioni riecheggieranno nei secoli a venire?” Gli altri, in gran parte, sentono pronunciare i nostri nomi quando siamo già morti da tempo e si chiedono chi siamo stati, con quanto valore ci siamo battuti, con quanto ardore abbiamo amato.»
(Incipit/Ulisse)

Circa nel 1200 a.C., Agamennone è re di tutte le città-stato della Grecia. Solo la potente città di Troia, conosciuta per le sue potenti mura difensive erette dagli dei, è rimasta inviolata.

Il film incomincia con una lotta fra l’esercito di Micene guidato da Agamennone e l’esercito della Tessaglia guidato da Triopa, schierati l’uno contro l’altro in una piana. Per risparmiare la vita dei propri uomini, i due re mettono in campo rispettivamente i loro migliori guerrieri. Contro l’enorme campione della Tessaglia Boagrius (un vero gigante dal volto segnato da cicatrici), Agamennone schiera Achille, sovrano di Ftia e capo dei mirmìdoni, che vince con grande facilità. Palese è comunque l’insofferenza che Achille manifesta verso Agamennone, a causa della sua posizione di subalterno al re greco, disobbedendogli spesso ed eseguendo di mala voglia i suoi ordini. Intanto una delegazione di Troiani, guidata dai due figli del re Priamo, Ettore eParide, si trova a Sparta per stipulare una ferrea promessa di pace tra le due superpotenze con il re Menelao, fratello di Agamennone. Durante la loro permanenza, nasce l’appassionata relazione tra il giovane principe Paride edElena, moglie di Menelao.

Nel corso del viaggio di ritorno, Paride rivela al fratello di aver portato con sé Elena, incontrando la sua ira e disapprovazione: Agamennone e Menelao infatti utilizzeranno la scomparsa di Elena come pretesto per muovere guerra a Troia: erano anni che Agamennone, bramoso di potere, desiderava quest’occasione per prendere il potere sulla città. Ciò nonostante, la giovane regina spartana viene accolta con grande affetto nella città, le cui mura si presume resistano a qualunque assalto perché edificate dagli dei Poseidone eApollo. Come previsto, Agamennone comincia a radunare l’esercito contro Troia, ma Achille si rifiuta di scendere in guerra. Il re manda così Ulisse, re di Itaca e il più scaltro dei greci, a reclutare Achille a Ftia. Questi è riluttante a sottomettersi al comando di Agamennone, stante i loro cattivi rapporti, e Ulisse prova a irretire il cugino di Achille, Patroclo, narrandogli delle meraviglie e delle ricchezze della guerra, sapendo che Achille non lo avrebbe mai lasciato andare da solo. Ancora indeciso, Achille viene avvertito dalla madre, la dea Teti: lui può scegliere se vivere a lungo restando in patria vivendo una vita felice, ma venendo presto dimenticato dopo la morte, o se andare a cercare la gloria a Troia e morirvi dopo averla trovata. Stimolato dalla possibilità di avere gloria eterna, Achille sceglie la seconda opzione e con 50mirmìdoni, tra cui Eudoro, il suo alleato più fedele, si imbarca alla volta di Troia, assieme a una flotta di oltre mille navi greche.

Achille e i suoi guerrieri svolgeranno un ruolo cruciale nell’assalto a Troia, sebbene contrastati dall’esercito dei troiani comandato da Ettore, il più valoroso del suo popolo.

Senza attendere il resto della flotta, Achille e i suoi mirmidoni sbarcano sulla spiaggia di Troia e dopo una dura lotta hanno la meglio sui nemici, raggiungendo il tempio di Apollo, dove uccidono tutti i sacerdoti: per manifestare il suo supremo sprezzo nei confronti del fato, alla domanda di Eudoro, che gli chiede se la loro azione non sia stata blasfema, il Pelide (così è soprannominato Achille dato che è figlio di Peleo) decapita con la spada la statua d’oro di Apollo. All’avvicinarsi di un gruppo di cavalieri guidati da Ettore, il principale difensore di Troia, Achille, per dimostrare la sua potenza e capacità sovrumana, scaglia da grandissima distanza una picca contro Tettone, compagno dell’eroe troiano, riuscendo grazie alla tecnica, potenza e mira incredibile a centrarlo sul collo e buttarlo giù da cavallo. Ettore, quasi incredulo di quanto Achille sia riuscito a fare, continua ad avanzare cercando di colpire il guerriero greco con la sua picca, ma il Piè Veloce (altro epiteto di Achille) riesce a schivarla spostandosi rapidamente, mostrando un sorriso quasi beffardo nei confronti dell’eroe troiano. Ettore, insieme con i suoi guerrieri, insegue l’acheo all’interno del tempio. Al termine di una furiosa battaglia in cui Achille vede Ettore battersi con grande valore, l’eroe greco gli intima di andarsene in quanto è troppo presto perché muoiano i principi; dalla faccia di Achille s’intravede l’ammirazione che ha per Ettore in quanto fortissimo guerriero e uomo buono. Ettore se ne va, mentre Achille viene raggiunto dagli altri greci, tra cui Aiace Telamonio, Menelao, Ulisse e Agamennone, felici della vittoria che ha permesso la facile conquista in un sol giorno della spiaggia troiana.

Al tempio di Apollo, Achille ha fatto schiava Briseide, nota sacerdotessa di Apollo e cugina dei principi Ettore e Paride. Costei si ribella ad Achille, che però si comporta in maniera molto gentile nei suoi riguardi in quanto è fortemente attratto dal coraggio e dal carattere ribelle della giovane donna: poi, tra i due comincia a nascere una reciproca considerazione per poi innamorarsi seriamente. Venutone a conoscenza, Agamennone reclama Briseide per sé ed è solo grazie all’intervento della stessa schiava che Achille non uccide il re: furioso, il guerriero si rifiuta di combattere finché lei non gli verrà restituita, ma Agamennone non cede.

Il giorno dopo i greci si preparano ad attaccare le mura di Troia, convinti di poter sfondare le difese nemiche, ma Paride fa una proposta agli avversari: invece di lanciarsi in una battaglia sanguinosa, che costerebbe centinaia di vite, il possesso di Elena verrà deciso da un duello all’ultimo sangue tra lui e Menelao. Agamennone non è contento di questa soluzione perché per lui significa tornare a casa a mani vuote, ma il fratello, sottovoce, lo convince a lasciare che la contesa abbia luogo per poi attaccare Troia una volta che lui si sia vendicato di Paride. Lo scontro è impari: il colossale Menelao, ingiuriando Elena che osserva il duello dalle mura, sconfigge dopo poco tempo l’impacciato seppur determinato e coraggioso Paride e tenta di ucciderlo spietatamente. Ettore difende il fratello e, dopo aver rifiutato di abbandonarlo tra le grinfie del crudele nemico, lo salva trafiggendo con la spada il fegato di Menelao, uccidendolo e rompendo così il patto.

A quel punto Agamennone ordina l’attacco e mentre i greci si avvicinano alle mura Ettore porta Paride ferito in salvo dentro la città. I troiani resistono saldamente all’urto, mentre Ulisse è il primo a rendersi conto che i greci sono troppo vicini agli arcieri sulle mura, ma ormai è troppo tardi. La battaglia è dura e sanguinosa, i troiani infliggono dure perdite e cadono molti greci. L’unico che semina morte tra le file troiane è Aiace, il quale viene fronteggiato da Ettore. Aiace sbalza dal cavallo il principe troiano con lo scudo, e sembra avere il sopravvento. Il greco è più forte, ma Ettore riesce con scaltrezza a ucciderlo infilzandolo prima con una lancia e poi con una spada. Morto Aiace la battaglia piega inesorabilmente a favore dei troiani, che con l’ausilio degli arcieri sulle mura fanno strage dei soldati greci in prima linea. Ulisse preoccupato sale sul carro di Agamennone, che continua a incitare gli uomini, consigliando di ritirarsi, e facendo notare che se il combattimento continuasse non avrebbe più un esercito, date le numerose perdite subite dai greci fino a quel momento. Agamennone, seppur restio, dà l’ordine di ritirata, i greci retrocedono caoticamente finché la ritirata non diventa una rotta totale. I troiani inseguono l’esercito greco per tutta la piana di Troia, finché non si giunge nelle vicinanze del campo a protezione delle navi, dove gli arcieri greci, dalle retrovie, proteggono la ritirata. Ettore, non volendo rischiare un assalto diretto al campo greco ferma l’avanzata, decretando finalmente la fine della battaglia e la completa vittoria troiana. Terminato il combattimento, ognuno dispone dei propri morti secondo le usanze, per tutta la notte.

Frattanto Achille viene a sapere che Agamennone ha consegnato Briseide ai soldati della truppa, perché si riprendano dalla giornata fallimentare. Achille arriva proprio mentre uno di loro sta per marchiarla con un tizzone rovente: glielo strappa di mano e glielo conficca nel collo, colpendo con il manico l’altro complice. Poi conduce la giovane sacerdotessa troiana all’interno della sua tenda. Tra Achille e Briseide nasce un profondo discorso che mette a nudo tante verità dell’eroe greco, svelando che lui non ha scelto di fare il guerriero, ma è la sua natura a fargli fare tutto ciò, a spingerlo involontariamente a fare questa vita sanguinosa. Pian piano tra i due scoppia la passione, che viene consumata quella stessa notte nella tenda. Achille intende andarsene il giorno dopo, abbandonando l’inutile conflitto insieme con i suoi mirmidoni e la sua amata Briseide.

I troiani nel frattempo decidono di contrattaccare i greci per cacciarli via anche dalla spiaggia, affinché se ne liberino una volta per tutte. La battaglia ha inizio con il lancio di frecce incendiarie sulle dune della spiaggia: quella che sembra ai greci un’azione senza senso diventa chiara poco dopo, quando vengono lanciate dai versanti balle di fieno e sostanze incendiarie che, una volta passate sopra le frecce ancora accese, piombano come meteore nell’accampamento avversario. Ettore ordina di attaccare e i troiani irrompono, Ulisse guida la resistenza con i suoi Itachesi. Durante la battaglia, lo spirito dei greci viene rinfrancato dalla vista di Achille, finalmente ritornato a combattere con indosso la sua armatura. Ettore uccide alcuni achei e Achille fa scempio di molti soldati del principe troiano fino a che Ettore, dopo un rapido duello, lo sgozza. Achille cade a terra e, mentre tutti restano stupiti della facilità con cui il Piè Veloce è morto, Ettore procede a togliergli l’elmo, ma scopre con stupore che non si tratta di Achille; infatti era Patroclo, il cugino dell’eroe acheo. Egli fino a quel momento aveva avuto il diniego del parente di prendere le armi ma, dato che le sorti dei greci erano tragiche, Patroclo aveva deciso di disobbedire al cugino indossando le sue armi per infondere coraggio tra i Mirmidoni. Dopo avergli dato il colpo di grazia per non farlo soffrire, Ettore e Ulisse ordinano di sospendere la battaglia. Ulisse rivela a Ettore che il ragazzo ucciso è il cugino di Achille: allora il troiano comprende con dolore che ormai la sua vita sta per terminare, dal momento in cui il Pelide verrà a sapere della morte del parente.

La sera, Ettore dà un ultimo abbraccio al figlio neonato Astianatte e alla moglie Andromaca, alla quale indica una via di fuga sicura, in caso Troia cadesse. Achille, furibondo, arriva sotto le mura di Troia, urlando a Ettore di venire fuori a combattere. Il principe potrebbe tranquillamente non sfidare Achille e salvarsi, ma decide per onore e orgoglio di affrontarlo. Così egli si congeda dal padre e dal fratello, saluta l’amata moglie e il figlio ed esce dalle mura. Ne segue uno scontro tremendo in cui entrambi i guerrieri danno sfoggio della loro grandissima abilità di combattenti, ma Achille, come risaputo, è invincibile e pare impossibile anche solo da ferire. Infatti dopo diversi colpi Ettore è ormai sfinito mentre Achille non mostra nessun cenno di stanchezza e continua a colpire, finché poco dopo l’eroe troiano viene ferito gravemente, vicino al polmone sinistro, e cade a terra in ginocchio. Achille, ancora fuori di sé per il dolore della perdita del cugino, lo finisce colpendolo con la spada allo sterno, lo lega per i piedi dietro al suo carro e lo trascina nella polvere al piccolo trotto sotto gli occhi addolorati di Priamo, Ecuba, Andromaca, Paride, Elena e di tutto il suo popolo. Il corpo straziato di Ettore viene portato nel campo greco, dinanzi alla tenda del giovane guerriero. Durante la notte nella tenda di Achille arriva il re Priamo, che, baciandogli le mani, gli supplica di ridargli il figlio morto perché possa dargli esequie adatte. Commosso dal coraggio e dalle suppliche del re e soprattutto dal caro ricordo del padre Peleo che Priamo gli infonde dolcemente nella mente, il Pelide acconsente a restituire il corpo. Mentre è concentrato nell’opera di avvolgere in coperte il corpo martoriato di Ettore affinché Priamo non soffra a vederne le condizioni, il soldato sussurra in lacrime al cadavere:

«Ci rivedremo presto, fratello…»

Con queste parole si comprende che Achille ormai è cosciente di ciò che lo aspetta, ma non dimostra grande tristezza in quanto solo la morte gli darà finalmente la pace, unico modo per porre fine alla sua grande forza che negli anni gli ha dato solo spargimenti di sangue. Dopo aver consegnato il corpo a Priamo, Achille concede 12 giorni di onoranze funebri durante i quali, garantisce, l’esercito acheo non attaccherà Troia. Poco dopo decide di far rientrare Briseide in città con lo zio, in quanto il suo destino è già segnato. A questo punto il Pelide ordina ai soldati di rientrare a casa. Il fido alleato Eudoro gli chiede perché non rientra con loro, e l’eroe risponde che lui ha la sua guerra da terminare: è intuibile che si tratti della battaglia contro Troia, ma nel profondo si riferisce alla guerra contro sé stesso e al suo triste destino.

Intanto, mentre vede un soldato che intaglia un piccolo cavallo di legno destinato al proprio figlio, Ulisse ha un’idea. Dopo 12 giorni la spiaggia antistante Troia è deserta, tranne che per alcuni greci apparentemente morti di peste e per un enormecavallo di legno. I troiani sostengono che gli appestati siano morti per aver dissacrato Apollo e che il cavallo sia un’offerta dei greci a Poseidone per propiziarsi un ritorno sicuro a casa.

I troiani, nonostante le obiezioni di Paride e di molti nobili, lo portano dentro le mura, ignari che si tratta di una trappola in quanto nel cavallo sono nascosti alcuni soldati greci; la flotta invece non è andata via, ma si è nascosta in un’insenatura. Un cavaliere troiano la vede e, capito l’inganno, vorrebbe dare l’allarme, ma viene freddato da tre frecce.

Durante la notte, i greci escono dal cavallo, uccidono le sentinelle e aprono il portone ai soldati sbarcati nel frattempo: Troia viene data alle fiamme. Achille ha una sola missione, cioè salvare la sua amata Briseide. Infatti corre per la città in fiamme, alla ricerca della ragazza.

Nell’infuriare della battaglia, i troiani, alimentati dall’alcool e dalla disperazione lottano ferocemente, combattono strada per strada, ma ormai è troppo tardi. Ulisse uccide il capo delle guardie di palazzo Glauco, il vecchio Priamo viene trafitto a tradimento da una lancia dall’arrogante e superbo Agamennone, mentre alcuni troiani (tra cui Elena e Andromaca) scappano attraverso il passaggio segreto, che conduce al monte Ida, al sicuro dalla pianura troiana saccheggiata. A uno di loro, il giovane Enea, viene data la spada dei re di Troia, usata senza successo da Paride contro Menelao, con il compito di ricostruire la loro patria perduta.

Purtroppo Briseide viene trovata prima da Agamennone, che vuole portarla con lui a Micene e renderla sua schiava, ma con grande coraggio lei lo uccide, pugnalandolo al collo con un coltello nascosto nella manica. Due greci, osservata la scena, intervengono ma, prima che possano ucciderla, interviene Achille, che sgozza il primo e trafigge al petto il secondo, liberandola. Mentre i due amanti sono di nuovo insieme, Paride, pensando di vedere la cugina in pericolo e spinto dalla volontà di vendicare Ettore, afferra una freccia, la tende nell’arco e la scaglia contro Achille colpendolo al tallone sinistro. Achille urla di dolore e si dirige furibondo verso Paride: questi però gli bersaglia velocemente il petto scagliandogli altre frecce. Achille, moribondo, levandosi tali frecce, saluta la sua amata in lacrime tra le sue braccia dicendole che grazie a lei ha trovato la pace e la liberazione da una vita di guerra. Briseide scappa così con il cugino attraverso il passaggio segreto sicuro ed essi si salvano. In seguito arrivano alcuni soldati greci che, alla vista dell’invincibile Achille a terra morto, e con quell’unica freccia rimastagli infilzata nel tallone, restano sorpresi che qualcuno sia riuscito veramente a ucciderlo.

Troia è caduta come colonia greca del nuovo re di Micene e, il mattino dopo, un’alta pira viene eretta per Achille lá dove venne eretta per Ettore, con Ulisse meditabondo che prepara il suo corpo per la cremazione e gli sussurra un’ultima frase:

«Trova la tua pace, fratello.»

Mentre il fuoco brucia il cadavere di Achille, si sente ancora una volta la voce di Ulisse:

«Se mai si racconterà la mia storia, si dica che ho camminato coi giganti. Gli uomini sorgono e cadono come grano invernale, ma questi nomi non periranno mai. Si dica che ho vissuto al tempo di Ettore, domatore di cavalli. Si dica che ho vissuto al tempo di Achille

Regia di Wofgang Petersen

Con Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom, Diane Kruger Sean Bean

Fonte: WIKIPEDIA