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La preghiera del santo re

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Come Baldovino del Belgio trasse a Loreto la forza per non ratificare la legge sull’aborto. L’incontro con il rettore della Santa Casa, P. Stanislao Santachiara

di Maurizio Verdenelli

La preghiera del santo re. Ai piedi della Madonna Nera di Loreto che gli diede la forza per non ratificare la legge sull’aborto. E se non riusci’ a fermarla, Baldovino del Belgio non la firmo’. Non venendo meno alla propria fede.
E’ una storia che nasce nel ‘cuore’ della Casa di Nazareth dove papa Francesco, il 25 marzo scorso, ha celebrato messa a distanza di 160 anni da papa Mastai Ferretti. In quello stesso grande luogo di culto sacro alla Famiglia, 29 anni fa una coppia reale confermo’ i propri voti e non venne meno al suo credo a prezzo pure della corona. “Baldovino e’ stato il grande custode dei diritti della coscienza umana”.

Cosi’ il 7 giugno 1995, san Giovanni Paolo aprì la causa di beatificazione per il re del Belgio. Baldovino era morto sessantatreenne due anni prima (31 luglio) a Motril in Spagna: aveva regnato per 42 anni, ininterrottamente eccetto che dal 3 al 5 aprile 1990. L’amatissima sposa, la regina Fabiola, di nobili origini spagnole (nata contessa Nira y Aragon) gli sarebbe sopravvissuta 11 anni.
‘Baldovino e Fabiola giunsero da Bruxelles a Loreto in una mattina di fine gennaio del ’90 a bordo di una Mercedes blue. In perfetto incognito. Con loro soltanto l’autista. Non era certo una visita di Stato, la loro, ma di fede. Una fede profonda quella che aveva mosso la coppia piu’ celebre del mondo fino alla Santa Casa. Un viaggio notturno nell’ auto che custodiva i loro abiti nuziali. Ad accoglierli mio zio, padre Stanislao Santachiara, fa San Severino Marche (Mc) nato a Santa Fe’ in Argentina dove i genitori erano emigrati dalle Marche” racconta il maceratese Giovanni Santachiara.

Che spiega: “Padre Stanislao mi aveva confidato questa sua grande esperienza tenendomi al segreto. Ma la recente visita del Papa a Loreto e’ stata per me un’illuminazione ed una chiara indicazione a dover rivelare questa storia ‘familiare’ avvenuta nel suo contesto piu’ proprio: la Casa della Sacra Famiglia”.
“Di quei due eccezionali ‘pellegrini’ che si presentavano alla Madonna lauretana, rinnovando il loro amore di sposi, nulla sapeva l’autorevole delegato pontificio, monsignor Pasquale Macchi, gia segretario di Paolo Vl. Lo aveva espressamente chiesto il re a padre Stanislao, allora rettore del santuario. Lo era stato dal ’55 al ’61, e lo sarebbe stato per un altro anno ancora (dall’85).

In perfetta solitudine ed in silenzio, maruto e miglie s’immersero per molte ore nella preghiera inginocchiati davanti alla Madonna. Nel loro amore dal quale non era nato il figlio agognato, e nella fede in Nostra Signora di Loreto, il monarca del Belgio, figlio di Leopoldo (eroe della resistenza anti-nazista) e fratello di Maria Jose’, chiedeva la forza per opporsi alla legge di liberalizzazione dell’aborto che il parlamento si apprestava a legalizzare. Per lui un insormontabile problema di coscienza. Anzi, doppio. Disse a padre Stanislao:”Avrei voluto essere padre e dovrei firmare una legge che interrompe la vita che si fa strada, sono la guida del mio Paese e dovrei indicargli proprio questo orizzonte. Non credo che lo farò. E nelle mani di Maria oggi io e mia moglie poniamo i nostri destini, chiedendo anche e sopratutto il coraggio e la forza per sostenere questa prova”.

Il frate e il regnante s’intesero perfettanente parlando inglese che il cappuccino parlava bene avendo preso gli ordini sacerdotali proprio in Inghilterra dov’era stato inviato dai superiori. La Provvidenza tesseva gia’ il proprio celeste ordito.
Baldovino, Fabiola e l’autista rimasero a mensa con lo stesso padre Stanislao e i cappuccini, prima di ripartire per Bruxelles. Qualche tempo dopo, il re avendo preso la decisione di non ratificare la legge, scrisse al premier Wilfried Martens: “So che agendo Cosi non scelgo una strada facile e che rischio di non essere capito da un buon numero di concittadini. Ma e’ la sola via che in coscienza posso percorrere”. Il Belgio rispettava la sua profonda fede cattolica per rinunciare al suo re.

Allora il parlamento variamente interpretando l’art.93 della Costituzione, ne decreto’ dal 3 al 5 aprile 1990 la temporanea “impossibilita’ a regnare”. La legge sull’aborto fu votata il 4 aprile. L’Uomo di fede non era sceso a patti con la propria coscienza ed ancora nella luce della Madonna lauretana, un papa che n’era devotissimo, Karol Wojtyla, 5 anni piu tardi ne indicava il cammino verso gli altari.

Confido’ padre Stanislao al nipote Giovanni: “La presenza, la fede di re Baldovino mi commossero eccezionalmente. Per me fu un segno: fu allora che raggiunsi del tutto il mio percorso religioso, mi ‘convertii’ totalmente”. E pensare che padre Santachiara era gia’ considerato un ‘santo’ frate. Nell’ordine dei cappuccini era stato quattro volte superiore provinciale e dal 73 al 76 presidente della conferenza dei Superiori provinciali d’Italia. Due lauree e penitenziere a Loreto dei pellegrini di lingua inglese, direttore della Custodia di Bahia (Brasile) e dell’ Istituto superiore marchigiano di Scienze religiose. E fu una firma appassionata ed autorevole dell’house organi lauretano: Il Messaggio della Santa Casa.

Padre Stanislao mori l’11 aprile 2002 all’ospedale di Camerino, nel monastero di Renacavata, vive ancora il suo assistente.
“E pensare che mio zio, tornato a 5 anni dall’Argentina con la famiglia – ricorda la nipote Carla Mancini- non si sentiva portato per la vita da cappuccino. In convento, a Cingoli, l’aveva affidato il padre, ad 11 anni. Tuttavia ebbe una grave malattia di li’ a poco e il genitore era venuto per riprenderlo in famiglia. Ma il giovanissimo Stanislao senti’ qualcosa dentro, che lo tratteneva. E non volle lasciarlo. E divento’ un modello di virtù francescane…c’e’ una foto che lo ritrae a dorso di un mulo, era facile vederlo a piedi nudi in inverno e rifiutava sempre aiuti da parte dal padre un po’ rattristato da quelle sue estrdme restrizioni”.
“Eppure anche un uomo cosi’ ricevette da re Baldovino l’esempio del perfetto cristiano” dice Giovanni Santachiara, che con il cugino Renato Zero (il celebre cantante ha origini settempedane) divide l’indiretta parentela con padre Stanislao, che nel 92 come sindacalista Cisl ebbe notorieta’ internazionale avendo per primo denunciato il caso delle operaie costrette a licenziarsi in caso di maternita’, s’interroga sul perche’ lo zio avesse scelto proprio lui per confidare quel pezzo di storia tra fede e ragion di stato. “Ci ho pensato spesso, ma poi ho pensato di ricordarlo quando, dopo la visita del pontefice, a Loreto nessuno mostrava di ricordarlo piu’…padre Stanislao chi?”.
Era giunto il momento perche’ una vicenda così alta fosse alfine rivelata e superato il riserbo richiesto dal santo frate. La Provvidenza, si sa, ha i suoi piani segreti, infallibili.

(In foto: re Baldovino e Fabiola del Belgio, Padre Santachiara con papa Wojtyla e mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, Padre Stanislao a dorso di un mulo. Le ultime due sono state donate da una nipote di Padre Stanislao Santachiara)

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