venerdì, Marzo 29, 2024
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Alessandro Neri, l’assassino non è una donna

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PESCARA – Alessandro Neri non è stato ucciso da una donna. Il Dna femminile rinvenuto sulla biancheria del giovane di Spoltore ucciso con due colpi di pistola, uno alla testa ed uno all’emitorace, può dire tutto ma può anche non dire nulla. La modalità con cui è stato compiuto il delitto rimanda ad un movente di tipo economico. Due colpi di arma da fuoco secchi: un’esecuzione, che poco si addice al modus operandi tipico della donna. Difficilmente un soggetto di sesso femminile uccide in quel modo. Difficilmente una donna mette in atto una vera e propria esecuzione in un luogo isolato, tendendo una trappola alla vittima, lasciando sul luogo del delitto il suo telefonino. Gli inquirenti sono riusciti ad isolare del dna femminile dalla biancheria intima del giovane. Tracce che si aggiungono a quelle trovate sul giubbotto di Neri. Ma a quando risalgono? Tra l’altro la testimonianza choc resa di recente nel corso della trasmissione La Vita in Diretta,  rivela un particolare di primaria importanza. Una donna, che si qualifica come un’amica di Alessandro Neri, afferma di sapere chi è l’assassino del giovane. Si tratterebbe di una persona che Alessandro conosceva bene e che aveva problemi con la giustizia. “L’ho visto al funerale, so chi è”. La testimone parla al maschile. Nessun riferimento a donne. Le dichiarazioni rese di fronte alle telecamere sarebbero in possesso anche degli inquirenti, che si sarebbero già attivati per raccogliere prove. La Procura spera inoltre di avere indicazioni da alcuni oggetti rinvenuti in prossimità del ritrovamento del corpo: un accendino colorato, un guanto in lattice, il mazzo di chiavi della Fiat di Alessandro. Ma una cosa è certa: l’assassino è nel giro delle amicizie del giovane. Ed appartiene al territorio. Ci sono poi alcuni dettagli che fanno riflettere. Alessandro Neri ha portato via da casa un pacchetto prima di essere ucciso. Dopo aver scaricato la spesa, ha parlato con mamma Laura, è andato in camera ed è uscito per lasciare qualcosa in macchina, poi è rientrato. Secondo la ricostruzione dei fatti il pacchetto faceva forse parte di uno scambio di affari. L’amica, che si è fatta intervistare di spalle, sa chi è l’assassino. O almeno così ha affermato. “Alessandro non ha fatto altro  – dichiara – che aiutare tutti. Era troppo buono. E’ stato ucciso per sbaglio. Non beveva. Non si drogava. Se è salito su quella macchina è stato solo perché c’era un amico con cui aveva mangiato poco prima. Non ha fatto nulla di illegale. Faceva il possibile per aiutare la mamma. La Finanza era a conoscenza di tutto”. Sarebbero ad ora circa 30 i sospettati in relazione al delitto che ora dovranno fare i conti con la prova regina in mano agli investigatori: il famoso guanto di lattice. Secondo quanto riferito nel corso della trasmissione “Quarto Grado”, sarebbero infatti attualmente in corso da parte dei Ris riscontri su campioni di Dna. Si tratta di un guanto con profilo genetico isolato, rinvenuto, nell’ambito delle ricerche, dai carabinieri. Le chiavi dell’auto di Alessandro sono state trovate nella zona di Pescara sud, in prossimità del cimitero di San Silvestro. Questo elemento conferisce alle indagini una ben precisa direzione. Sono solo due, ad ora, alla luce di questo fatto, le strade possibili. Il killer è di Pescara, conosceva bene Alessandro, che ha lasciato la propria auto in centro per poi incontrare il proprio assassino e salire sul suo veicolo. Seconda ipotesi: chi l’ha ucciso è tornato sui propri passi per far sì che le chiavi venissero rinvenute nel luogo del’abbandono del corpo per sviare le indagini.