giovedì, Marzo 28, 2024
Home > Arte, Cultura e Spettacoli > Ovidio, “L’arte di amare”: leggiamo il LIBRO I

Ovidio, “L’arte di amare”: leggiamo il LIBRO I

ovidio

OVIDIO – L’ARTE DI AMARE. L’opera si divide in tre libri, i primi due dedicati agli uomini con la conquista della donna (la preda) e la tecnica da impiegare, mentre il terzo alle donne per come proporsi e come comportarsi. Il poema, scritto nel periodo in cui Augusto cercava di mettere un freno ai liberi costumi dei suoi cittadini con le leggi matrimoniali, costò ad Ovidio l’esilio a Tomis sul mar Nero (oggi Costanza). Traduzione e introduzione di Ortensio Celeste RL S.P.A. editore 2017 – Un libro da leggere.

LIBRO I

Proemio 1-34

L’uomo che in questa comunità  non è ancora esperto di tecniche amatorie legga qui, e poi, con l’istruzione che avrà acquisito dalla lettura di questo componimento si dia all’amore.

Con la tecnica si fa andare veloci le navi, quelle a vela quanto quelle a remi, con la tecnica acquistano leggerezza i carri, e quindi con la tecnica va guidato Amore. Automedonte e le briglie flessibili del suo carro erano una cosa sola, Tifi fu un gran timoniere a poppa della nave Argo, di me Venere ha fatto un artista nella guida delle dolcezze d’amore: di me quindi si dica che sono il Tifi e l’Automedonte d’Amore.

E’ un po’ selvaggio Amore, e spesso mi oppone resistenza, ma resta un ragazzo di età ancora duttile e disposta a farsi guidare. Chirone fece di Achille, quando costui era un ragazzo, un suonatore di cetra provetto e così con la dolcezza di quell’arte riuscì a placare un animo feroce. L’uomo che aveva tante volte terrorizzato gli amici era spaventato a morte (è opinione comune) di fronte a quel vecchio carico d’anni, alle cui sferzate – erano gli ordini di un maestro – porgeva quelle mani che un giorno avrebbe provato Ettore. Chirone era il maestro del nipote di Eaco, io sono il maestro di Amore: due ragazzi di pari fierezza, entrambi figli di una dea. Eppure anche il collo del toro sopporta il peso dell’aratro, anche un animale nobile come il cavallo consuma il freno con i denti: anche Amore cede di fronte a me , malgrado i colpi del suo arco che mi feriscono il petto e malgrado le sue fiaccole agitate contro di me. Quanto più sono profonde le ferite che Amore mi causa, quanto più brucino i suoi colpi, tanto più mi vendicherò di quanto mi ha inferto. Personalmente non sosterrò, mentendo, che tu Febo mi abbia fatto dono di un’arte: non è la voce di un uccello dell’aria che mi sollecita, non mi sono apparse in sogno Clio e le sue sorelle mentre badavo alle greggi per le tue valli, o Asca. C’è l’esperienza che ha dato impulso a quest’opera e quindi date retta a un cantore che ne sa: il mio sarà un canto veritiero e tu, madre di amore, stammi al fianco in questa impresa. Lungi da qui bende sottili, voi che siete il simbolo del pudore verginale, e anche tu, lembo della tunica, che ti allunghi fino a coprire i piedi a metà. L’oggetto del nostro canto saranno amori che non contemplano rischi, le scappatelle legittime, e nei versi che scrivo non si potrà ravvisare alcun capo di accusa.

Il piano dell’opera 35-40

Per prima cosa impegnati a ricercare l’oggetto che vuoi amare, tu che ora per la prima volta vai da soldato ad una guerra nuova per te. La seconda fatica da affrontare è riuscire a piegare la resistenza della ragazza che ti piace, la terza ottenere che questo rapporto amoroso duri per un tempo lungo. Questi sono i confini dell’area entro la quale il nostro carro lascerà le sue tracce, questa la meta la cui base esso dovrà schiacciare con la propria ruota quando verrà lanciato.

Il primo atto: la ricerca della preda; Roma ottimo luogo di caccia 41-66

Finché ti è possibile, finché puoi andare in giro a destra e a manda a briglia sciolta, scegline una cui dire “mi piaci solo tu”. Questa però non te la vedrai piombare giù dal cielo: la ragazza giusta te la devi cercare con i tuoi occhi. Chi va a caccia sa bene dove tendere le reti per catturare i cervi, sa bene in che valle se ne va grugnendo il cinghiale; chi caccia gli uccelli conosce i cespugli, chi tende la lenza sa in che acque ci sono tanti pesci: anche tu allora, che cerchi materia per amori che durino, impara quali sono i luoghi che abbondano di ragazze. E bada che per cercarle non ti chiederò di spiegare le vele al vento, né devi fare molta strada per trovarle.  Andromeda – lo ammetto – Perseo l’ha portata via dai negri Indi, e la greca Elena fu rapita da un uomo di Frigia, ma a te di ragazze Roma ne offrirà tante e di così belle da farti dire ”qui si trova tutto ciò che esiste al mondo”. Le ragazze che la tua Roma ti mette a disposizione sono tante quante sono le messi che producono i campi di Galgara, quanti i grappoli d’uva che producono i campi di Metimna, quanti sono i pesci che copre la distesa del mare, quanti gli uccelli tra le fronde degli alberi, quante le stelle nel cielo: si è stabilita nella città del proprio figlio la Venere madre di Enea. Se ti stuzzica chi è giovane di età e ancora in crescita, una fanciulla autentica ti verrà dinnanzi agli occhi; se hai voglia di una ormai donna te ne piaceranno mille di donne, ti ridurrai a non sapere più cosa desideri; se poi per caso ti va un’età più avanzata e più esperta, anche allora – credimi – ne troverai una fitta schiera.

Continua: Principali zone di caccia a Roma.

Luciano Magnalbò

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright La-Notizia.net