Civitanova Marche è diventata il “Bronx”?
di Maurizio Verdenelli
C’e’ ‘scappato’ il secondo morto in dieci giorni. A Civitanova Marche dopo corso Umberto stavolta e’ accaduto l’altra sera sul lungomare sud intitolato al maresciallo M.O. Sergio Piermanni. Che 45 anni fa immolo’, trentasettenne, la vita per stroncare la nascente violenza in citta’ ed oltre. Falciato a tradimento sulla piazza della stazione Fs dai proiettili del clan dei catanesi in fuga da P.S.Giorgio dopo aver ucciso un brigadiere, ferito un maresciallo ed un capitano dei Cc. Chi scrive, inviato del ‘Messaggero’, c’era in quell’alba livida ed insanguinata del 18 maggio 1977, alle ore 4, 15. I tre killer del sottufficiale vennero eliminati dall’allora brigadiere Angelo Albanese.
Il supremo sacrificio di Piermanni fu dichiaratamente riconosciuto come al centro di quel tragico scontro che effettivamente blocco’ per oltre trent’anni la penetrazione della violenza e della criminalita’ organizzata sul litorale. Qualche tempo prima se n’erano gia’ avvertiti i segnali tanto che un giovane amministratore pubblico sangiustese, Giulio Silenzi aveva organizzato un convegno sul tema. Il manifesto a memoria diceva all’incirca: ‘Se la costa esplode’. Corredato dall’immagine di un territorio racchiuso nel ‘profilo’ di un ordigno pronto a deflagrare.
No, la costa tra il Fermano e il Maceratese non salto’ in aria grazie ad un eroe che non si giro’ dall’altra parte. Quando pur essendo in licenza, Piermanni incrocio’ il brig. Albanese (presente quella notte nel palazzo dove lui abitava con la famiglia, per far sviluppare ad un fotografo il rullino rinvenuto nell’auto dei banditi) non ci penso’ infatti due volte ad unirsi al collega postosi alla loro caccia.
Dopo il caso Alika, 39 anni, che ha visto Civitanova scendere in piazza, ora la citta’ ancora sotto choc subisce nella ‘notte’ che sta attraversando un altro durissimo colpo. Un’altra vittima seppure all’interno di un episodio di matrice diversa. Una tragica ‘story’ – il trentenne tunisino ucciso a coltellate all’altezza del tratto del lungomare Piermanni, tra via Mazzini e d’Azeglio- sembra maturata (riferisce l’Ansa) nel mondo senza pieta’ dei pusher. Una matrice che appare comune ad un’altra vicenda di questo sequel di violenza accaduto in questo arco di 10 giorni che hanno sconvolto Civitanova Marche: un giovane pakistano sottratto da due turiste romane alla furia di due magrebini ai giardini Cavour. Un ‘rosario’ dai drammatici ‘grani’ di dolore, violenza, pubblico sconvolgimento: decine di ragazzi con una ‘preda’ al centro. Anche in questo caso, come in quello tragico di corso Umberto, documentato da un filmino.
Si scrive Civitanova si legge Bronx? Andiamoci piano! La citta’ e’ cresciuta a dismisura con immigrazioni interne post sisma ed esterne. Ed e’ al centro di clandestine immissioni sopratutto via mare, di quantitativi di ‘nuova droga’: raffinatissima e a buon prezzo. Proveniente dalla sponda albanese sopratutto. Il mercato e’ conteso duramente dalle bande albanesi e nigeriane. Un supermarket esteso a Macerata e alla provincia “maglia nera” tra le altre di una regione a sua volta ‘maglia nera’ in Italia. In quale categoria? Tra i morti per overdose in percentuale rispetto alla popolazione. Chi credeva che la ‘question’ maceratese fosse stata risolta con le esemplari condanne di Innocent Oseghale (peraltro ancora da definire a Perugia) e Luca Traini, si e’ sbagliato. A Civitanova, ormai capoluogo sotto ogni profilo e dove ci si chiama(va) ‘fra’ e perfino ‘nepo’, l’arrivano i nostri’ a rinforzare il ‘Fort della Sicurezza’ sarebbe auspicabile. Anche senza squilli di tromba. O no?
Foto: https://en.wikipedia.org/wiki/Civitanova_Marche
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