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Anticipazioni per “Enrico Caruso, e ricomincia il canto” del 25 febbraio alle 16.50 su Rai 5: l’uomo dietro il mito

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Anticipazioni per “Enrico Caruso, e ricomincia il canto” del 25 febbraio alle 16.50 su Rai 5: l’uomo dietro il mito

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Enrico Caruso, il tenore che ha reso la lirica e la musica napoletana amate in tutto il mondo.

A cento anni dalla sua scomparsa uno speciale per raccontare un mito: la povertà a Napoli, il successo in USA, i milioni di dischi venduti e poi di nuovo a Napoli per morire davanti al suo mare.

Il 2 agosto di cento anni fa nella sua amata Napoli moriva Enrico Caruso, forse il più grande tenore della storia.

A lui Rai Cultura dedica l’omaggio in onda venerdì 25 febbraio alle 21.15 su Rai5.

Roberto Giannarelli firma la regia del documentario che ricostruisce la vicenda umana dietro al mito che ha reso la lirica e la musica napoletana celebri in tutto il mondo: la povertà a Napoli, il successo negli Stati Uniti, i milioni di dischi venduti e il ritorno a Napoli per poter morire davanti al suo mare.

Enrico Caruso (Napoli25 febbraio 1873 – Napoli2 agosto 1921) è stato un tenore italiano.Enrico Caruso as Turiddu, Enrichetta Ferrara Moscati as Santuzza, Cavalleria Rusticana. Caserta, 1895.

Dalla critica e dagli amatori è considerato per carisma e temperamento tra i più grandi tenori di fama mondiale.[1]

Enrico Caruso nacque a Napoli, nel quartiere di San Carlo all’Arena, in via Santi Giovanni e Paolo 7, il 25 febbraio del 1873 da genitori originari di Piedimonte d’Alife (rinominato, nel 1970Piedimonte Matese), nell’allora provincia di Terra di Lavoro (confluito poi nella neo-costituita provincia di Caserta nel 1945). Il padre, Marcellino Caruso (18401908), era un operaio metalmeccanico, mentre la madre, Anna Baldini (18381888), era una donna delle pulizie.

Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni andò a lavorare col padre in fonderia, ma sotto l’insistenza della madre si iscrisse a una scuola serale, dove scoprì di essere portato per il disegno; iniziò poi ad elaborare progetti di fontane per l’officina dove lavorava. Nel frattempo cresceva in lui il talento e la sua voce. Le prime arie d’opera e le prime nozioni di canto gli vennero insegnate dai maestri Schirardi e De Lutio.

Nel 1888 la madre morì di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si risposò con Maria Castaldi.Caruso posa accanto a un elegante grammofono modello Victrola

Oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico fece qualche apparizione in spettacoli teatrali. La sua voce nel frattempo si era irrobustita e le piccole rappresentazioni cominciarono a non bastargli più. La sua fortuna iniziò quando il baritono Eduardo Missiano, sentendolo cantare a un funerale nella chiesa di Sant’Anna alle Paludi, una messa di Saverio Mercadante, si entusiasmò a tal punto che lo presentò al maestro Guglielmo Vergine, il quale accettò di dargli lezioni per migliorare la voce, ma pretese da lui il 25% dei suoi compensi con un contratto che sarebbe durato cinque anni.

Nel 1894 Caruso venne chiamato alle armi, ma dopo solo un mese e mezzo, grazie alle leggi in vigore a quel tempo e a un maggiore che era amante della musica, venne congedato e inviato a casa per permettergli di continuare a cantare e a studiare. Dopo le lezioni con il maestro Vergine, Caruso si sentiva ormai pronto all’esordio, ma alle prove per la Mignon di Ambroise Thomas non venne accettato. Esordì il 15 marzo 1895 nel ruolo del titolo in L’amico Francesco di Mario Morelli, percependo 80 lire per quattro rappresentazioni (poi ridotte a due (15 e 20 marzo) a causa dello scarso afflusso di pubblico e nonostante una buona critica). Non fu un trionfo, ma per la prima volta fece parlare i giornali di sé, assieme al baritono Achille Ciabò, al soprano Maria Belvetti, all’impresario Carlo Ferrara e all’agente teatrale Ciccio Zucchi. Nel 1895, interpretò Turiddu insieme a Enrichetta Ferrara Moscati, interprete di Santuzza, in “Cavalleria Rusticana” al Teatro Cimarosa a Caserta.