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Anticipazioni per il Grande Teatro di Shakespeare in TV del 15 maggio alle 16 su RAI 5: “Giulio Cesare” di Sandro Bolchi

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Anticipazioni per il Grande Teatro di Shakespeare in TV del 15 maggio alle 16 su RAI 5: “Giulio Cesare” di Sandro Bolchi

Giulio Cesare / di William Shakespeare (prima parte), RAI, 1965 ...

Rai Cultura celebra il teatro di William Shakespeare con alcuni classici shakespeariani in versioni sceniche realizzate dalla Rai fra il 1954 e il 1977. Il terzo, in onda oggi pomeriggio 13 maggio alle 15.30, è il “Giulio Cesare” una delle opere più note di William Shakespeare.

La versione proposta è quella tradotta da Eugenio Montale e diretta nel 1965 da Sandro Bolchi, con Glauco Mauri, Luigi Vannucchi, Glauco Onorato.

Giulio Cesare (The Tragedy of Julius Caesar in inglese, La tragedia di Giulio Cesare) è una tragedia di William Shakespeare scritta probabilmente nel 1599, sebbene altri la collochino fra il 1600 e il 1601.

Sono sorte numerose discussioni riguardo al vero protagonista della tragedia: alcuni ritengono che sia effettivamente Cesare, in quanto causa di tutta l’azione e centro di ogni discussione, mentre altri ritengono che sia in realtà Bruto e che il dramma sia fondato sul suo conflitto interiore tra l’onore, il patriottismo e l’amicizia.

La maggior parte dei critici ritiene che l’opera riflette il clima di ansietà dell’epoca dovuto al fatto che la regina Elisabetta I si era rifiutata di nominare un successore, il che avrebbe potuto portare, dopo la sua morte, ad una guerra civile simile a quella scoppiata a Roma.

Trama

«Cesare, guardati da Bruto; sta’ attento a Cassio; non avvicinarti a Casca; tieni d’occhio Cinna; non fidarti di Trebonio; fa’ attenzione a Metello Cimbro; Decio Bruto non ti ama; hai fatto torto a Caio Ligario. Questi uomini han soltanto un proposito ed è diretto contro Cesare.»
(Artemidoro, Atto II, Scena III)

L’azione si svolge a Roma e nel finale in Grecia (Sardi e Filippi).

Bruto, i cui antenati sono celebri per aver cacciato da Roma Tarquinio il Superbo, è il figlio adottivo di Cesare, ma nonostante tale legame si lascia convincere a prendere parte ad una cospirazione, ordita da alcuni senatori romani tra cui Cassio, per impedire a Cesare, uccidendolo, di trasformare la Repubblica romana in una monarchia.

Cesare, tornato a Roma dopo la campagna d’Egitto, incontra un indovino che gli suggerisce di guardarsi dalle idi di marzo, ma ignora l’avvertimento e si vedrà assassinare proprio in tale giorno. Al suo funerale Marco Antonio, amico di Cesare, con un’orazione divenuta celebre muove l’opinione pubblica contro i cospiratori.

Bruto attacca Cassio, accusandolo di regicidio in cambio di denaro; i due in seguito si riconciliano, ma mentre entrambi si preparano alla guerra contro Marco Antonio e Ottaviano, lo spettro di Cesare appare in sogno a Bruto, annunciandogli la sua prossima sconfitta: la battaglia che si svolge a Filippi si conclude infatti con una sconfitta dei cospiratori e sia Bruto che Cassio decidono di suicidarsi piuttosto che essere fatti prigionieri.

Nel finale si accenna alla futura frattura dei rapporti tra Marco Antonio e Ottaviano nonché all’ascesa al potere di quest’ultimo dopo la vittoria nella battaglia di Azio nel 31 a.C.; la tragedia termina con Marco Antonio dinanzi alla salma di Bruto lodandone l’onestà discolpandolo perché non uccise per odio ma per amor di patria.