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Filippo Saltamartini, 11 settembre 2001: “La salvezza da quel Tau francescano”

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Filippo Saltamartini, 11 settembre 2001: “La salvezza da quel Tau francescano“. “Ho visto sopra di me ‘comporsi’ tramite due gigantesche assi strutturali crollate per decine e decine di piani. Alla fine incrociatisi per misterioso destino nella forma del Tau”

di Maurizio Verdenelli

Il Tau francescano. E’ il piu’ antico ‘segno’ cristiano parallelo e nello stesso tempo simbiotico della Croce, simbolo di redenzione e del sacrificio attraverso il quale si compie la salvezza dell’uomo. Veniva tracciato, il Tau, nelle catacombe. E dal Poverello d’Assisi fuori dalle singole celle dei confratelli ‘benedetti’ dal Santo con quel segno, tanto da diventare per antonomasia ‘francescano’. Negli Usa la suora francescana Rosemary Lynch ne ha fece l’icona della sua aperta battaglia ‘pacifista’ contro la minaccia, sopratutto, della guerra nucleare.

“Ho visto sopra di me ‘comporsi’ tramite due gigantesche assi strutturali crollate per decine e decine di piani. Alla fine incrociatisi per misterioso destino nella forma del Tau. Che ha bloccato l’enorme materiale edilizio, un’autentica cascata, che avrebbe senza dubbio sommerso ed ucciso i tanti che avevano raggiunto il piano terra della torre. Ponendosi in tal modo in salvo uscendone fuori dalla torre stessa ‘ferita a morte’. Senza quel blocco improvviso ‘piovuto’ miracolosamente dall’alto ad arginare la ‘cascata’, i sopravissuti non avrebbero trovato scampo. E la tragedia avrebbe contato un numero molto maggiore di vittime. Quel Tau io l’ho visto sopra di me, quell’11 settembre 2001. Ce l’ ho ancora negli occhi. Non lo dimentichero’ per tutta la vita”.

Parole del sen. Filippo Saltamartini, gia’ parlamentare della Repubblica e sindaco di Cingoli (Mc) attuale assessore regionale marchigiano, ‘padre’ dell’attuale riforma sanitaria.

Filippo Saltamartini, quel terribile giorno e’ stato il primo alto funzionario di polizia a livello internazionale, ad essere a Ground Zero l’11 Settembre 2001.  Invitato, esattamente 21 anni fa, dai supremi Organi di pubblica sicurezza Usa. E in quel suo particolare ruolo, l’attuale amministratore regionale delle Marche si e’ trovato ad essere il primo ad accedere all’interno di una delle Twin Towers della World Trade Center di Manhattan, al centro dell’attacco aereo dei terroristi di Al Qaida. Costato 2.977 morti.

Ricorda ancora Filippo Saltamartini:

“Le autorita’ americane mi accolsero con tutti gli onori alla stazione di Mahattan. Hanno grande rispetto verso chi abbia collaborato con loro in qualche impresa di particolare rilievo nazionale. Sopratutto all’estero. La mattina dell’attentato mi avevano fatto chiamare e subito fatto venire in America. Non dimenticando appunto il fatto che avevo contribuito a liberare il generale James Lee Dozier prigioniero delle Brigate Rosse”.

L’alto ufficiale, il giorno della cattura da parte di uomini delle BR travestiti da idraulici, nella sua casa veronese il 17 dicembre 1981 era il vice capo di Stato Maggiore delle Forze terrestri alleate in Sud Europa dislocate dalla Nato. Seguirono quaranta giorni di indagini intense concluse 

con la liberazione di Dozier da parte dei Nocs che irruppero nella casa-prigione di Padova e l’arresto dei sequestratori.

L’11 Settembre 2001: un giorno che non dimentichera’ mai un altro maceratese illustre. Il piu’ famoso in America e nel mondo del cinema: il premio Oscar Dante Ferretti. La sera prima ad uno degli altissimi piani di una delle ‘Torri gemelle’ aveva concordato con Anthony Minghella (regista del pluripremiato ‘Il paziente inglese’) il contratto per la scenografia di ‘Ritorno a ..

‘ che una nomination alla leggendaria statuetta, l’ennesima per la coppia d’oro del cinema mondiale, l’avrebbe comunque guadagnata. 

Ferretti e Minghella si sarebbero dovuti rivedere il giorno dopo nello stesso ufficio dove sarebbe dovuta arrivare Francesca Lo Schiavo, moglie di Ferretti e sua prima collaboratrice (6 Oscar in due, 3 a testa). Nell’albergo di Manhattan era tuttavia seguita una notte terribile per Dante che da piccolissimo era sopravvissuto al crollo della casa paterna nel bombardamento di Macerata. Tanto che alle prime luci dell’alba, il grande scenografo aveva abbandonato l’albergo e Manhattan. Giusta intuizione: qualche ora appena prima dell’attacco terrorista. Francesca da parte sua, l’America quella mattina non la raggiunse. L’aereo su cui volava sarebbe rientrato per sicurezza a Roma virando in pieno Oceano Pacifico. 

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