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Elezioni in Svizzera, chi vince e chi arretra

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Svizzera: nel weekend appena trascorso si sono tenute le elezioni della camera bassa e della camera alta (a cui seguirà un ballottaggio). Il quadro che ne esce è tutto sommato in linea con quanto emerso dalle recenti consultazioni negli altri Paesi europei.

La Svizzera, come gran parte delle repubbliche del vecchio continente, è provvista di due camere. Una “Camera Bassa”, il Consiglio Nazionale che richiama un po’ a quella che è la nostra Camera dei deputati o alla Camera dei Comuni del Regno Unito; l’altra, la “Camera Alta” detta anche Consiglio di Stati, che ricalca il nostro Senato o la Camera dei Lord sempre oltre-Manica.

Esse sono dotate di due sistemi elettorali leggermente differenti, con un ballottaggio che riguarda solamente il Consiglio di Stati e che si terrà l’11 dicembre.

Sono invece stati assegnati i duecento seggi del Consiglio Nazionale dove il primo partito, con il 25,6% dei voti è l’UDC, partito di centrodestra sovranista ed euroscettico che alle ultime elezioni federali del 2015 aveva ottenuto un risultato che si aggirava intorno al 30%. La sorpresa di questa tornata elettorale sono stati i due partiti ambientalisti, Verdi e Verdi liberali che hanno conseguito rispettivamente il 13,2% (raddoppiando il risultato del 2015) e il 7,6% (rispetto al 4% delle precedenti elezioni). Questi due partiti, in linea con il successo green delle ultime elezioni europee (che ovviamente non hanno toccato la Svizzera in quanto Stato non appartenente all’Unione Europea, ma i cui temi hanno fatto breccia nell’opinione pubblica elvetica) hanno sfondato la soglia psicologica del 20% ed ora sono considerati un naturale polo aggregatore di domanda politica della società civile.

Questo segnale di spinta propulsiva rispetto a nuove tematiche è da leggersi positivamente, visto che come nel resto dei Paesi occidentali, anche la Svizzera risente di un calo dell’affluenza alle consultazioni elettorali. Da una prima stima la partecipazione alle urne ha riguardato circa il 46% degli aventi diritto e questo si presenta come il dato più basso degli ultimi quindici anni.

Calano tutti i partiti tradizionali, pur “reggendo il colpo”: i socialisti passano dal 18,8% al 16,5%, i liberali dal 16,4% al 15,5%, mentre i Popolari si mantengono intorno ad un invariato 12%.

Questo cambiamento degli assetti politici, che dovrebbe essere confermato dal ballottaggio di dicembre, produrrà certamente un rimescolamento delle carte anche a livello di Consiglio Federale (il Governo svizzero, ndr.), che viene eletto ogni anno dall’Assemblea Federale, composta dalle due camere in plenaria. Probabilmente i Verdi (liberali e non) avranno la possibilità di avere almeno un rappresentante su sette e verosimilmente si sposterà verso il centro l’azione governativa che negli ultimi anni ha visto la sostanziale egemonia di sovranisti e liberali in quello che era un accordo di centrodestra molto simile a quello italiano “berlusconiano”.

Andrea Zappelli

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