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Anticipazioni per “Uto Ughi, un violino per 8 autori – Beethoven” dell’8 dicembre su Rai 5 alle 17.25: da Vienna 

uto ughi

Anticipazioni per “Uto Ughi, un violino per 8 autori – Beethoven” dell’8 dicembre su Rai 5 alle 17.25: da Vienna 

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Da Vienna, città della musica, Uto Ughi introduce la prima di otto puntate monografiche dedicate ai grandi compositori.

Mercoledì 8 dicembre alle 17.25 su Rai5, Ughi si sofferma sulla figura di Ludwig van Beethoven, di cui intrepreta alcuni dei brani più celebri, tra cui: Romanza in fa maggiore per violino e orchestra op. 50, con I Filarmonici di Roma; la Sonata a Kreutzer, con Rudolf Buchbinder al pianoforte; Sonata op. 24 in fa maggiore, con Tamas Vasary al pianoforte; Concerto in re maggiore per violino e orchestra op.61 con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e il direttore Zubin Mehta.

Uto Ughi, all’anagrafe Bruto Diodato Emilio Ughi[1] (Busto Arsizio21 gennaio1944), è un violinista italiano, considerato uno dei massimi esponenti della scuola violinistica italiana.

Uto Ughi è nato a Busto Arsizio da Bruno Ughi, avvocato originario di Pirano in Istria, e da Maria Miana, nativa di Voltago Agordino. Ha iniziato da piccolo («a 6-7 anni» dice lui stesso) lo studio della musica e del violino presso la Scuola di musica “Giovanni Battista Pergolesi” a Varese, sotto la guida di Ariodante Coggi, debuttando a soli sette anni al Teatro Lirico di Milano e imponendosi subito all’attenzione della critica e del pubblico come uno straordinario talento.[2] Ha studiato con George Enescu a Parigi, con Corrado Romano a Ginevra, con Yvonne Astruc e Riccardo Brengola all’Accademia Chigiana di Siena, incontrando nel ricco ambiente culturale senese Andrés Segovia e Pablo Casals.[3]

Nel corso della sua carriera si è esibito con le maggiori orchestre del mondo (tra cui la Concertgebouw di Amsterdam, la Boston Symphony Orchestra, la Philadelphia Orchestra, la New York Philharmonic, la Washington Symphony Orchestra, la Philharmonia Orchestra di Londra, la Bayerischer Rundfunk, i Filarmonici di Roma e l’Orchestra Rai di Torino) e sotto la direzione dei più prestigiosi direttori, tra cui CelibidacheGiuliniPrêtreSawallischSinopoliKondrašinHaitinkRostropovichMaazel e Davis. Particolari consensi ha riscosso al Festival di Salisburgo e in India, con l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Zubin Mehta.[4][5][6]

Uto Ughi, oltre ad una prolifica attività concertistica sia in Italia che all’estero, ha dato vita a diversi festival e rassegne musicali, quali “Omaggio a Venezia” (1976), finalizzato alla raccolta di fondi per il restauro dei monumenti della città e “Omaggio a Roma” (1999-2002), per la diffusione del patrimonio musicale. Dal 2003 gli scopi di tali eventi sono stati ripresi nel festival “Uto Ughi per Roma”, del quale Ughi è fondatore e direttore artistico. Da ricordare anche l’istituzione, con Bruno Tosi, del premio “Una vita per la Musica”.[7]

Il 4 settembre 1997 gli viene conferita dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i suoi meriti in campo artistico, mentre nell’aprile del 2002 riceve la Laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni. Fra le altre onorificenze ricevute da Uto Ughi, vi sono il titolo di Accademico di Santa Cecilia (1978), di Commendatore della Repubblica (18 febbraio 1981, conferitogli dal presidente Pertini), di Grande Ufficiale (2 giugno 1985). Tra i riconoscimenti più significativi vi sono il premio “Una vita per la musica – Leonard Bernstein” (1997), il Premio “Galileo 2000” (2003), il Premio internazionale “Ostia Mare” di Roma (8 agosto 2003), il Premio America della Fondazione Italia USA (2015) e il Premio Internazionale Cicognini (2019).[8]Uto Ughi nel 1970

Nel 2013 esce per Einaudi la sua autobiografia Quel diavolo di un trillo. Note della mia vita. Nel 2020 durante il lockdown per la pandemia di COVID-19 è scelto dal Ministero degli Esteri per diffondere nel mondo un messaggio di promozione della cultura italiana assieme ad altre personalità del mondo musicale come Andrea BocelliPaolo FresuRenato ZeroTiziano Ferro e Massimo Ranieri.[9]