venerdì, Marzo 29, 2024
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Pasqua, Pèsach e Commemorazione. Origini e differenze delle feste

Il Coronavirus ha stravolto la nostra vita sociale e molti degli usi e costumi quotidiani. Compresi quelli religiosi con la chiusura dei luoghi di culto e delle manifestazioni attinenti. Le chiese e le confessioni stanno puntando sulla tecnologia per rimediare e condividere, in tutti i sensi, i riti e le funzioni al grande pubblico.

Al di là delle alternative offerte dalla scienza tecnologica, il periodo corrente rimane particolarmente importante per cattolici, protestanti, ebrei e Testimoni di Geova per una festa affine, ma celebrata in maniera diversa dalle confessioni religiose.

Per gli ebrei è la Pèsach per i cattolici e protestanti la Pasqua di resurrezione e per i testimoni di Geova la Commemorazione della morte di Gesù.

La più diffusa almeno in Italia è naturalmente la Pasqua. Essa celebra la resurrezione di Gesù nel terzo giorno dopo la sua morte. Per molti è scontata la sua derivazione dalle Sacre Scritture e dai Vangeli anche se alcuni hanno avanzato dei dubbi sul’origine della celebrazione. The Encyclopædia Britannica scrive sorprendentemente: “Non c’è nessuna indicazione della osservanza della festa di Easter [Pasqua] nel Nuovo Testamento, o negli scritti dei Padri apostolici. La santità di tempi speciali fu un’idea assente nella mente dei primi cristiani. . . . Lo storico ecclesiastico Socrate (Hist. Eccl. v. 22) [c. 439 E.V.] dichiara, con perfetta verità, che né il Signore né i suoi apostoli imposero l’osservanza di questa o di qualsiasi altra festa. Egli dice: ‘Gli apostoli non pensarono affatto di stabilire giorni festivi, ma di promuovere una vita di irreprensibilità e pietà’. . . Questa è senza dubbio la vera dichiarazione del caso”.

Un’enciclopedia cattolica dichiara: “Un gran numero di usanze pagane per celebrare il ritorno della primavera gravitarono sulla Pasqua. L’uovo è il simbolo della vita che germina all’inizio della primavera. . . . Il coniglio è un simbolo pagano ed è sempre stato un simbolo di fertilità”. — The Catholic Encyclopedia.

Altri storici hanno fatto notare che in tedesco e in inglese la parola Pasqua è tradotta Ostern ed Easter e richiama origini caldee ( pagane) e in particolare la dea Astarte nome trovato dagli archeologi sui monumenti assiri anche con il nome di Ishtar

Per quanto riguarda la Pèsach ebraica, il termine deriva del verbo ebraico Pasoah che significa “passare oltre”, e si riferisce all’episodio particolare in cui l’angelo della morte, durante la notte della decima piaga, si fermò nelle case degli egiziani colpendone tutti i primogeniti, ma pasach, “passò oltre”, le case degli ebrei sugli stipiti delle quali, in segno di riconoscimento, era stato spruzzato del sangue dell’agnello sacrificale. Il tutto avvenne la sera del 14 nisan del calendario ebraico lunare corrispondente ai mesi di marzo e aprile.

Verso il VI secolo prima dell’Era Cristiana, in tutto il mondo mediorientale si diffuse una nuova lingua, l’aramaico. Molti fra gli stessi ebrei adottarono l’aramaico come lingua corrente, e in aramaico il termine Pesach è tradotto con Pascha. L’attinenza fra le due parole, Pascha e Pasqua, è evidente. Nel 2020 la festività inizia con il “seder” una celebrazione speciale l’8 aprile mentre la settimana di festività della Pasqua sarà dall’8 al 16 aprile.

Quella stessa sera il 14 nisan di duemila anni fa, Gesù dopo aver celebrato proprio quel rituale come tutti i giudei, passò pane azzimo e vino rosso ai suoi apostoli e disse: “Fate questa in memoria di me”.

Seguendo letteralmente le parole di Gesù, i Testimoni di Geova ricordano la Cena del Signore il 14 nisan. Il mesi di nisan iniziava la tramonto successivo a quando la luna nuova più vicina all’equinozio di primavera diveniva visibile a Gerusalemme. La data della commemorazione cade quattordici giorni dopo, corrispondente quest’anno al 7 aprile dopo il tramonto. Per quest’ultimi si tratta proprio di una rievocazione visto che l’ “innesto” dell’ultima cena da parte di Gesù avvenne il giorno della Pasqua ebraica, che si celebrava come abbiamo detto una volta l’anno. Da quel che sembra il 14 nisan univa all’inizio cristiani ed ebrei, i primi per la “l’ultima cena” i secondi per la loro Pasqua.

Più tardi, nel II secolo, indipendentemente in quale giorno della settimana cadesse il 14 nisan, s’instaurò a Roma l’abitudine di celebrare l’Ultima Cena di domenica. Nel 325 il Concilio di Nicea sancì ufficialmente la celebrazione domenicale, per evitare la simultaneità con Giudei e minoranze di cristiani “eretiche” che si attenevano al 14 nisan. In seguito, fu ideata la “settimana santa”, che decorreva dalla “domenica delle palme” alla “domenica della risurrezione”. Addirittura nel 1546 a Meaux, in Francia, quattordici uomini furono condannati al rogo per essersi radunati il 14 nisan a celebrare la Cena del Signore, mettendo in discussione la ripetizione giornaliera del sacrificio di Cristo durante la messa.

Pasqua di risurrezione, Pèsach e Commemorazione. Il nostro breve excursus storico/religioso finisce qui nella speranza di aver fornito qualche indicazione in più su ricorrenze che coinvolgono centinaia di milioni di fedeli e non solo.

L’auspicio, in “tempi normali” sarebbe stato quello di una festa spoglia di atteggiamenti consumistici e commerciali. Ma con il Covid – 19 in atto, questo pericolo è scongiurato. Naturalmente ci saremmo augurati tutti un cambiamento, determinato più che altro da una presa di coscienza e su base volontaria e non da una grave pandemia come quella in corso.

Roberto Guidotti

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