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Anticipazioni per “La Gazza Ladra” di Rossini del 23 gennaio alle 10 su Rai 5: con Rosa Feola dalla Scala di Milano

la gazza ladra

Anticipazioni per “La Gazza Ladra” di Rossini del 23 gennaio alle 10 su Rai 5: diretto da Riccardo Chailly per la regia di Gabriele Salvatores con Rosa Feola dalla Scala di Milano – Nell’ambito della storica collaborazione tra Rai e Scala – che in questo periodo, attraverso Rai Cultura, ha già portato su RaiPlay importanti spettacoli – arrivano in Tv sulla Rai le grandi opere scaligere. 

In onda oggi martedì 23 gennaio alle 10 su Rai 5 l’opera “La Gazza Ladra”di Gioacchino Rossini, diretta nel 2017 da Riccardo Chailly per la regia del Premio Oscar Gabriele Salvatores con scene e costumi di Gian Maurizio Fercioni.

Sul palco: Rosa Feola, Edgardo Rocha, Paolo Bordogna, Alex Esposito, Serena Malfi e Michele Pertusi. Regia tv di Patrizia Carmine.

La gazza ladra è un’opera di Gioachino Rossini su libretto di Giovanni Gherardini. Il soggetto dell’opera, appartenente al genere semiserio, fu tratto dal dramma La Pie voleuse ou La Servante de Palaiseau (1815) di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez.

La prima rappresentazione ebbe luogo a Milano, nell’ambito della stagione di primavera del Teatro alla Scala, il 31 maggio 1817. L’opera, un tempo famosissima, viene oggi rappresentata raramente, mentre è sempre rimasta in auge, nel repertorio sinfonico, la celeberrima ouverture. Quest’ultima è inserita anche nella colonna sonora di Arancia meccanica (A Clockwork Orange), film del 1971 diretto da Stanley Kubrick.

Secondo testimonianze dell’epoca la prima al Teatro alla Scala di Milano con le scene di Alessandro Sanquirico fu un grande successo.

Nel 1819 avviene la prima a Graz come Die diebische Elster, nel Teatro del Corso di Bologna e nel Teatro del Fondo di Napoli. Nel Regno Unito la première avviene il 10 marzo 1821 nel Her Majesty’s Theatre di Londra come The Thieving Magpie con Lucia Elizabeth Bartolozzi. Nel 1823 va in scena nel Teatro comunale di Ferrara. Il 10 gennaio 1828 avviene la première nel Theatre Royal di Edimburgo. Nel 1835 va in scena nel Teatro della Pergola di Firenze. Al Teatro La Fenice di Venezia la prima è stata il 9 aprile 1836 con Giuseppina Strepponi. Nel 1845 va in scena nel Teatro dei Rinnovati di Siena. Al Royal Opera HouseCovent Garden di Londra va in scena nel 1863.

L’enorme popolarità dell’opera che durerà fino agli ultimi anni dell’Ottocento è dimostrata tra l’altro dai numerosi libretti e adattamenti. Si ricorda una ripresa a Parigi nel 1867 con Adelina Patti nel ruolo di Ninetta, per la quale Rossini, negli ultimi anni di vita, scrisse alcune variazioni alle cavatine in cui era impegnata.

Dopo anni di oblio, fu ripresa nel 1941 a San MarinoRoma e Pesaro (rielaborata però da Riccardo Zandonai) e nel 1965 al Maggio Musicale Fiorentino, con scarso successo, a causa dell’inadeguato cast che annoverava il non stilisticamente ineccepibile Paolo Montarsolo oltre al bravo Cesare Valletti diretto da Bruno Bartoletti. La sua “effettiva” rinascita avvenne nel 1973, al Teatro dell’Opera di Roma, direttore Alberto Zedda con Carlo Cava e Lucia Valentini Terrani.

Fu l’opera che, nel 1980, inaugurò la primissima edizione del Rossini Opera Festival di Pesaro, diretta da Gianandrea Gavazzeni. Memorabile è l’edizione del 1989 sempre a Pesaro, protagonisti Katia Ricciarelli (Ninetta), William Matteuzzi (Giannetto), Samuel Ramey (Podestà), Ferruccio Furlanetto (Fernando), Bernadette Manca di Nissa (Pippo), diretti da Gianluigi Gelmetti.

L’opera è ambientata in un periodo non specificato (dopo la Rivoluzione francese e le Guerre napoleoniche), in un villaggio presso Parigi.

Nell’ambito della storica collaborazione tra Rai e Scala – che in questo periodo, attraverso Rai Cultura, ha già portato su RaiPlay importanti spettacoli – arrivano in Tv sulla Rai le grandi opere scaligere. 
In onda oggi giovedì 16 aprile alle 10 su RAI 5, l’opera “La Gazza Ladra”di Gioacchino Rossini, diretto da Riccardo Chailly per la regia del Premio Oscar Gabriele Salvatores con scene e costumi di Gian Maurizio Fercioni.

Sul palco: Rosa Feola, Edgardo Rocha, Paolo Bordogna, Alex Esposito, Serena Malfi e Michele Pertusi. Regia tv di Patrizia Carmine.

La gazza ladra è un’opera di Gioachino Rossini su libretto di Giovanni Gherardini. Il soggetto dell’opera, appartenente al genere semiserio, fu tratto dal dramma La Pie voleuse ou La Servante de Palaiseau (1815) di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez.

La prima rappresentazione ebbe luogo a Milano, nell’ambito della stagione di primavera del Teatro alla Scala, il 31 maggio 1817. L’opera, un tempo famosissima, viene oggi rappresentata raramente, mentre è sempre rimasta in auge, nel repertorio sinfonico, la celeberrima ouverture. Quest’ultima è inserita anche nella colonna sonora di Arancia meccanica (A Clockwork Orange), film del 1971 diretto da Stanley Kubrick.

Secondo testimonianze dell’epoca la prima al Teatro alla Scala di Milano con le scene di Alessandro Sanquirico fu un grande successo.

Nel 1819 avviene la prima a Graz come Die diebische Elster, nel Teatro del Corso di Bologna e nel Teatro del Fondo di Napoli. Nel Regno Unito la première avviene il 10 marzo 1821 nel Her Majesty’s Theatre di Londra come The Thieving Magpie con Lucia Elizabeth Bartolozzi. Nel 1823 va in scena nel Teatro comunale di Ferrara. Il 10 gennaio 1828 avviene la première nel Theatre Royal di Edimburgo. Nel 1835 va in scena nel Teatro della Pergola di Firenze. Al Teatro La Fenice di Venezia la prima è stata il 9 aprile 1836 con Giuseppina Strepponi. Nel 1845 va in scena nel Teatro dei Rinnovati di Siena. Al Royal Opera HouseCovent Garden di Londra va in scena nel 1863.

L’enorme popolarità dell’opera che durerà fino agli ultimi anni dell’Ottocento è dimostrata tra l’altro dai numerosi libretti e adattamenti. Si ricorda una ripresa a Parigi nel 1867 con Adelina Patti nel ruolo di Ninetta, per la quale Rossini, negli ultimi anni di vita, scrisse alcune variazioni alle cavatine in cui era impegnata.

Dopo anni di oblio, fu ripresa nel 1941 a San MarinoRoma e Pesaro (rielaborata però da Riccardo Zandonai) e nel 1965 al Maggio Musicale Fiorentino, con scarso successo, a causa dell’inadeguato cast che annoverava il non stilisticamente ineccepibile Paolo Montarsolo oltre al bravo Cesare Valletti diretto da Bruno Bartoletti. La sua “effettiva” rinascita avvenne nel 1973, al Teatro dell’Opera di Roma, direttore Alberto Zedda con Carlo Cava e Lucia Valentini Terrani.

Fu l’opera che, nel 1980, inaugurò la primissima edizione del Rossini Opera Festival di Pesaro, diretta da Gianandrea Gavazzeni. Memorabile è l’edizione del 1989 sempre a Pesaro, protagonisti Katia Ricciarelli (Ninetta), William Matteuzzi (Giannetto), Samuel Ramey (Podestà), Ferruccio Furlanetto (Fernando), Bernadette Manca di Nissa (Pippo), diretti da Gianluigi Gelmetti.

Trama

L’opera è ambientata in un periodo non specificato (dopo la Rivoluzione francese e le Guerre napoleoniche), in un villaggio presso Parigi.

Atto 1

Casa Vingradito è in festa, poiché a breve ritornerà il giovane Giannetto, partito per la guerra: i genitori Fabrizio e Lucia e i servitori si danno da fare con i preparativi per festeggiare il suo ritorno (Oh che giorno fortunato!). Tuttavia Lucia continua a lamentarsi della negligenza della serva Ninetta, che ha perso alcune posate del servizio d’argenteria. Il marito Fabrizio invece protegge la ragazza per gentilezza e per rispetto verso il padre di lei, il soldato Fernando Villabella, rinomato e ricoperto d’onori.

Ninetta, dal canto suo, è felice del ritorno di Giannetto, dato che i due giovani si amano (Di piacer mi balza il cor) e spera di poterlo sposare. Finalmente Giannetto torna, e dichiara apertamente il suo amore a Ninetta (Vieni fra queste braccia). Successivamente Giannetto si allontana con la famiglia e i servitori per andare a trovare lo zio malato di gotta, lasciando Ninetta sola a contare le posate (di cui ne sono rimaste dodici).

In quel momento un mendicante si avvicina a Ninetta chiedendole aiuto: egli è suo padre Fernando, che le racconta la sua triste vicenda. Giunto a Parigi, aveva chiesto al suo generale il permesso di rivedere la figlia, permesso però negato: ne è seguito un alterco che ha fatto innervosire Fernando, che ha lottato col generale; è stato però disarmato e condannato a morte. Grazie all’aiuto dei suoi commilitoni è riuscito a sfuggire alla condanna, ma la sua sorte è segnata: è costretto a vivere nascondendosi per sempre. Ninetta gli suggerisce di nascondersi nel vecchio castagno, in cui c’è una fessura abbastanza grande da contenere un uomo. Per campare, il padre chiede a Ninetta di vendere un suo cucchiaio con incise le sue iniziali: FV.

A rovinare però i piani di Ninetta e del padre è il sopraggiungere del podestà Gottardo: egli è innamorato di Ninetta e spera di farla sua, nonostante le sue continue ritrosie (Il mio piano è preparato). Il podestà cerca di conquistare ancora la ragazza, ignorando la presenza del misterioso mendicante. In quel momento arriva anche Giorgio, servo del podestà, che gli porta il ritratto di un ricercato: come temono Ninetta e suo padre, è proprio quello di Fernando Villabella. Fortunatamente, siccome al podestà mancano gli occhiali, Ninetta, leggendo, s’inventa che il ricercato sia un giovane biondo e robusto, e non un uomo adulto dell’età di suo padre. Il podestà, finita la lettura, cerca ancora di sedurre Ninetta, scatenando le ire di Fernando che gli intima di rispettarne l’innocenza e la bontà (Non so quel che farei): il podestà, infuriato, si allontana, meditando vendetta.

Ninetta intanto accompagna il padre al nascondiglio, lasciando incustodite le posate: in questo momento di assenza, la gazza ladra addomesticata della famiglia esce dalla gabbia e ruba un cucchiaio del servizio d’argento. Ninetta, tornando, non si accorge di questa mancanza, e vende il cucchiaio datole da suo padre al mercante Isacco. Sta per andare a consegnarlo al padre, ma è bloccata dal ritorno dei Vingradito, in compagnia del podestà.

Lucia, con sommo disappunto, si accorge che manca una posata, e si lamenta con Ninetta: il podestà ne approfitta per insinuare l’idea che ci sia un ladro in casa. Tutti rimangono spaventati, dato che la legge prevede per il furto la pena di morte. Ninetta si spaventa e trema, e tutti quanti si accorgono del suo strano comportamento: nel suo imbarazzo, Ninetta lascia cadere le monete che le ha dato Isacco per il cucchiaio. Isacco è quindi convocato, e il podestà gli chiede che cosa Ninetta gli abbia venduto: il cucchiaio con le iniziali FV (che sono le iniziali sia di Fernando Villabella sia di Fabrizio Vingradito): alla risposta del venditore, tutti quanti rimangono sconvolti all’idea della colpevolezza di Ninetta. Il podestà, trionfante, ordina di arrestare la ragazza (In prigione costei sia condotta).

Atto 2

In prigione, Ninetta riceve la visita di Giannetto, che non è convinto della sua colpevolezza, e cerca di farle confessare il suo segreto, ma non riesce a fare molto per liberarla dalla prigione (Forse un dì conoscerete). Giannetto se ne va all’arrivo del podestà, che rinnova le sue profferte amorose alla ragazza (Sì, per voi, pupille amate); ma la ragazza lo rifiuta ancora. L’uomo, al colmo del furore, minaccia la ragazza, ma viene condotto al tribunale per la sentenza.

L’ultima visita che riceve Ninetta è quella del fidato servo Pippo, a cui chiede in prestito alcune monete (vista la perdita di quelle ricavate dalla vendita del cucchiaio), che dovrà depositare nel vecchio castagno, dov’è nascosto il padre. Pippo obbedisce e rimane commosso dalla fedeltà della ragazza, che teme di non vedere più l’amato Giannetto (E ben, per mia memoria).

Lucia, intanto, si pente della sua cattiveria nei confronti di Ninetta, e, passeggiando nel bosco, incontra proprio Fernando, uscito dal suo nascondiglio, che chiede dove sia la figlia. Lucia allora gli racconta di Ninetta arrestata e accusata di furto: Fernando, mosso dall’amore per la figlia e per il disonore dell’accusa, decide di recarsi lui stesso al tribunale (Accusata di furto? Oh rossore!).

La sentenza è pronunciata, e, come previsto, è di morte (Tremate, o popoli!): Giannetto rimane sconvolto, e il padre Fabrizio cerca invano di frenarlo; Ninetta è disperata, e ancor più il podestà, che si pente della sua eccessiva severità. Giannetto cerca allora di far parlare Ninetta, alludendo al suo “segreto”, ma la ragazza si rifiuta di parlare per non compromettere il padre. Improvvisamente irrompe proprio Fernando, che minaccia la giuria e proclama l’innocenza della figlia: il fuggiasco viene subito arrestato e condannato a morte anche lui, con grande dolore di tutti (Sino il pianto è negato al mio ciglio).

Mentre tutti quanti si rassegnano al peggio, arriva Ernesto, il commilitone di Fernando che l’aveva aiutato a fuggire, con la notizia dell’amnistia concessagli dal sovrano, e chiede come mai tutto il villaggio sia così triste. Pippo gli racconta della condanna a morte della ragazza, ma in quel momento la gazza gli ruba le monete e vola al suo nido, inseguita dal servitore. Quando Pippo arriva al suo nido, trova le monete e le posate rubate dal volatile, e immediatamente corre ad avvisare tutti quanti. L’esecuzione è fermata, e Ninetta è liberata: finalmente il lieto fine, che vede Ninetta e Giannetto ricongiunti, Fernando liberato e riunito con l’amata figlia, e il podestà che si sente divorato dal rimorso (Ecco, cessato è il vento).

Foto interna ed esterna: https://m.facebook.com/RosaFeolaSoprano/photos/a.543777588989506/3198839473483291/?type=3