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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Menniello del 17 gennaio alle 15.40 su Rai 5: “Farse emiliane” a cura di Belisario Randone

farse emiliane

Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Torquato Menniello del 17 gennaio alle 15.40 su Rai 5: “Farse emiliane” a cura di Belisario Randone – Per il Grande Teatro in TV di Torquato Menniello propone le “Farse Emiliane” in onda su Rai 5 martedì 17 gennaio alle 15.40 nella versione a cura di Belisario Randone trasmessa dalla Rai nell’agosto 1973.

I brani teatrali in onda sono “Un uomo di spirito” di Menniello con la regia di Giacomo Colli e l’interpretazione di Mario Pisu e Laura Betti dal Teatro Comunale di Budrio e “La buona idea della serva” da un canovaccio anonimo dell’800 con la regia di Sergio Velitti e l’interpretazione di Teresa Ronchi e Antonio Guidi.

Giacomo Colli (Brescia1928 – Desenzano del Garda22 aprile 1994) è stato un regista italiano.

Diplomato in regia all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma, è stato assistente di Orazio Costa e di Giulio Pacuvio. Nel 1956 ha avuto la sua prima collaborazione con il Teatro Stabile di Torino. Per esso il giovane Colli nel 1959 ha diretto La giustizia di Giuseppe Dessì con gran successo di critica e di pubblico e guadagnandosi la Grolla d’oro 1958-59 per la regia.

Ha poi collaborato con gli Stabili dell’Aquila, di Trieste, Napoli, Palermo e Catania, inscenando opere di Goldoni e di altri autori italiani e stranieri. Innamorato della Sardegna fin dalla messa in scena torinese di La giustizia di Giuseppe Dessì, è stato socio fondatore e direttore artistico della Cooperativa Teatro di Sardegna, una delle poche realtà cooperative in Italia. Con la compagnia di teatro sarda Giacomo Colli ha allestito, tra l’altro, nel 1972, Quelli dalle labbra bianche di Francesco Masala, nel 1993 La visita di Giulio Angioni e una rivisitazione delle farse spagnole del Siglo de oro[1].

Dagli anni ’80 ha collaborato con l’antica compagnia teatrale I guitti e con essa ha approfondito lo studio della produzione goldoniana nei suoi rapporti con la commedia dell’arte.

Con la RAI ha curato la regia di molte opere teatrali, di molti sceneggiati radiofonici e televisivi e di vari programmi culturali anche di tipo scolastico[2].

Il Teatro consorziale è un teatro situato a Budrio, nella città metropolitana di Bologna.[1]

Nato come teatro privato nel 1672,[2] si trova in via Garibaldi.

Secondo il cronista Domenico Maria Baldassarri, padre servita, che tra il 1663 e il 1690 redasse le Memorie antiche di Budrio, la gioventù budriese era quasi tutta, per un’innata inclinazione, dedita al recitar nei teatri. Dovette perciò essere questo il motivo principale che spinse due privati cittadini, nella seconda metà del XVII secolo, ad erigere un teatro nelle loro rispettive abitazioni.

Uno era il Teatro da Commedie per la gioventù, fatto costruire da Giambatista Fracassati (dotto religioso morto nel 1690), di cui assai presto si perdono le tracce.

L’altro teatro, fatto costruire da Paolo Sgarzi nel 1672, nel suo palazzo sito in via Longa di San Domenico, è giunto fino ai giorni nostri: ricostruito negli anni 1920 è l’odierno Teatro Consorziale. Da Paolo il teatro passò al di lui figlio Giambattista, colto studioso di belle lettere e accademico Intrepido; da questi alle nipoti nel 1724. Le sorelle Sgarzi (o Sgargi) nel 1735 vendettero il teatro a Giuseppe Maria Boriani, notaio assai benestante. In quell’anno furono redatte alcune perizie fatte da mastri muratori locali, che verificarono lo stato dell’edificio. Costoro rilevarono come da molti anni il teatro fosse inutilizzato e in uno stato assai rovinoso. Nel 1793 Giuseppe Maria Boriani junior morendo lasciò in eredità tutti i suoi averi, tra cui il teatro, all’Opera Pia Bianchi. L’edificio è stato di privata proprietà fino al 1802, quando fu acquistato dalla Partecipanza.

Nell’inventario dei beni il teatro è valutato lire 2.200; risulta inoltre dotato di scenario consistente in diverse tele e rispettive “giunte” rappresentanti: sala, atrio e giardino (valutate in tutto 400 lire).

Ad esclusione di una notizia riportata nel foglio settimanale “Bologna”, stampato da G. Monti, secondo cui il 16 ottobre 1696 fu rappresentata, del budriese Giuseppe Maria Cesari, «un’opera bellissima intitolata l’Incostanza costante, ove vi concorsero molte dame e cavalieri», nonché di un Sedecia ultimo re di Giuda del Granelli che sarebbe stato rappresentato nel carnevale 1742; nulla sappiamo di certo dell’attività svolta nel teatro in quel periodo, benché svariati indizi lasciano supporre che la struttura funzionasse. Tra questi, l’esistenza di uno scenario, come abbiamo visto, nonché di un bando “sopra il rispetto dovuto ne’ teatri”, datato 13 gennaio 1787, conservato presso l’archivio comunale di Budrio.

Ad operare nel teatro furono certamente i dilettanti di comica del paese. Pare inoltre che Faustino Trebbi vi abbia prestato gratis la sua opera di pittore-scenografo. Quasi certamente vi furono date le opere del capitano e membro del Consiglio della Comunità Domenico Inzaghi (1737-1824), letterato per diletto, autore di un gran numero di tragedie e commedie, e collezionista d’arte. Il quale, dando alle stampe le sue opere nel 1806, afferma nella prefazione: «Avevano è vero i miei drammi riportato in vari incontri il plauso degli ascoltanti».