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Da “La vita di Carlo Magno” di Eginardo, a cura di Valerio Marucci

carlo magno

CARLO MAGNO – Da “La vita di Carlo Magno” di Eginardo, a cura di Valerio Marucci, Faville 39, Salerno Editrice Roma, 2006.

Coltivò con gran cura le arti liberali e onorò molto i maestri di queste, venerandoli assai. Per imparare il latino studiò con il diacono Pietro da Pisa, per le altre discipline ebbe come precettore Albino, detto Alcuino, un diacono della Britannia, di stirpe sassone, uomo dottissimo in tutte le arti, con il quale spese molto tempo e fatica per imparare retorica e dialettica, e soprattutto l’astronomia. Imparava l’arte del calcolo e con grande sagacità e attenzione studiava il corso degli astri. Tentava anche di scrivere e teneva a questo scopo nel letto, sotto il cuscino, tavolette e fogli di pergamena per abituare la mano a tracciare le lettere, quando avesse tempo libero; ma una fatica iniziata fuori tempo e troppo tardi e fece poco progresso.

Continua: Praticò santamente e con molto amore la religione cristiana…

NOTA: ( da Appunti Universitari di letteratura medioevale della dott.dssa Milena Santini)

 Nell’età carolingia vi fu un rinnovamentoscolasticonel quale fiorirono le arti note come  arti del Trivio ( grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio ( aritmetica, geometria, musica e astronomia), e in seguito a ciò risorsero i monasteri del passato, e nuovi se ne fondarono. Le radici di tale movimento di rinascita risultarono così ben piantate che né la morte di Carlo Magno né il dissolversi del suo impero portarono nocumento alla cultura in maniera rilevante. Alla corte di Carlo Magno vengono chiamati i più grandi dotti del tempo, che possiamo idealmente dividere come appartenenti a due fasi storico/culturali. Fanno parte della prima, operante tra il VII e l’VIII secolo: Pietro da Pisa. Italiano,ebbe rapporti con Alcuino a Pavia, poi nel 774 andò alla corte di Carlo Magno, dove fu professore di grammatica e poeta.

Può essere considerato il tramite tra il patrimonio scolastico tardo-antico e la nuova aurora; Paolino di Aquileia . Anche lui italiano,si unì a Pietro da Pisa alla Corte di Carlo Magno. Sotto il nome di Timoteo esordì come grammatico e poi passò alla poesia. Fu Vescovo di Aquileia nel 787; Paolo Diacono. Nacque in Friuli da una famiglia della nobiltà longobarda verso il 730 e crebbe alla corte di Pavia. Uomo di tendenza meditativa e portato allo studio entrò nel monastero di Civate. Scrisse la “Historia Longobardorum”in sei libri, opera preziosa per la storia del popolo longobardo e densa di abilità narrativa; Alcuino di York.

Originario della Britannia  non fu mai  prete,  ma solo ordinato Diacono, e diventò maestro capo della Cattedrale di York. Nel 781 conobbe  Carlo Magno durante un viaggio a Parma e fu invitato a stabilirsi a corte dove trovò Paolo Diacono, Paolino d’Aquileia e Pietro da Pisa.  Fu il consigliere intimo di Carlo, gli ispirò tutte le leggi in favore della cultura ecclesiastica e laica, e ne sorvegliò la esecuzione; Teodolfo ( morì nell’ 821 ). Visigoto, che qualcuno considerò italiano, godette di grandissima considerazione alla Corte di Carlo Magno. Ottenne il vescovato di Orléans, che occupò sino al 817. Fu teologo e offre nei suoi scritti un particolare sentimento religioso e mistico. Appartengono alla  seconda fase: Eginardo .

Nato in Germania  ed educato a Fulda nel 794 fu mandato alla Scuola Palatina diretta da Alcuino dove strinse amicizia con Ludovico il Pio, futuro imperatore. Spiccarono le sue doti tecniche in fatto di architettura. Nella Vita di Carlo Magno, scritta intorno all’ 830 con all’interno un prologo scritto da Valafrido Strabone, racconta dei membri della famiglia imperiale e del grande esempio di Carlo come sovrano cristiano nella fusione delle virtù militari, politiche , civili e umane. Dopo la morte di Carlo Magno, entrò nella corte di  Ludovico il Pio, dal quale ricevette molte tenute, diventando uno dei più potenti abati feudatari  laici; Valafrido Strabone. Nato da povera famiglia ebbe la sua educazione a Fulda sotto la guida di Rabano Mauro. Fu nominato precettore da Carlo il Calvo, e nell’ 838 abate di Reichenau. Scrisse la prefazione della Vita Karoli di Eginardo e morì affogato nella Loira nell’ 849 durante una missione diplomatica. In giovane età  scrisse versi come la Vita di San Mammas di Cesarea, di circa 650 versi, e la Vita Wettini, celebre visione dell’aldilà.

Luciano Magnalbò

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