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Il film d’autore stasera in TV: “Quel che resta del giorno” venerdì 4 settembre 2020

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Il film d’autore stasera in TV: “Quel che resta del giorno” venerdì 4 settembre 2020 alle 21:15 su La 7

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Quel che resta del giorno (The Remains of the Day) è un film del 1993 diretto da James Ivory, con Anthony Hopkins ed Emma Thompson tratto dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro (1989).

La storia viene raccontata nel 1956 dal protagonista, il quale durante un viaggio, fa un bilancio dei momenti più significativi della propria vita.

Nella magione di Darlington Hall, tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, estremamente compìto e molto compenetrato nel proprio ruolo, il maggiordomo Mr. Stevens conduce la servitù della casa dello scapolo lord Darlington con impeccabile professionalità. Apparentemente privo di sentimenti personali, votato solo al servizio del proprio padrone, sacrifica al suo lavoro qualunque aspirazione personale. Sotto la sua direzione, il ménage[1] di casa Darlington procede con la precisione di un orologio svizzero, con piena soddisfazione del lord, che stima e rispetta il suo collaboratore, tenendolo tuttavia alla debita distanza, cosa che non amareggia Stevens. Anche l’arrivo della nuova governante, miss Kenton, donna esperta e intelligente, non muta la situazione, salvo qualche piccola scintilla fra i due, data la somiglianza efficientista dei rispettivi caratteri.

Anche il decesso del padre di Stevens, ex maggiordomo in altra casa e ora aiutante del figlio in casa Darlington, non ne scuote l’aplomb.[2] Il fatto avviene durante un importantissimo ricevimento politico, al quale lord Darlington tiene molto (molti degli ospiti, eminenti personaggi inglesi e stranieri, risiedono per l’occasione nella splendida magione), mentre Stevens dirige impeccabilmente tutta l’organizzazione dell’ospitalità mentre il padre sta morendo in solitudine, nella sua camera del sottotetto, nella zona riservata alla servitù. La governante avvisa il maggiordomo di venire per l’estremo saluto, ma Mr. Stevens si rifiuta adducendo il motivo che il servizio che sta svolgendo è più importante.

Un notevole aiuto nei vari frangenti del servizio gli viene però dalla nuova governante, la quale, piano piano, si innamora di Stevens e cerca di farglielo capire con omaggi floreali e altre piccole attenzioni, ma questi, tutt’altro che insensibile, non lascia però trasparire alcun interesse; nella sua concezione della vita di maggiordomo non vi è spazio per i sentimentalismi personali e inalbera una maschera imperturbabile. Stanca di tanta apparente freddezza, la governante se ne va, accettando la corte di un altro domestico, Mr. Benn, che presta servizio presso un’altra casa, con il quale spera di mettere su un piccolo albergo in una cittadina di villeggiatura.

Mr. Stevens indossa sempre una maschera per non risolvere le sue crisi, nascondendo le passioni, l’amore e i dolori, sfoggiando sempre durante ogni occasione un’egoistica e studiata indifferenza. Intanto grosse nubi si addensano sull’Europa: siamo alla vigilia della Seconda guerra mondiale e l’ingenuo lord Darlington, politicamente schierato all’estrema destra e permeato di sentimenti politici filogermanici, licenzia due cameriere in base a pregiudizio religioso, poiché ebree.

Il lord cerca in tutti i modi di ricomporre la frattura fra la Gran Bretagna di Chamberlain e la Germania di Hitler. Le frequentazioni di ultraconservatori a casa del lord si moltiplicano e questi organizza in extremis persino un incontro fra il primo ministro inglese e l’ambasciatore tedesco a Londra, che si tiene nel massimo segreto in casa Darlington. Tutto, però, si rivelerà inutile. Interrogato sul giudizio che Mr. Stevens potrebbe dare su queste frequentazioni da un giornalista ospite in casa, il maggiordomo risponde che nelle sue mansioni non c’è il dovere di ascoltare, e dato che il proprio padrone è un uomo superiore, non solo per ceto e ricchezza ma anche per levatura morale, lui non ha bisogno di giudicarlo. Qui si rivela un tratto caratteristico del maggiordomo: davanti alle discutibili scelte di gestione della servitù e di vita sociale del padrone il servitore sospende il suo giudizio.

Dopo la Guerra, lord Darlington viene bollato dalla stampa inglese come nazista e collaborazionista; una sua citazione per diffamazione contro l’ennesima accusa giornalistica viene respinta dal giudice, dando così ragione a quanto su di lui pubblicato dai giornali. Amareggiato dalle accuse infamanti rivoltegli e dall’ostracismo che gli viene riservato, lord Darlington muore in solitudine, privo di eredi. Darlington Hall rimane invenduta e andrebbe distrutta per rivendere i materiali di recupero a un imprenditore edilizio, sennonché l’acquista il ricco statunitense Jack Lewis, che era già stato ospite, prima della Guerra, del precedente proprietario lord Darlington, in qualità di delegato degli Stati Uniti.

Dopo 20 anni, nel 1956, Mr. Stevens viene contattato dalla signora Kenton, che ha divorziato e che lo invita a un incontro. I due pranzano insieme e trascorrono qualche ora ricordando i bei tempi andati, entrambi assumendo un comportamento cordialmente formale che non indulge ad alcun sentimentalismo. L’incontro sembrerebbe di buon auspicio quando, dopo aver riconosciuto l’errore di non avere seguito la via suggerita dal cuore, la signora Kenton esprime il desiderio di ritornare a lavorare come governante.

Si accende una speranza per Mr. Stevens, ma la signora Kenton soggiunge che non vuole tornare a Darlington Hall perché è troppo lontana e l’allontanerebbe dal proprio impegno di essere nonna. Dopo di che, i due si lasciano con un sincero e caloroso saluto, seppur nei limiti consentiti al carattere impersonale di Stevens, e un pianto di disperazione della donna, senza che l’incontro sortisca alcun effetto per il futuro.

Mr. Stevens torna a casa solo, apprestandosi a servire fedelmente e con la solita professionalità il nuovo padrone.

Regia di James Ivory

Con: Anthony Hopkins ed Emma Thompson 

Fonte: WIKIPEDIA