mercoledì, Maggio 15, 2024
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Tempi moderni …. Quando i debiti vengono definiti “tesoretto”

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Tempi moderni …. Quando i debiti vengono definiti “tesoretto” – La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, il cosiddetto NADEF, varato dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre, ha certificato che l’economia italiana è significativamente malata avendo una crescita minore ed un deficit più alto del previsto.

L’esecutivo Meloni, in primis il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, e la “stampa amica” se ne accorgono solo ora. 

I toni dei media sono, però, assai pacati. Linguaggi e commenti da stampa amica quelli di oggi, nulla a che vedere con il trattamento che riservarono al secondo Berlusconi fino a farlo cadere eppure i fondamentali economici sono assai peggiori di quelli del tempo.

Mentre il sistema dei media fa finta di comprendere solo ora il quadro economico in cui versa la nazione e, in ogni caso, continua ad aiutare il governo rilanciando in modo compulsivo che l’inflazione sia in discesa e che si sia attestata al 5,4%, al contrario gli uffici studi di molti, e credibili, enti italiani e non, Confindustria e Confcommercio solo per citarne due fra i tanti, “urlano” la loro preoccupazione sull’andamento del sistema socio economico italiano, inascoltati, da molti mesi. Tempo che sarebbe potuto essere utilizzato in modo assai migliore dall’Esecutivo Meloni.

Per esempio leggiamo in queste ore che il ministro Adolfo Urso lancia il “quadrimestre contro l’inflazione”, forse finalmente allarmato dal continuo rallentamento dei consumi delle famiglie italiane e lancia, insieme alla Premier, “il patto anti-inflazione che dal 1° ottobre creerà un carrello tricolore per aiutare le famiglie”.

Noi “cittadini semplici” quotidianamente percepiamo una inflazione forse quadrupla rispetto a quel dato ISTAT  quantomeno quando ci fermiamo ad un distributore di benzina o entriamo in un supermercato e ci aspetteremmo azioni un po’ meno demagogiche ed assai più strutturali, magari già attuate dal primo quadrimestre di questo esercizio economico, atte ad evitare  la caduta verticale dei consumi in atto.

Palese la volontà del sistema mediatico di non evidenziare come le politiche di questo esecutivo abbiano prodotto un ulteriore peggioramento della tenuta economica della Nazione e della qualità della vita degli italiani.

Quanto presentato dal ministro Urso sembrerebbe una azione dai risultati pratici assai incerti. Per ridare slancio alla funzione dei consumi interni sarebbe assai più importante notare gli effetti perversi sull’andamento economico complessivo degli indici macroeconomici italiani del prezzo dei carburanti solo fintamente “tenuto sotto controllo” dai ministri aventi delega sul tema.

Allo stesso tempo produrrebbe effetti assai più qualificati agire sull’incremento folle dei ratei dei mutui immobiliari, i cui tassi sono, inspiegabilmente, i più costosi d’Europa.

Allo stesso tempo, come non notare l’assoluta assenza da parte dei ministri con delega di azioni strategiche per un rilancio del sistema industriale italiano? Siderurgia, metalmeccanica e chimica sono in una reale crisi strutturale, egualmente il settore agroalimentare.

Solo per appuntare alcune “azioni mancate” in questo primo anno Meloni. 

L’unica azione di governo prospetticamente a forte impatto sulla crescita del sistema paese è quel ponte sullo stretto fortemente voluto dal ministro Salvini. Progetto che parrebbe non poter essere realmente finanziato nella prossima manovra e, conseguentemente, rischia di continuare ad essere motivo di dibattito e non di sviluppo concreto del sistema economico e sociale italiano.

Questo è sembrato a noi “cittadini semplici”, un esecutivo assai Palazzo Chigi centrico su tutto, un esecutivo che, anche dagli esempi, alcuni fra i molti, appena sottolineati, appare assai opaco.

Opaco ed incoerente nella grande maggioranza delle azioni compiute ove le “ombre” stravincono sulle “luci” sia sui temi socio economici, in cui la Premier Giorgia Meloni ed il “Draghi boy” Giancarlo Giorgetti si muovono in totale autonomia, sia, ad esempio, sul tema dei migranti su cui le parole della campagna elettorale non hanno avuto nessun seguito. Sorvolando sulla politica estera ove, al netto del tanto girare della Premier, i fatti dicono che l’Italia ha delegato la materia a quel Biden che, sul tema e non solo, non ha libertà di azione nemmeno a casa sua.

Uniche note positive l’aver fatto terminare due azioni scellerate dei governi precedenti, quel 110% per le ristrutturazioni edili e quel reddito di cittadinanza la cui legge fu scritta, forse volutamente e clientelarmente, in modo da permettere innumerevoli truffe.

I media usano frequentemente la clava dello “spread” e dei “mercati” per eterodirigere gli esecutivi in Italia a favore di certi ambienti occulti ma assai presenti.

È avvenuto anche in queste ore pur se con toni assai più benevoli di quelli che ci avevano abituati, come non riportare alla memoria il periodo che anticipò la consegna della nostra amata Italia a Monti?

Non voglio nascondere, però, che in questa occasione, io, sempre “cittadino semplice”, le azioni dei famosi “mercati” le condivido.

La prima risposta al NADEF dei sempre citati “mercati”, infatti, è stata un incremento dello spread fra i rendimenti dei Btp e dei Bund.

Pur restando, infatti, sotto la soglia psicologica dei 200 punti, il divario ha raggiunto i 198,5 punti. 

Fatto le cui conseguenze saranno ben presto chiare sugli interessi sui titoli a copertura del debito pubblico, già oggi i più alti d’Europa, anche più alti dei titoli greci.

Importante evidenziare che in costanza di scadenza di circa 50 miliardi di BTP trentennali il rendimento degli stessi tocca il 4,84%, il massimo da aprile 2022. 

La reazione dei mercati è la vera cartina di tornasole sulla credibilità del sistema economico italiano e su come venga reputato il cosiddetto “rischio Paese” dagli investitori e, francamente, in assenza di azioni strutturali sui costi è assai difficile dare loro torto pur comprendendo perfettamente la strategia “ricattatoria” di alcuni ambienti finanziari internazionali. Quelli, tanto per essere chiari, fortemente ostili ad un rientro alla Casa Bianca nel novembre 2024 del Presidente Trump.

Il forte aumento del costo della ricopertura del debito pubblico italiano ha immediate conseguenze sulla manovra di bilancio che l’Esecutivo Meloni si accinge a varare, manovra che sarà a debito.

Questa, infatti, sarà una manovra finanziaria che vedrà un incremento di deficit pari ad ulteriori 14 miliardi.

Interessante notare che questo scelta viene definita “tesoretto” dai media. 

Questa la “parola chiave” con cui presenta il dato l’agenzia Ansa “parte da un tesoretto di circa 14 miliardi la manovra 2024 del governo Meloni”.

Ora i debiti vengono definiti “tesoretto”, io preferirei continuare a chiamarli “debiti” e ricordate a me stesso che li dovranno saldare le future generazioni. I figli degli italiani, i nostri figli se potranno o dovranno rimanere in Italia, molti stanno già lasciando il loro Paese.

Debiti, inoltre, che parrebbero essere improduttivi in quanto fondamentalmente legati ad elargizioni a pioggia e non ad investimenti che possano  essere volano di crescita strutturale.

Io, sempre “cittadino semplice”, provo ad approfondire e ricordo che il “deficit pubblico” è, nella contabilità di Stato, la situazione contabile che si verifica quando, nel corso di un esercizio finanziario, le uscite superano le entrate.

Uscite per “costi”, non per “investimenti”.

Per essere chiari aumentano i debiti che la nostra generazione di padri e madri mette sulle spalle dei nostri figli essendo il bilancio dello Stato negativo. In rosso. Profondo rosso.

Trovare un “tesoro” a casa di noi “cittadini semplici” significa “trovare soldi che esistono”, non “creare nuovo debito”.

Sarebbe onestamente molto edificante che i media nostrani se ne rendessero conto ed aiutassero l’opinione pubblica ad averne realmente coscienza.

Leggendo quanto emerge dal NADAF, noi italiani apprendiamo ufficialmente che l’Italia ha un sistema economico molto più debole del dichiarato ad inizio anno. 

Noi italiani apprendiamo di essere non solo più poveri ma, forse soprattutto, assai più deboli.

Altro che “tesoretto”!

Peccato che, sin dalla legge di previsione molti uffici studi ed analisti economici, fra cui la mia umile ed inadeguata persona, ritenevano quelle previsioni estremamente ottimistiche, inattuabili nel tempo di un esercizio, ancor più inattuabili in assenza di politiche economiche non demagogiche e di profonda svolta del sistema paese.

Palazzo Chigi, oggi, parla di una manovra “all’insegna della serietà e del buonsenso”. 

Noi, sempre “cittadini semplici”, ne prendiamo atto e ne siamo lieti. 

Allo stesso tempo preferiremmo vedere attuata una politica di semplificazione amministrativa che tagli, magari brutalmente, gli eccessi burocratici ed i correlati costi, investa capitali in opere strategiche che producano nuovo lavoro, efficienti gli assai scadenti servizi amministrativi ed entuali riducendone i costi e migliorandone gli standard azzerando le duplicazioni delle funzioni pubbliche, definisca una politica industriale di lungo periodo che permetta ai privati, italiani o stranieri che siano, di investire con certezze adeguate, persistenti e reali nella nostra amata Italia.

Questo rappresenterebbe realmente un percorso improntato alla promessa della Premier Giorgia Meloni di dire “basta con gli sprechi del passato”.

Certamente una politica di svolta necessiterebbe anche, non solo, di “risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie”, come in queste ore dice la stessa Premier. 

Anche, non solo, per l’appunto e, soprattutto, non con azioni clientelari a pioggia ma con azioni strutturali incisive.

Noi “cittadini semplici” sappiamo che “aiutare le famiglie” vuol dire, più di qualsiasi altra cosa, dare una certezza di lungo periodo attraverso politiche industriali ed amministrative chiare e stabili che creino posti di lavoro qualificati ed a tempo indeterminato. Conseguentemente adeguatamente remunerati perché capaci di produrre crescita stabile.

Ogni altra scelta noi, sempre “cittadini semplici”, le definiamo “clientela”.

Quella che il governo Meloni si appresta a varare sarà una manovra basata su una leva costruita sul deficit, una manovra basata, per l’ennesima volta, sulla scelta di “alzare l’asticella dell’indebitamento per il prossimo anno” come ha detto in conferenza stampa il ministro Giorgetti che dichiara che l’Italia è “nella cornice delle regole europee” pur se “l’obiettivo del 3% non viene rispettato”.

Lo stesso ministro ritiene che “l’asticella sia stata posta a un livello di assoluta ragionevolezza”, frase che non spiega in funzione di quali elementi la stessa sia “ragionevole”.

In parole semplici e dirette, una manovra elettorale se non clientelare.

L’ennesima, in fondo in Italia si vota in continuazione.

L’esecutivo Meloni ritiene che la scelta di “fare ulteriore deficit” permetterà di confermare gli “interventi indispensabili a beneficio dei redditi medio bassi”. 

Praticamente sposta il problema alle prossime generazioni, come non notare che lo stesso Esecutivo stima che “il PIL italiano peggiorerà sia nel 2023 che nel 2024” e ritiene “possibile una variazione al rialzo del rapporto deficit/Pil”.

Il governo definisce “prudenti” le linee guida della prossima manovra di bilancio e in linea con lo scenario macroeconomico.

Utile ricordare che il Pil italiano del 2023 sarà di +0,8% ben lontano dal tendenziale ipotizzato nel Def a +1% e che nel 2024 sembrerebbe attestarsi a +1% lontanissimo da quel +1,4% del documento di economia e finanza. 

In questo clima a tinte fosche si inserisce anche Eurostat che chiede all’Istat di riesaminare la contabilizzazione del bonus del 110% , bonus che Nomisma stima essere costato agli italiani ben 150 miliardi di euro, numero lontanissimo da quello attualmente iscritto nella contabilità di Stato.

Dovesse essere confermata l’ipotesi di Nomisma,fatto probabile, il disavanzo ipotizzato ad aprile al 4,5% del Pil salirebbe ad oltre il 5%.

Da “cittadino semplice”, visti questi dati, la parola “tesoretto” proprio non riesco a comprenderla, al contrario, chissà perché, gli stessi dati fanno venire alla mia mente la parola “caos”.

Infine, nel leggere i segnali deboli provenienti dalle esequie del Presidente Emerito Napolitano il quotidiano Affari Italiani ritiene di poter intravvedere nei dialoghi a margine delle stesse le prove generali per la caduta dell’esecutivo Meloni e la “creazione” di un esecutivo Giuliano Amato sostenuto da tutti meno che da Fratelli d’Italia e Lega.

Forse fantapolitica, quale politico italiano potrebbe per davvero sostenere un nuovo esecutivo presieduto dal Signor Sottile, quello che tolse i risparmi dai conti correnti degli italiani notte tempo, ma, trattandosi di Affari Italiani, un quotidiano capace di “ascoltare”, e trattandosi delle esequie di quel Napolitano, quelle che hanno potuto vedere un Papa salutare un feretro senza segnarsi con la Croce, quelle osannate dai media ma con i maxi schermi nelle piazze senza nessuno che li guardava, quelle che hanno visto un antico amico e beneficiato del Presidente Silvio Berlusconi dichiarare che l’allora Presidente della Repubblica Napolitano non avesse tramato per far saltare il governo Berlusconi e creare uno degli esecutivi più detestati dal popolo italiano, quello di Monti, noi “cittadini semplici”, basiti e terrorizzati, guardiamo la tragedia dei conti della nostra Patria con maggiore preoccupazione per la qualità del nostro già assai peggiorato potere di acquisto e speriamo, chiediamo, un forte cambio di passo alla Premier Meloni.

Magari un ritorno alle origini per la Premier, anche nelle frequentazioni internazionali.

Per molti “cittadini semplici” italiani, infatti, quel cattivone di Trump è assai più credibile ed affidabile di quel Tony Blair e quel Edi Rama dalla stessa frequentati nelle vacanze d’agosto.

Opinioni ovviamente.

Ignoto Uno

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