Anticipazioni per “La storia del soldato” di Stravinskij del 27 novembre alle 10 su Rai 5: con le scene di Emanuele Luzzati diretto da Marcello Panni per la regia di Carlo Quartucci dall’Arancera di San Sisto Vecchio – Per la Grande Musica Lirica in TV andrà in onda oggi lunedì 27 novembre alle 10 su Rai 5 l’opera “La storia del soldato” di Igor’ Fëdorovič Stravinskij con la direzione di Marcello Panni per la regia di Carlo Quartuccii dall’Arancera di San Sisto Vecchio.
Per l’omaggio al genio di Emanuele Luzzati, scenografo e illustratore che ha fatto della musica una delle sue aree di interesse e creatività, nel centenario dalla nascita, Rai5 propone “La storia del soldato” di Stravinskij messa in scena da Carlo Quartucci con il suo gruppo del “Camion” in uno spazio teatrale insolito, l’Arancera di San Sisto Vecchio, in onda giovedì 17 febbraio alle 10 su Rai5. La direzione d’orchestra è di Marcello Panni, la parte del narratore è affidata a Carla Tatò. Interventi scenografici e costumi di Lele Luzzati.
Histoire du soldat, storia da leggere, recitare e danzare in 2 parti, è un’opera da camera composta da Igor’ Fëdorovič Stravinskij nel 1918 su libretto in francese di Charles-Ferdinand Ramuz.
La famiglia di Stravinskij si era trasferita in Svizzera a Morges nel 1915. La rivoluzione russa del 1917 provocò il distacco definitivo di Stravinskij dalla Russia, privandolo di ogni risorsa e rendendo la situazione economica critica; nelle stesse ristrettezze finanziarie si trovavano alcuni suoi amici svizzeri, come lo scrittore Charles-Ferdinand Ramuz e il direttore d’orchestra Ernest Ansermet. Stravinskij e Ramuz ebbero allora l’idea di far fronte alla situazione creando un’opera teatrale ambulante; pensavano così di recarsi da una località all’altra con un piccolo teatro, facilmente trasportabile, per presentare l’opera nei villaggi di tutta la Svizzera. Ansermet doveva essere il direttore dell’impresa e il pittore locale René Auberjonois lo scenografo e costumista[1]. Dopo aver cercato inutilmente dei finanziatori, alla fine la folle iniziativa, come la definì Stravinskij stesso, trovò l’interesse e l’appoggio dell’industriale Werner Reinhart che era anche un eccellente clarinettista dilettante. Date le circostanze si misero d’accordo per una rappresentazione semplice che richiedesse pochi strumenti con pochi esecutori, pochi personaggi e solo una piccola scena su cui si doveva svolgere l’azione con mimi e danzatori.
Stravinskij, pensando ad una storia burlesca da cantare e recitare, volle trarre l’argomento per questo lavoro da una raccolta di fiabepopolari russe di Aleksandr Nikolaevič Afanas’ev, pubblicata fra il 1855 e il 1864, che egli amava molto. Il compositore creò un intreccio basato essenzialmente su due racconti, Il soldato disertore e il diavolo e Un soldato libera la principessa ispirate vagamente al mito di Faust. Presentò quindi questo progetto a Ramuz che ne fu entusiasta e che si dedicò subito alla stesura del libretto. Il musicista e lo scrittore lavorarono in stretta collaborazione per tutti i primi mesi del 1918. Poiché la rappresentazione doveva essere itinerante, la strumentazione doveva poter essere facilmente trasportabile; per questo motivo Stravinskij scelse tra gli archi un violino e un contrabbasso, tra i legni, un clarinetto e un fagotto, tra gli ottoni una cornetta e un trombone e alcune percussioni con un solo esecutore. Data la particolarità della strumentazione, il musicista acquistò gli strumenti necessari al suo lavoro in un negozio di Losanna ed imparò a suonarli man mano che componeva l’opera[2].
La composizione fu terminata il 3 settembre 1918. Per gli interpreti delle scene danzate gli autori ebbero la fortuna di avere due professionisti, Georges Pitoëff (diavolo) e sua moglie Ludmila (principessa) che si trovavano allora a Ginevra; per le altre parti si rivolsero a degli studenti dell’Università di Losanna. Fu preso contatto con il Teatro Municipale di Losanna dove l’opera fu eseguita in prima rappresentazione il 28 settembre 1918 con la direzione di Ernest Ansermet, le scene ed i costumi di René Auberjonois.
L’Histoire du soldat non è un’opera vera e propria perché manca il canto. Poiché per gli autori era necessario attirare l’attenzione del pubblico, specialmente quello meno colto dei villaggi, la priorità venne data alla parte raccontata a cui la musica doveva essere di supporto nei momenti salienti. La partitura in effetti si presenta come una suite costituita da tanti pezzi separati, ognuno col suo preciso carattere: una marcia, una pastorale, una marcia reale, un tango, un valzer, un rag-time[3]. Secondo le indicazioni degli autori lo spettacolo doveva svolgersi su un piccolo palco; da un lato vi era il Narratore, seduto su uno sgabello, di fronte ad un tavolino con una caraffa di vino ed un bicchiere; dal lato opposto stava l’orchestra, mentre nel mezzo della scena agivano i mimi e la ballerina. Le scene disegnate da Auberjonois consistevano in un sipario su cui erano dipinti due zampilli di fontane con una barca posta su di essi e dei siparietti fatti di tela cerata con varie raffigurazioni; questi ultimi venivano arrotolati a mano a seconda dello svolgersi della narrazione[4].
A seconda delle esigenze della regia l’opera può avere una durata tra i 35 minuti e un’ora.
Trama
Joseph è un soldato in licenza che sta tornando verso casa; si accoccola presso la riva di un ruscello e fruga nel proprio zaino, estraendone un medaglione portafortuna, uno specchio, la foto della sua fidanzata ed infine un violino da pochi soldi a cui è però attaccatissimo. Mentre lo suona gli si avvicina un anziano signore con un retino per farfalle che è in realtà il diavolo sotto mentite spoglie e che gli chiede di vendergli il suo violino. Joseph rifiuta, ma il diavolo gli propone di barattarlo con un misterioso libro che contiene indicibili ricchezze; sfogliandolo Joseph si accorge che vi sono riportati fatti non ancora accaduti: in questa maniera potrebbe facilmente diventare ricco.
Il diavolo propone al soldato un patto: resteranno tre giorni insieme durante i quali Joseph gli insegnerà a suonare il violino e lui insegnerà a Joseph a leggere il libro. Il soldato accetta. Allo scadere dei tre giorni, però, tornando a casa, Joseph si rende conto che in realtà sono passati tre anni: la sua ragazza si è sposata ed ha un bambino e la madre lo crede morto. Joseph va alla ricerca del diavolo, lo trova in veste di mercante di bestiame e si scontra con lui, furioso. Il diavolo cerca di consolarlo ricordandogli che ora ha il libro: il soldato lo prova ed effettivamente accumula in breve enormi ricchezze, ma si rende conto ben presto che gli interessa di più riottenere gli affetti e la vita che aveva prima.
Diventato ricchissimo, Joseph incontra ancora il diavolo, travestito da vecchia mezzana, che prova a vendergli un medaglione, uno specchio, la foto di una ragazza ed infine un violino; Joseph riconosce i suoi oggetti e recupera lo strumento, ma si rende conto che non è più in grado di suonarlo. Il soldato si sbarazza di tutti i suoi averi e distrugge il libro; più povero di prima e senza neppure il suo vecchio zaino, si rimette in marcia, convinto almeno di essersi liberato definitivamente del diavolo e di poter ricominciare da capo a vivere sotto il segno dell’autenticità.
Egli però, invece di tornare al suo paese, parte all’avventura e finisce in un posto a lui ignoto: appena entrato in una locanda, compare ancora il diavolo che dice di essere stato soldato come lui e di volerlo aiutare, giacché lo vede male in arnese. Contemporaneamente passa un banditore che annuncia che la figlia del re è gravemente malata e che chiunque riuscirà a guarirla l’avrà in sposa. Lo sconosciuto esorta il soldato a farsi avanti e Joseph, consapevole di non avere niente da perdere, gli dà retta; si ritrova così, come d’incanto, alle porte dei giardini del palazzo reale e si fa avanti chiedendo del re.
La principessa sta male perché è posseduta dal demonio ed il diavolo stesso, in tenuta da violinista virtuoso, accoglie come un cameriere il soldato, dopo che il re stesso gli ha dato il suo benestare per la prova a cui egli intende sottoporsi. Il diavolo si diverte a provocare Joseph, mentre quest’ultimo sa di non potere nulla contro la sua potestà infernale. Il narratore interviene a questo punto per incitare il soldato a ribellarsi e a vendicarsi, cosicché il soldato decide di sfidare il diavolo a carte facendo leva sul suo stesso orgoglio: lo fa ubriacare e vince la partita. Pur avendo per questo perduto tutti i soldi che gli rimanevano, il soldato riesce a riprendere possesso del suo violino e si mette a suonare sul corpo del diavolo, rovinato a terra completamente sbronzo. Una grande luce inonda la camera della principessa che giace nel suo letto e non si muove. Il soldato entra nella stanza e comincia a suonare tre danze: subito dopo le prime battute del Tango, ella apre gli occhi, si volta verso il soldato, si alza in piedi e si mette a danzare. Il soldato e la principessa si abbracciano, mentre riappare in scena il diavolo camminando a quattro zampe. I due provano a ricominciare a danzare insieme, ma il diavolo incalza per riavere il violino finché il soldato ha un’idea: si rimette a suonare costringendo il diavolo a ballare fino allo sfinimento. Joseph e la principessa possono riabbracciarsi, ma ben presto il diavolo è di nuovo in piedi e li maledice dicendo al soldato che sarà salvo solo se resterà per sempre nel regno. Il soldato e la principessa sono ormai sposati; Joseph è convinto di avere finalmente tutto ciò che conta nella vita, ma la principessa lo induce a tornare al suo paese di cui sente nostalgia; non appena passa il confine.
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