giovedì, Aprile 25, 2024
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Pensando al domani: Marco Morosini “la mia, una storia ordinaria”

pensando al domani

In questi giorni si è parlato a livello locale e nazionale della storia di Marco Morosini (25 anni), giornalista e collega.

Laureato con 110 e lode, ha accettato, momentaneamente, di essere un collaboratore scolastico, con l’obbiettivo di continuare gli studi.

Leggendo i commenti sotto vari articoli, è possibile notare che il popolo si divide.

C’è chi ammira le doti del 25enne, chi si scaglia contro lo Stato e chi invece pensa che il ragazzo abbia solo voglia di notorietà.

Ad ogni modo, la storia di Marco fa riflettere, specialmente sul futuro dei giovani, che hanno il desiderio di realizzare i propri sogni, con o senza laurea.

Purtroppo, non tutti hanno la fortuna di poter continuare gli studi e nel mondo c’è anche chi, in realtà, preferisce andare a lavorare, piuttosto che iscriversi all’università, ma non per questo, vale meno degli altri.

Ecco che tanti giovani, non contenti della situazione che c’è in Italia, scappano, vanno all’estero, per non essere sfruttati da un sistema sociale e soprattutto politico, che invece di credere nei ragazzi, preferisce definirli tutti bamboccioni e schizzinosi.

Ognuno di loro ha una storia ed è veramente umiliante, nel 2022, trovare gente, che invece di unire le qualità di una o più persone, preferisce fare distinzioni, generando in questo modo, uno stato di malcontento e inutili rivalità.

In questo periodo, sentiamo spesso e volentieri la parola Pace, attribuita alle guerre, in particolare al conflitto tra Russia e Ucraina, dove lì, come in altre parti del mondo, tutti, giovani compresi, hanno un solo pensiero, pregare di non morire.

Perché oltre la pace, esiste anche la serenità interiore e questa viene a mancare quando la gente, oltre ai problemi quotidiani, si trova a combattere contro il famoso dito puntato che giudica, le porte chiuse in faccia al momento del bisogno, a “le faremo sapere” al “no non mi interessa” e tante altre parole, che invece di essere usate come un balsamo per il cuore, a volte feriscono.

Purtroppo, non tutti hanno la fortuna di avere una vita perfetta e nella società di oggi non esiste solo la storia di Marco.

C’è anche chi, non volendo, si è trovato con le spalle al muro, senza il sostegno della famiglia, che ricordiamo ha un ruolo determinante per la vita di ogni singolo individuo.

Ci sono giovani che soffrono perché hanno i genitori separati oppure è rimasto orfano troppo presto, o chi non li ha mai conosciuti.

Così una persona, comincia a farsi forza da sola, piano piano, giorno dopo giorno e questa persona, laurea o meno, merita rispetto, come chi ha avuto la fortuna di percorrere una strada più semplice.

Nella vita non abbiamo bisogno di chi dice “Tu sì, tu no”, ma di gente che crede nel prossimo ed esalta le doti, specialmente dei ragazzi.

Di chi aiuta i giovani ma anche gli adulti, a capire che c’è sempre una soluzione, perché demoralizzarsi non serve a nulla.

Ci sono giovani con o senza laurea, che hanno del potenziale ed è importante farlo emergere, piuttosto che dire “tu non vali niente, perché hai solo il diploma di scuole superiori o la terza media”.

Ricordiamo che nessuno nasce imparato, quindi invece di puntare il dito, di selezionare, di battere le mani per un ragazzo sì e per l’altro no, cominciamo a trattare tutti con rispetto, a scoprire le qualità di chi abbiamo di fronte, a pagare per il lavoro che viene svolto, perché non è nemmeno giusto pretendere e sfruttare chi ha voglia di imparare un mestiere per costruirsi il proprio futuro.

Ognuno ha la necessità di sentirsi utile a qualcosa e non un fallimento, per se stesso e gli altri.

Quante persone al giorno d’oggi sta affrontando la depressione? Quella sensazione di non farcela, di non essere all’altezza, di non valere nulla. Fatta di ansie, attacchi di panico e paura.

La paura di mettere i piedi fuori casa, di sentirsi giudicati, perché in questa società è più semplice puntare il dito, sghignazzare sulle disgrazie del prossimo, ma sono veramente poche le persone in grado di tendere una mano, di dare conforto e rassicurare.

Ognuno di noi è speciale e quando abbiamo di fronte una persona che purtroppo ha perso la speranza, invece di giudicarla o deriderla, abbracciamola, facciamole sentire la nostra presenza, viva e costante, perché le parole “Io ci sono” sono la più bella dichiarazione d’amore.

Di seguito le parole di Marco Morosini.

Elisa Cinquepalmi

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