Roma, 08 marzo 2024 – La parità di genere per Roma Capitale non è solo un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana e un obiettivo fissato dall’Agenda 2030 dell’ONU ma è anche prerequisito indispensabile per il raggiungimento di una società sostenibile, capace di garantire a tutte e tutti i diritti civili primari.
L’attuale condizione di discriminazione e disparità di genere, economica e sociale viene però drammaticamente acuita anche dall’emergenza climatica. Secondo il rapporto Fao “The Unjust Climate” che ha analizzato i dati socioeconomici di oltre 950 milioni di persone in 24 Paesi, combinati con 70 anni di dati georeferenziati di precipitazioni giornaliere e temperature, lo sfruttamento umano delle risorse, l’inquinamento e la perdita di biodiversità che provocano il cambiamento climatico amplierà notevolmente questi divari negli anni a venire. L’aumento di solo 1°C (siamo già oltre 1,5°C) della temperatura media mondiale, comporterà una perdita di reddito superiore del 34% per i nuclei familiari guidati da donne, rispetto a quelli guidati dalla controparte maschile.
Le donne, i giovani e le persone che vivono ai margini sono più vulnerabili agli impatti climatici. Per questo dobbiamo moltiplicare gli sforzi per affrontare con azioni concrete la crisi climatica e individuare soluzioni integrate di lungo periodo che garantiscano la giustizia ambientale e sociale. Riforestazione urbana, meno consumo di suolo, cura del ferro, incentivi al trasporto pubblico, educazione ambientale: sono alcuni dei progetti che, come amministrazione capitolina, ci vedono impegnati nel contenere le emissioni climalteranti e nell’attenuare le sempre più pericolose ‘isole di calore’ che rendono le città ambienti ostili. Nella consapevolezza che il rischio zero non esiste, ma nell’assoluta certezza che dobbiamo impegnarci per ridurlo al minimo, il nostro dovere è lavorare oggi per lasciare alle future generazioni un modello di città più sostenibile e inclusiva nel rispetto di tutte e tutti.
Così, in una nota, il consigliere dell’Alleanza capitolina Verdi-Sinistra Nando Bonessio.
Roma Capitale è l’ente territoriale speciale[2], dotato di particolare autonomia, che amministra il territorio comunale della città di Roma in quanto capitale della Repubblica Italiana.
Istituito nel 2010 in attuazione dell’articolo 114 comma 3 della Costituzione, l’ente ha soppiantato il preesistente Comune di Roma, lasciando comunque invariati i confini amministrativi e il livello di governo
Il territorio di Roma Capitale si estende su un’area di 1285,31 km² e presenta tre tipologie di suddivisioni: amministrativa, urbanistica e storica.
Le suddivisioni amministrative, definite anche strutture territoriali, consistono nella divisione dell’ampio territorio negli attuali 15 municipi. Questi sono l’evoluzione delle 20 circoscrizioni istituite nel 1972[4] secondo il riordino e gli accorpamenti effettuati nel 2013.
Le zone urbanistiche rappresentano una ripartizione dei municipi in 155 suddivisioni. Sono state istituite nel 1977 a fini statistici e di pianificazione e gestione del territorio, secondo criteri di omogeneità dal punto di vista urbanistico. I confini sono individuati lungo le soluzioni di continuità più o meno marcate del tessuto urbano.
La suddivisione storica è composta di 116 comprensori toponomastici organizzati in quattro gruppi:
- 22 rioni che compongono il centro storico, istituiti nel Medioevo sulla base delle 14 regioni augustee e ampliati alla fine del XIX secolo, tutti compresi entro le Mura aureliane tranne Borgo e Prati;
- 35 quartieri che circondano il centro storico fuori dalle Mura aureliane, a cui si aggiungono i tre quartieri del litorale;
- 6 suburbi, ossia i territori adiacenti ai quartieri;
- 53 zone scarsamente popolate a cavallo del GRA e fino ai confini comunali, che compongono l’Agro romano.
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