sabato, Aprile 27, 2024
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Anticipazioni per “Albino e Plautilla” di Leonardo Vinci del 16 aprile alle 19.40 su Rai 5: dal Galoppatoio della Reggia di Portici

albino e plautilla

Anticipazioni per “Albino e Plautilla” di Leonardo Vinci del 16 aprile alle 19.40 su Rai 5: dal Galoppatoio della Reggia di Portici

Il Galoppatoio dei Musei della Reggia di Portici riapre al pubblico grazie  ai volontari di Aperti Per Voi

Per la Grande Musica Lirica in TV oggi pomeriggio sabato 16 aprile alle 19.40 in onda su Rai 5 dal Galoppatoio della Reggia di Portici “Albino e Plautilla” di Leonardo Vinci.

Le avventure di Albino, capitano di milizie, e della damigella innamorata Plautilla, tra travestimenti e danze, strategie d’amore e insinuazioni, fino all’immancabile lieto fine.

E’ l’intermezzo buffo del compositore settecentesco Leonardo Vinci “Albino e Plautilla”, prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini.

Nell’originale drammaturgia è il compositore stesso a condurre lo spettatore attraverso il racconto della sua vita. La drammaturgia è di Angela Di Maso, che firma anche la regia e il disegno luci, mentre è di Paolo Maione la consulenza musicologica.

Protagonisti, Massimo Finelli, attore, Gaia Petrone, mezzosoprano, Javier Povedano, baritono, Bruno Leone, maestro burattinaio, e l’ensemble Talenti Vulcanici diretto da Stefano Demicheli.

Le avventure del capitano e della damigella si succedono tra travestimenti e danze, strategie d’amore e insinuazioni fino al lieto fine. Nell’originale drammaturgia è il compositore stesso a condurre lo spettatore attraverso il racconto della sua vita.

Leonardo Vinci (Strongoli1690 o 1696 – Napoli27 maggio 1730) è stato un compositore italiano, tra i massimi rappresentanti della scuola musicale napoletana.

Studiò con Gaetano Greco presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, dove era entrato il 14 novembre del 1708. Nel 1719 fu nominato maestro di cappella presso Paolo di Sangroprincipe di Sansevero, ed ebbe modo di dar lezioni al nipote di costui, Raimondo. In questo periodo compose le sue prime opere, in napoletano, che ottennero un buon risultato: Lo cecato fauzo, rappresentata a Napoli presso il Teatro dei Fiorentini, e Le ddoje lettere. Il buon avvio fece sì che Vinci divenisse uno dei compositori più richiesti presso lo stesso teatro, per cui scrisse almeno otto commedie segnando anche l’affermazione, insieme a Leonardo Leo, di questo genere musicale nel panorama napoletano. Un notevole successo lo ottenne con l’opera Li zite ‘n galera scritta nel 1722 e rappresentata presso il teatro di San Bartolomeo. Successivamente compose altre opere rappresentate presso il Teatro nuovo (La mogliera fedele, ultima sua commedia, e La festa di Bacco) e iniziò a dedicarsi al genere serio con Publio Cornelio Scipione.

A seguito della notorietà ottenuta, venne invitato a Roma nel 1724 dove fece rappresentare il Farnace, composta sopra il libretto d’Antonio Maria Lucchini. In quest’opera, rappresentata con straordinario successo al Teatro Alibert, cantarono Domenico Gizzi, Virtuoso della Real Cappella di Napoli nel ruolo di Farnace e Carlo Broschi, detto Farinelli. Nello stesso anno scrisse due opere per la città di Napoli e nel 1725 ne compose una per quella di Venezia: l’Ifigenia in Tauride. Nel 1725, fino alla sua morte, venne assunto presso la cappella reale di Napoli come provicemaestro. Nel Carnevale del 1726 presentò a Roma, al Teatro delle Dame (ex Teatro Alibert) uno dei suoi capolavori, la Didone Abbandonata su libretto di Metastasio, in cui cantarono Domenico GizziFarfallino e Antonio Barbieri. Nel 1728 si aggregò alla confraternita del SS. Rosario presso la chiesa di Santa Caterina a Formiello a Napoli e nello stesso anno, dopo la morte di Gaetano Greco, ottenne anche il posto di maestro di cappella presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo ove ebbe tra i suoi allievi Pergolesi. Quest’occupazione, tuttavia, durò poco in quanto nell’ottobre dello stesso anno venne sostituito da Francesco Durante.
Fu uno dei maggiori rappresentanti del teatro operistico del suo tempo, mise in musica sei libretti di MetastasioDidone abbandonataSiroe re di PersiaCatone in UticaLa Semiramide riconosciutaAlessandro nell’Indie e Artaserse.
La sua ultima opera, Artaserse appunto, venne rappresentata nel 1730 a Roma. Nello stesso anno Vinci morì in circostanze non chiare. Pare che fosse un amante del bel vivere, secondo le testimonianze del Metastasio e del Frugoni, e, secondo una leggenda, sarebbe deceduto a seguito d’un avvelenamento. Fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina a Formiello, grazie all’interessamento della sorella del cardinal Ruffo che provvide a sostenere le spese, dato che il musicista era morto povero.