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Anticipazioni per “Turandot” e “Il flauto magico” del 26 giugno alle 10 su Rai 5: con le scene di Emanuele Luzzati

Anticipazioni per “Turandot” e “Il flauto magico” del 26 giugno alle 10 su Rai 5: con le scene di Emanuele Luzzati

Su Rai5 (canale 23) "Domenica all'opera" - RAI Ufficio Stampa

Per l’omaggio al genio dello scenografo e illustratore Emanuele Luzzati, nel centenario dalla nascita, Rai Cultura propone “Turandot”, in onda sabato 26 giugno alle 10.00 su Rai5. Un film di animazione, commissionato dalla Rai nel 1974 a Gianini e Luzzati e tratto dalla fiaba di Carlo Gozzi, riscritta per la televisione da Tonino Conte, con le musiche di Oscar Prudente e Ivano Fossati 
A seguire un altro straordinario film di animazione “Il Flauto Magico”, sempre di Gianini e Luzzati, su testi di Tonino Conte e musiche di Mozart interpretate dai Berliner Philarmoniker e da un cast d’eccezione guidati da Karl Böhm. Alle parti animate si alternano riprese dal vero con Marcello Bartoli nei panni di Papageno. La mattinata all’insegna del tetro di Luzzati termina con “Renard”, balletto proposto in occasione del VII Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. La compagnia Ater Balletto si esibisce nello spettacolo di danza Renard di Igor Stravinsky. Coreografie di Amedeo Amodio, costumi di Lele Luzzati, regia di Sergio Valzania

Turandot (AFI/turanˈdɔt/[1][2]) è un’opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini e successivamente completata da Franco Alfano.

La prima rappresentazione ebbe luogo nell’ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, con Rosa RaisaFrancesco DominiciMiguel FletaMaria ZamboniGiacomo RiminiGiuseppe Nessi e Aristide Baracchi sotto la direzione di Arturo Toscanini, il quale arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso «Dormi, oblia, Liù, poesia!» (alla morte di Liù), ovvero dopo l’ultima pagina completata dall’autore, rivolgendosi al pubblico, secondo alcune testimonianze, con queste parole: «Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto.»[3] Le sere seguenti, l’opera fu messa in scena con il finale rivisto di Alfano, ma fu diretta da Ettore PanizzaArturo Toscanini non diresse mai più l’opera.[4]

L’incompiutezza dell’opera è oggetto di discussione tra gli studiosi. C’è chi sostiene che Turandot rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità, o piuttosto l’intima impossibilità da parte del Maestro di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che pure l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo e spinto verso questo soggetto. Il nodo cruciale del dramma, che Puccini cercò invano di risolvere, è costituito dalla trasformazione della principessa Turandot, algida e sanguinaria, in una donna innamorata.[5]

Il flauto magico (K 620; titolo originale in tedesco Die Zauberflöteascolta[?·info]) è un Singspiel in due atti musicato da Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Emanuel Schikaneder e con il contributo di Karl Ludwig Giesecke.

La trama, densa di significati esoterici e massonici, si svolge in un antico Egitto immaginario; caratterizzata da un’alternanza di riferimenti al giorno e alla notte, si sviluppa lungo un graduale passaggio dalle tenebre dell’inganno e della superstizione, verso la luce della sapienza solare, al quale corrisponde un progressivo capovolgimento di prospettiva nel ruolo dei buoni e dei malvagi, i cui poli contrapposti sono rappresentati da Sarastro e dalla Regina della Notte, Astrifiammante.[7]