venerdì, Marzo 29, 2024
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Vittime di gogna mediatica per rifiuto trasfusione. Corte d’appello riabilita genitori Testimoni di Geova

Milano – Revocato un decreto del Tribunale per i minorenni contro una coppia di genitori Testimoni di Geova, vittima nell’ultimo anno di una gogna mediatica per essersi opposta a trasfusione ematiche alla figlia. Il 10 settembre 2020 la Corte di Appello di Milano ha infatti revocato un decreto del Tribunale per i Minorenni di Milano che aveva limitato la responsabilità genitoriale di una coppia di Testimoni di Geova “unicamente perché i genitori si erano opposti alle trasfusioni ematiche che i sanitari avevano preannunciato necessarie” per la loro figlia, pur accettando collaudate strategie mediche alternative.

La Corte- si legge in una nota dei Testimoni di Geova- ha affermato la legittimità del comportamento dei genitori e rilevato gravi errori nella procedura adottata dal Tribunale per i Minorenni. Un anno fa la vicenda era stata al centro di un caso mediatico.

Nel settembre del 2019 la coppia aveva fatto ricoverare la loro bimba di 10 mesi, vittima di una caduta, all’ospedale di Legnano, dove era stata sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere un ematoma nel cranio. Dopo l’operazione, perfettamente riuscita e con la bimba fuori pericolo, il medico di turno aveva proposto ai genitori la somministrazione di sangue come terapia di supporto per far rialzare i valori ematici. Di fronte alla richiesta dei genitori di utilizzare terapie mediche alternative
alle emotrasfusioni, il medico aveva allertato prima i Carabinieri e poi la Procura, che aveva chiesto e ottenuto dal Tribunale per i Minorenni il provvedimento di limitazione della responsabilità dei genitori.

La vicenda aveva suscitato grande clamore. Giornali e telegiornali avevano raccontato, in modo poco fedele, che la bambina si fosse salvata solo grazie all’intervento del giudice, che aveva autorizzato una “indispensabile trasfusione salvavita” negata dai genitori, trasfusione peraltro mai avvenuta perché non ritenuta poi necessaria.

Con il decreto 1991/2020, però, la Corte d’Appello di Milano ha ribaltato la decisione del Tribunale per i Minorenni e fatto chiarezza sulla vicenda affermando che “il mero dissenso dei genitori alle trasfusioni di sangue in aderenza al credo religioso non può essere posto a fondamento di una valutazione di inidoneità all’esercizio della responsabilità genitoriale”. Secondo il collegio, i genitori avevano il diritto di chiedere ai medici, in aderenza al loro credo religioso, che la loro bambina venisse curata con strategie cliniche che non prevedessero l’uso di sangue senza che questa scelta pregiudicasse la loro responsabilità genitoriale.

I giudici hanno inoltre rilevato che il Tribunale per i Minorenni non si sarebbe dovuto pronunciare perché, in base alla legge 219/2017, “la competenza a decidere le controversie in caso di dissenso fra genitori e medici sui trattamenti sanitari da praticare ai minori spetta in via esclusiva al Giudice Tutelare”, il quale nella fattispecie si sarebbe pronunciato soltanto sullo specifico trattamento sanitario senza mettere in discussione
l’idoneità’ dei genitori. “La decisione della Corte d’Appello stabilisce in modo inequivocabile le realtà di questa vicenda e ne qualifica correttamente i protagonisti.

Non si e’ trattato di due genitori fanatici, come ingiustamente definiti dai media, ma di genitori amorevoli che avevano solo chiesto che la loro figlia venisse curata nel rispetto delle loro convinzioni religiose, con strategie mediche parimenti efficaci alle emotrasfusioni che avrebbero preservato la propria figlia dai rischi connessi a tali trattamenti.

Un anno fa- conclude la nota- i media dipingevano la situazione in modo inesatto, addirittura affermando che la bambina fosse stata salvata da una trasfusione di sangue, mentre – come conferma lo stesso decreto – non c’e’ stata alcuna trasfusione. L’auspicio e’ che questa triste vicenda contribuisca
a promuovere una informazione migliore sui Testimoni di Geova,
scevra da stereotipi e pregiudizi”. (Agenzia DIRE)

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