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Anticipazioni per il Grande Teatro di Goldoni in TV del 19 maggio alle 15.45 su RAI 5: “La Bottega del Caffè” con Tino Buazzelli

la bottega del caffè

Anticipazioni per il Grande Teatro di Goldoni in TV del 19 maggio alle 15.45 su RAI 5: “La Bottega del Caffè” con Tino Buazzelli

La bottega del caffe' - YouTube

Oggi pomeriggio 19 maggio su RAI 5 alle 15.45 per il Grande Teatro di Goldoni sulle reti RAI, va in onda la commedia di Carlo Goldoni, “La Bottega del Caffè”, proposta nella versione scenica del 1973 diretta da Edmo Fenoglio con Tino Buazzelli.

Opera in tre parti e un intermezzo composta da Goldoni nel 1750, la commedia è ambientata a Venezia durante il Carnevale.

La bottega del caffè, composta nel 1750, è una delle più importanti commedie di Carlo Goldoni, all’interno della quale si sviluppa un intermezzodallo stesso titolo, composto da Goldoni nel 1736.

Nato inizialmente come intermezzo in tre parti, l’enorme successo del soggetto spinse il commediografo a tornarci sopra, ampliandolo fino a crearne una commedia in tre atti. È considerata uno dei suoi testi più fortunati tra le sedici commedie nuove. La commedia venne rappresentata per la prima volta a Mantova, il 2 maggio di quell’anno 1750 con gran successo. Fu poi portata a Venezia dove venne replicata per dodici volte.

Trama

L’azione della commedia vera e propria si avvia alle prime luci dell’alba di un mite mattino invernale a Venezia, durante il carnevale, per concludersi quando scende la notte.

Il caffettiere Ridolfo sta prendendo a cuore la sorte del giovane mercante di stoffe Eugenio, che da qualche tempo frequenta assiduamente la casa da gioco di Pandolfo dove ha subíto molte perdite giocando a carte con Flaminio, un giovane torinese che si spaccia per nobile.

La moglie di Eugenio, Vittoria, cerca invano di far ravvedere il marito. Allo stesso scopo è giunta a Venezia da Torino la moglie di Flaminio, Placida, che, travestita da pellegrina, ignora la nuova identità assunta dal marito, ed è esposta alle insidie intessute da don Marzio.

Quest’ultimo è un nobile napoletano in decadenza, prepotente, ambiguo e chiacchierone, che prova piacere nel frapporre ostacoli al desiderio delle due mogli di ricondurre sulla retta via Eugenio e Flaminio; trova anzi modo di indurli a festeggiare la ritrovata libertà quando pensa di aver allontanato definitivamente le due donne, e unisce ai festeggiamenti la ballerina Lisaura che, ignara del fatto che Flaminio fosse già sposato, sperava di diventare sua moglie per poter così abbandonare il paese.

I maneggi di don Marzio e del biscazziere Pandolfo trovano un fiero oppositore nel caffettiere Ridolfo e nel suo garzone Trappola, che aprono gli occhi a Eugenio e a Flaminio: pentiti, i due si ricongiungono alle mogli, mentre Pandolfo è arrestato per truffa dopo un’involontaria rivelazione di don Marzio al capitano dei birri.[2] Il nobile napoletano viene accusato di essere uno spione e un diffamatore e, abbandonato da tutti, lascia la città.

Goldoni scrive l’opera in toscano, diventata ormai la lingua franca italiana, in modo da farsi comprendere da spettatori di tutta Italia. Questo spiega come mai nella commedia, seppur ambientata a Venezia, i personaggi non parlino veneziano.

Come in sue numerose opere, il famoso commediografo mette in luce tutti gli aspetti, negativi o positivi, dell’ascesa della borghesia. Per questo troviamo personaggi come l’operoso padrone di bottega, simbolo della borghesia efficiente ed intraprendente, o il pettegolo usuraio, che vive a scapito dei problemi economici altrui.

La commedia si svolge intorno alla bottega del caffè, luogo di ritrovo di avventori abituali e di passaggio, collocato al centro della piazza, da cui si ha la visione di tutti gli edifici che l’attorniano. È l’idea di un microcosmo in cui si creano varie dinamiche tra i personaggi, che litigano, si aiutano e si interessano delle questioni degli altri a vicenda.