venerdì, Marzo 29, 2024
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Povertà ed esclusione sociale: a rischio il 25% dei residenti delle Marche

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Ancona  – Il 24,9% delle famiglie marchigiane è a rischio povertà o esclusione sociale. Questi i dati forniti dall’ultimo report dell’Istat sulle condizioni di vita e reddito presentato solo due giorni fa, calcolate per l’anno 2017. Per le Marche c’è un incremento dello 0,5% rispetto al 2016. Va sottolineato che questo indice rimane comunque inferiore a quello nazionale che è del 28,9. Si parla Rischio di povertà o di esclusione sociale (indicatore Europa 2020) quando le persone che si trovano in almeno una delle seguenti tre condizioni: 1 vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro; 2 vivono in famiglie a rischio di povertà; 3 vivono in famiglie in condizioni di grave deprivazione materiale. Per capire meglio facciamo degli esempi: nel 2017 la soglia di povertà (calcolata sui redditi 2016) è pari a 9.925 euro annui (827 euro al mese) per una famiglia di un componente adulto. Per due componenti adulti è di 1.247 euro: per tre adulti è di 1.654 euro. In regione quelli che rientrano in questa fascia sono il 15,9%. In Italia è oltre il 20%. Che si intende per grave deprivazione materiale? Le famiglie e persone che registrano  almeno quattro segnali di deprivazione materiale sui nove indicati di seguito: 1) essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito; 2) non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; 3 ) non poter sostenere spese impreviste di 800 euro (l’importo di riferimento per le spese impreviste è pari a circa 1/12 del valore della soglia di povertà annuale calcolata nel 2015, il cui valore era pari a 9.508 euro); 4) non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano; 5) non potersi permettere una settimana di vacanza all’anno lontano da casa; 6) non potersi permettere un televisore a colori; 7) non potersi permettere una lavatrice; 8) non potersi permettere un’automobile; 9) non potersi permettere un telefono. Il dato per questa fascia sociale è dell’11%. In questo caso la percentuale nazionale è del 10,1%.

Ma vediamo la voce bassa intensità di lavoro: la percentuale di persone che vivono in famiglie per le quali il rapporto fra il numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante l’anno di riferimento dei redditi (quello precedente all’anno di rilevazione) e il numero totale di mesi teoricamente disponibili per attività lavorative è inferiore al 20%. Per semplificare, chi ha lavorato meno rispetto al passato o in maniera incostante. La percentuale marchigiana è del 7,9% migliore di quella nazionale che è all’11,8%. Le regioni meno povere secondo il report sono il Trentino Alto Adige (13,9%), il Veneto (15,4%) e il Friuli e l’Emilia Romagna (17,2%). Quelle messe meno bene, Sicilia (52,1%), Calabria e Campania (46,3%).