giovedì, Marzo 28, 2024
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Ospedale di primo livello a Sulmona? Nardella: “Con il carcere di massima sicurezza è una priorità”

SULMONA – “Quando si va alla ricerca di criteri per stabilire se un ospedale debba avere determinati connotati non si può non tener conto della presenza all’interno di un territorio già di per sé abbisognante di un ospedale di primo livello della presenza di un Istituto di pena tra i più importanti d’Italia ed in procinto di divenire, nel momento in cui sarà inaugurato il nuovo padiglione (metà 2020 probabilmente) uno tra i più potenti d’Europa”.

A dirlo è il Segretario Generale Territoriale UIL PA Polizia Penitenziaria e componente confederale della UIL CST Adriatica Gran Sasso Mauro Nardella. 

“Sono circa 1200 ogni anno  – spiega – le visite di detenuti appartenenti a cosa nostra, alla ‘ndrangheta, alla sacra corona unita, alla camorra, alla stidda, alla mafia foggiana e a mafie estere ( 180 dei quali ergastolani o pluriergastolani con isolamento diurno) custoditi all’interno della Casa di Reclusione di Sulmona che vengono effettuate nei nosocomi dell’ASL Aquilana.

Spesso, proprio in mancanza di importanti unità operative nell’attuale assetto organizzativo dell’ospedale peligno, si è obbligati ad andare in territorio extraprovinciale. Ciò comporta un dispendio oltre che conseguente aggravio di energie fisiche, economiche e psicologiche non indifferenti se si pensa al fatto che dietro una traduzione di un detenuto di tale portata vi è una macchina organizzativa estremamente complessa.”

E aggiunge: “L’assenza di un importante presidio ospedaliero in un territorio nel quale insiste la presenza di un carcere di massima sicurezza e che al suo interno vede ristretti 500 tra i più potenti mafiosi in procinto di raggiungere la soglia dei 700 e tutti di elevata caratura criminale non può e non deve passare inosservata. Il costo economico ed in termini di messa in sicurezza degli uomini dedicati alle scorte( e non solo) dovrebbe( e non poco) far pensare sulla necessità che si ha di poter contare su un ospedale che riduca al minimo gli spostamenti extraterritoriali. Questo non può che avvenire investendo su una struttura di primo livello al cui interno sono da prevedere il maggior numero di unità operative”.

“Dell’importanza di un così strategico presidio penitenziario  – dice ancora – se ne accorse anche l’ex DG Rinaldo Tordera ( al quale va il mio personale ringraziamento) allorquando, proprio su spinta dello scrivente, si accorse dell’elevata caratura della struttura carceraria rimettendo non solo in sesto la progettazione all’interno del costruendo nuovo ospedale di un blindato repartino penitenziario ma addirittura potenziandolo con la messa a punto di non una bensì due stanze di degenza dotati di tutti gli apparati di sicurezza propri di una sede distaccata di un carcere”.

E conclude: “Non tenere conto di ciò sarebbe grave ed alquanto inopportuno. Spero che l’Assessore alla Sanità Nicoletta Verì nell’incontro che domani avrà con i sindaci abruzzesi metta in previsione quanto evidenziato. Mi auguro, quindi, che l stessa si impegni in tal senso traducendo il tutto in una rivisitazione organizzativa della sanità peligna tendente a soddisfare anche l’esigenza di uomini dello Stato, quali sono i poliziotti penitenziari, che nella garanzia della messa in sicurezza dei presidi interessati da traduzioni di detenuti non possono e non devono essere lasciati soli”.

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