venerdì, Marzo 29, 2024
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“Not in my name” – l’espressione del disagio

roseto

Ruceviamo e pubblichiamo – “Not in my name” è uno slogan di protesta che nella storia recente è stato usato più volte.

Nel 2015, dopo i drammatici attentati di Parigi del ISIS, le comunità islamiche lo urlarono in tutte le piazze europee ed italiane per prendere le distanze da chi dichiarava di uccidere in nome della loro fede.

“Sconfiggiamo il cancro del terrorismo” questo il motivo del loro scendere in piazza. Insieme cristiani, ebrei e mussulmani, tutti cittadini con gli stessi diritti e gli stessi doveri.

“Non nel mio nome” un concetto che rappresenta un sentimento di disagio, di presa di distanza, di protesta rispetto a cosa sta succedendo.

Che cosa è il voto in una elezione democratica se non dichiarare la propria adesione al principio intrinsecò della democrazia rappresentativa e, in seconda battuta, al pensiero politico di un determinato partito?

Mai come in questa tornata elettorale italiana sentiamo tutti un forte sconcerto per la pochezza dei contenuti dei programmi dei singoli partiti che sono presenti in campo.

Parole vuote, slogan urlati che non hanno nessun collegamento con la profondità della crisi in Italia, niente di profondo, serio e qualificato.

Per commentare questa fase della politica italiana sarebbe appropriato usare una famosa frase del grande Paolo Villaggio ma l’argomento, la nostra democrazia, mi impedisce quel linguaggio, mi impedisce di trasformare questa tragedia culturale in farsa.

Mi limiterò ad esprimere il mio profondissimo disagio. Avendo una certa consuetudine con la lettura e con gli argomenti approfonditi seriamente, quello che vedo e sento mi annoia e preoccupa.

Noi, “cittadini semplici”, dal mio punto di vista, abbiamo il dovere di esprimere concretamente questo disagio.

In democrazia il “pensiero”, anche il “disagio”, si esprime con il voto.

Voto che rappresenta il più alto momento democratico.

L’articolo 48 della Costituzione italiana definisce i caratteri del voto nel nostro sistema democratico.

In primo luogo afferma che il voto è un dovere civico ed è definito personale, eguale, libero e segreto.

il voto non può essere delegato, ecco cosa significa personale.

Non andare a votare è una forma di “delega” agli altri.

il voto di un singolo è uguale ed ha lo stesso valore di quello degli altri. Non vi sono quindi distinzioni e deve essere espresso liberamente e direttamente.

Per questo mi rivolgo ai “cittadini semplici” come me chiedendo loro di non perseguire il percorso della protesta attraverso l’astensione ma di presentarsi all’urna ed annullare la scheda scrivendo “non nel mio nome”.

Questo gesto civico renderà plastico il nostro disagio.

La nostra amata Italia merita un momento di impegno silenzioso e gandiano da parte di tutti noi.

Ignoto Uno

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