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Il film documentario stasera in TV: “L’ostetrica di Auschwitz” venerdì 27 gennaio 2023

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Il film documentario stasera in TV: “L’ostetrica di Auschwitz” venerdì 27 gennaio 2023 alle 21.10 su Rai Storia – Nel 1943 la ostetrica Stanisława Leszczyńska viene arrestata dalla Gestapo per aver aiutato i prigionieri del ghetto di Łódź e mandata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau insieme ai suoi tre figli. Lì lavora come levatrice in condizioni disumane, fin quasi all’esaurimento.

I bimbi appena nati dovevano essere soppressi per ordine del dottor Mengele, ma Stanisława si rifiuta di farlo, rischiando la vita. Una donna alla quale la nipote Maria Stachurska ha dedicato il docufilm “L’ostetrica di Auschwitz” che, nella Giornata della Memoria, Rai Storia propone in prima tv venerdì 27 gennaio alle 21.10.

Il prof. Bruno Maida ci introduce alla storia di Stanislawa Leszczynska, levatrice polacca che si rilbellò agli ordini di Mengele rifiutandosi di sopprimere i bambini appena nati nel campo di concentramento di Auschwitz-B – irkenau… – di Maria Stachurska introduce Bruno Maida.

Tra il 1943 e il 1945, Stanisława dà assistenza a 3000 partorienti senza perdere nemmeno un bambino, nonostante il destino che avrebbe atteso moltissimi di loro, tra violenze, freddo e fame. Ma alcune centinaia, grazie alle caratteristiche somatiche “ariane” – ad esempio gli occhi azzurri – finiscono in orfanotrofio per essere adottati da coppie tedesche senza figli.

E in molti casi – adottando uno stratagemma – Stanisława riesce a far sì che le madri possano poi risalire a loro, dopo la liberazione dal campo.

Foto interna ed esterna: https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2023/01/Lostetrica-di-Auschwitz-215d275b-dd19-44d1-9fb5-73332e457868-ssi.html

campo di concentramento di Auschwitz è stato un vasto complesso di campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco chiamata Auschwitz). Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1944, vi furono sterminati più di 1 milione di prigionieri, in gran parte ebrei.[2] Oltre al campo originario, denominato Auschwitz I, durante il periodo dell’Olocausto nacquero diversi altri campi del complesso, tra cui il famigerato campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II), situato a Birkenau (in polacco Brzezinka), il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III), situato a Monowitz, (in polacco Monowice),[3] e altri 45 sotto-campi costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano utilizzati per lavorare nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.[4]

Il complesso dei campi di Auschwitz, il più grande[5] mai realizzato dal nazismo, svolse un ruolo fondamentale nel progetto di “soluzione finale della questione ebraica” – eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei (nel campo, tuttavia, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) – divenendo rapidamente il più efficiente centro di sterminio della Germania nazista. Auschwitz, nell’immaginario collettivo, è diventato il simbolo universale del lager, nonché sinonimo di “fabbrica della morte”, realizzato nel cuore dell’Europa orientale del XX secolo.[6]

Mentre l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica si avvicinava ad Auschwitz nel gennaio del 1945, verso la fine della seconda guerra mondiale, le truppe naziste mandarono la maggior parte della popolazione del comprensorio di Auschwitz, con le marce della morte, verso altri campi in Germania e Austria.[7][8] Le truppe sovietiche liberarono il campo il 27 gennaio 1945 alle 8:00[9] un giorno commemorato dal 2005 come Giorno della Memoria.[10]

Nel 1947 il parlamento polacco deliberò la creazione di un memoriale-museo che comprese l’area di Auschwitz I e Auschwitz II.[11] Nel 1979 il sito venne dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.[12] La denominazione iniziale Auschwitz Concentration Camp è stata modificata in Memorial and Museum Auschwitz Birkenau – German Nazi Concentration and Extermination Camp.[13][14]