lunedì, Giugno 10, 2024
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Falsificazione di testamento: interdetti due avvocati del Foro di Macerata

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Falsificazione di testamento: interdetti due avvocati del Foro di Macerata


Nel mese di novembre dello scorso anno, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria aveva dato esecuzione a
misure cautelari personali, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Macerata, nei
confronti di due legali, entrambi iscritti all’Ordine degli Avvocati di Macerata, indagati per i reati di
falsificazione di testamento e circonvenzione di incapace.

La vicenda traeva origine dalla morte di una signora ultranovantenne di Civitanova Marche, avvenuta
nell’ottobre 2020, a seguito della quale all’unico figlio avrebbe dovuto spettare l’intera cospicua eredità.
In realtà, dalle investigazioni eseguite dai finanzieri, su delega della Procura della Repubblica di Macerata, era
emersa l’esistenza di un testamento apocrifo, sulla base del quale la metà del patrimonio sarebbe spettata di
diritto all’avvocatessa, nonché la circostanza che gli indagati, approfittando della condizione di debolezza
dell’unico figlio, in precarie condizioni fisiche e mentali, e attraverso una frequentazione assidua e costante, lo
avevano indotto a firmare una procura generale a favore di uno di loro.

Sulla base delle indagini esperite, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale aveva disposto, a
carico dei due legali: l’interdizione per un anno dalla professione di avvocato, in ordine alla cura, in ogni sede
giudiziaria ed extragiudiziaria, degli interessi della vittima nonché alla cura e gestione di ogni procedura in
materia di interdizione, inabilitazione e amministrazione di sostegno; il divieto di comunicazione e di
avvicinamento all’abitazione e alla persona della vittima, mantenendo una distanza minima, da controllare
mediante l’applicazione di braccialetti elettronici.

A seguito di ricorso proposto dal Pubblico Ministero, la Sezione Riesame e Appelli del Tribunale di Ancona, ha
disposto l’aggravamento delle precedenti misure cautelari, ordinando l’interdizione da tutte le attività inerenti
alla professione di avvocato per la durata di 12 mesi.

Alla base di tale decisione vi sono una serie di significativi episodi rilevati dagli inquirenti nel corso delle
indagini, in ordine ai quali sono stati ritenuti sussistenti gli estremi per la configurazione del reato di
circonvenzione di incapace: era infatti emerso che i due legali, abusando della situazione di “fragilità” della
vittima, l’avevano indotta a sottoporsi ad una serie di costose visite specialistiche presso professionisti (anche
rinomati) in psichiatria, al fine di ottenere diagnosi di “normalità” mentale e psichica, in modo da indurlo ad
agire in giudizio per provocare la revoca dell’amministratore di sostegno, onde poter avere “campo libero” nella
gestione del patrimonio della vittima. Proprio alla luce di tali circostanze, il Tribunale, oltre a confermare il
divieto di avvicinamento a quest’ultima, ha esteso la misura interdittiva già adottata, ricomprendendovi tutte le
attività inerenti alla professione legale.

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