Cristiani e Musulmani insieme «per rinnovare la Pace e il rispetto reciproco dei precetti e delle festività religiose in Terra Santa».«Mentre i Cristiani osservano la Quaresima e i Musulmani hanno iniziato a onorare il mese di Ramadan, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) si unisce alla Comunità Religiosa Islamica Italiana (Coreis) nel sollecitare un radicale ritorno agli insegnamenti fondanti delle nostre rispettive religioni, le quali esortano ad amare l’unità al di sopra delle divisioni, nel rispetto delle differenze, e a portare costante dignità per la vita di ogni persona», si legge nel comunicato stampa inviato dalla Coreis.
«Rivolgiamo questo appello per un immediato cessate il fuoco a Gaza e per la incondizionata liberazione di tutti gli ostaggi rapiti il 7 Ottobre 2023 in Israele. L’impegno a nutrire e curare dalle ferite la nostra umanità condivisa – si legge ancora – ci spinge a piangere e pregare per ogni singola vittima della terribile violenza che pervade il mondo, senza distinzioni di provenienza.
Durante questo tempo di preghiera e digiuno, ci appelliamo ai credenti e a tutti coloro che si dispongono al bene per sostenere l’umanità condivisa che è tanto cara alle nostre fedi e in particolar modo per moltiplicare gli sforzi per l’ottenimento di una immediata e definitiva fine delle violenze di ogni genere a Gaza che permetta a Ebrei, Cristiani e Musulmani di vivere pienamente il beneficio sacro della Quaresima e di Ramadan e delle festività religiose di Eid al-fitr, Pasqua e Pesach».
JRS e COREIS esprimono la speranza che «non soltanto possa placarsi la perdurante sofferenza di persone innocenti, ma che possa aprirsi la possibilità di uno spazio di dialogo e sicurezza reciproca. A questo fine, sollecitiamo tutti gli attori politici, governi e altre realtà, a supportare attivamente un cessate il fuoco e l’apertura di tali spazi per coloro che sono in grado di immaginare, oggi, un futuro non violento.
Lanciamo inoltre l’appello affinché venga dato tutto il supporto possibile alle coraggiose e profetiche persone che, pur sperimentando la violenza nelle proprie vite, sono ancora capaci di pensare a un tale futuro per ognuno nella regione. Sono essi gli attori che dovrebbero venire ascoltati e rafforzati in questa situazione.
Insieme, esprimiamo solidarietà alle vittime della violenza e ci uniamo alle loro accorate richieste di pace e di rispetto per l’umanità che condividiamo.
Insieme, continuiamo a farci ispirare dalle parole di papa Francesco e dell’Imam Ahmad al-Tayyeb nel Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune (2019), che invita a “adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio” e condanna “il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo (che) non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale. Occorre condannare un tale terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni”».
Fonte- Riforma.it- Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Con Terra Santa o Terrasanta (in arabo الأرض المقدسة?, al-Arḍ al-Muqaddasa; in ebraico ארץ הקודש? – trascrizione moderna Eretz haQodesh, trascrizione tiberiense ʾÉreṣ haqqāḏeš -; in greco: Ἄγιοι τόποι – pronuncia erasmiana della lingua classica /ˈagioj ˈtɔpoj/, pronuncia bizantina e moderna /ˈaji ˈtɔpi/ -; in latino Terra Sancta) si indica la regione compresa tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano, attualmente divisa tra lo Stato di Israele e i territori amministrati dall’Autorità Palestinese (Palestina). Storicamente l’aggettivo si riferisce al significato spirituale di quella terra per ebrei, cristiani e musulmani.
Storia
A partire dal secondo dopoguerra la regione si è trovata al centro del conflitto arabo-israeliano; anche per questa ragione il termine è oggi spesso utilizzato per indicare generalmente quell’area senza specificare “Israele” o “Palestina”, al fine di non favorire uno dei contendenti. Monumenti importanti sono la basilica del Santo Sepolcro, la città natale di Gesù, Betlemme, il Muro Occidentale del Tempio di Gerusalemme e la Cupola della Roccia.
Per gli Ebrei si tratta della Terra promessa, ossia la terra verso cui Dio ha guidato il suo popolo tramite il profeta Mosè; in essa si trovano le città sante di Gerusalemme e di Hebron.
Per i cristiani, che hanno in comune con gli ebrei l’Antico Testamento, è anche la terra in cui nacque, morì e risorse Gesù Cristo, incarnazione del Verbo; in essa si trovano le città legate alla vita di Gesù: Betlemme, Gerusalemme e Nazareth.
Tra i musulmani v’è la credenza che sia la terra in cui Maometto giunse al termine di un immaginario viaggio notturno (isrā’ ) che mosse dalla Mecca e che lo fece ascendere poi al Cielo (mi‘rāg ), visitando il Paradiso dopo aver sorvolato l’Inferno (per cui si veda Isrāʾ e Miʿrāj). La Cupola della Roccia di Gerusalemme fu eretta in età omayyade sul luogo da cui sarebbe cominciata la mistica ascensione del profeta dell’Islam.
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