venerdì, Marzo 29, 2024
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Anticipazioni per il Grande Teatro di Pirandello in TV del 9 maggio Rai 5: “Sei personaggi in cerca d’autore”

sei personaggi

Anticipazioni per il Grande Teatro di Luigi Pirandello in TV del 9 maggio alle 15.45 su RAI 5:Sei personaggi in cerca d’autore”

Lucia Mosca on Twitter: "(Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di  Molière del 22 febbraio alle 15.45 su Rai 5: “Il misantropo”) Segui su: La  Notizia - https://t.co/OcN4KZlJWI… https://t.co/bUS2bZ9xXI"

Oggi pomeriggio 1° maggio su Rai 5 alle 16.10 per il Grande Teatro in TV va in onda “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello a cento anni dalla prima messa in scena del 1921.

Ad un secolo esatto dalla prima – e per l’epoca scandalosa – messa in scena dei “Sei personaggi” al Teatro Valle di Roma, avvenuta il 9 maggio 1921, il capolavoro del metateatro pirandelliano che marcò una svolta decisiva nella storia della drammaturgia mondiale torna a vivere negli spazi del leggendario teatro capitolino con la regia di Luca De Fusco e l’interpretazione di Eros Pagni. Lo spettacolo – in onda domenica9 maggio in prima serata su Rai5 – è prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Teatro Nazionale di Genova. «Sei personaggi in cerca di autore – dice Luca De Fusco – è la massima riflessione sulla natura stessa del teatro nella drammaturgia del Novecento e questi sei personaggi che si offrono alla rappresentazione sembrano provenire dal mondo del cinema e chiedere di far sfociare il cinema nel teatro». 
In scena, con Eros Pagni, recitano Angela Pagano, Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Gianluca Musiu, Silvia Biancalana, Paolo Serra, Maria Basile Scarpetta, Giacinto Palmarini, Alessandra Pacifico Griffini, Paolo Cresta, Enzo Turrin, Carlo Sciaccaluga, Alessandra Panzavolta.
Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta; luci di Gigi Saccomandi; musiche di Ran Bagno; installazioni video di Alessandro Papa; movimenti coreografici di Alessandra Panzavolta.La regia televisiva è di Marco Odetto.. 

Sei personaggi in cerca d’autore è il dramma più famoso di Luigi Pirandello. Esso fu rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 al teatro Valle di Roma, ma in quell’occasione ebbe un esito tempestoso, perché molti spettatori contestarono la rappresentazione al grido di “Manicomio! Manicomio!”. Fu importante, per il successivo successo di questo dramma, la terza edizione, del 1925. In essa, l’autore aggiunse una prefazione nella quale chiariva la genesi, gli intenti e le tematiche fondamentali del dramma.

È considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro, comprendente Questa sera si recita a soggetto e Ciascuno a suo modo.

Trama

La scena si apre con un palcoscenico apparentemente in corso di allestimento per consentire le prove del secondo atto di un’opera teatrale di Luigi Pirandello (Il giuoco delle parti). Mentre gli attori ed i membri della compagnia si organizzano per la realizzazione della prova, l’usciere del teatro annuncia al capocomico l’arrivo di sei personaggi, i quali lo seguiranno con aria smarrita e perplessa, guardandosi intorno.

Lo svolgimento dell’intera vicenda si evince soprattutto grazie alle battute del Padre e della Figliastra. Il Padre, uomo distinto sulla cinquantina, racconta di essersi ritrovato ad abbandonare la Moglie ed un Figlio, per il bene di lei e per consentirle di crearsi una nuova vita con un altro uomo, il segretario che viveva in casa loro. Ciò nonostante, il Padre non perde mai di vista il nuovo nucleo familiare che crescerà con la nascita di altri tre figli: la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina.

L’equilibrio della nuova famiglia crolla con la morte del segretario. La Madre e la Figliastra si trovano quindi a lavorare presso un atelier gestito da Madama Pace la quale, insoddisfatta del lavoro della Madre, punta gli occhi sulla Figliastra e, approfittando della sua bellezza e della sua giovane età, le propone di intrattenersi con degli uomini se non vuole che la Madre rimanga senza lavoro a crescer sola quattro figli.

La ragazza accetta, ma il destino vuole che un giorno ella si ritrovi di fronte, in veste di cliente, proprio il Padre.

Madama Pace, che di fatto è il settimo personaggio, non è in scena fin dall’inizio; evocata più volte, farà la sua apparizione quando ricreano la scena del retrobottega dell’atelier. Ella entra dall’uscio in fondo ma fa solo pochi passi verso il centro del palcoscenico. Si tratta di una donna grassa ed appare con capelli di lana color carota, adornati da una rosa fiammante. Veste un abito di seta rossa ed ha un ventaglio di piume in una mano, mentre nell’altra tiene una sigaretta accesa. Gli attori della compagnia, spaventati dalla presenza improvvisa della megera, fuggiranno dal palcoscenico, lasciando in scena la stessa e la Figliastra.

Inizia in tal modo la scena in cui, con una ridicola parlata mezzo italiana e mezzo spagnola, Madama Pace annuncia alla Figliastra l’arrivo di un cliente (il Padre).

Il capocomico, convinto dell’effetto della scena, la fa subito provare agli attori ma, a causa dell’eccessiva artificiosità della rappresentazione, la Figliastra scoppia in fragorose risate, convincendo il capocomico a permettere che i personaggi stessi rappresentino se stessi sulla scena, perché gli attori non sono in grado di vivere appieno le emozioni provate dai personaggi veri. La rappresentazione continua fino all’arrivo della Madre in scena la quale cerca di separare il Padre e la Figliastra per impedire che il dramma si consumi; Madama Pace se ne va. La rappresentazione si interrompe bruscamente con l’abbassamento improvviso del sipario, provocato per sbaglio dal macchinista.

La rappresentazione riprende ed è ambientata, stavolta, in un giardino dove il Figlio scopre la Bambina affogata nella vasca e, preso da orrore, scorge dietro un albero la figura del Giovinetto che, con occhi da pazzo e una rivoltella nascosta nella tasca, ha assistito alla scena. All’improvviso parte un colpo di rivoltella, seguito dal grido di disperazione della Madre. Allo sconcerto degli attori, che non sanno se il ragazzo sia morto o no, il Padre grida la verità di quegli avvenimenti.

La conclusione

Il capocomico, indispettito per la giornata di prove perduta, ordina all’elettricista di spegnere le luci e licenzia tutti. Ma dietro il fondo, in cui si trovavano i personaggi andati a soccorrere il Giovinetto e la Bambina, si accende come per errore una luce verde che proietta quattro grandi ombre – quelle del Padre, della Madre, del Figlio e della Figliastra – sul capocomico, il quale scappa terrorizzato. Spento il riflettore escono dal fondo, nell’ordine, il Padre, la Madre e il Figlio, che si fermano in mezzo al palcoscenico. Ultima ad uscire è la Figliastra che, ripetendo la sua perdizione, corre verso le scalette e con una stridula risata rivolta agli altri scompare dalla scena. In quest’opera viene abbattuta la quarta parete ossia il “muro” tra gli attori e gli osservatori. È anche presente la rottura della linearità del tempo, il tempo non procede in modo lineare.