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Piero Zuccheretti: una storia dimenticata delle Fosse Ardeatine

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Il suo nome era Piero, all’anagrafe Pietro, nato, assieme al gemello Giovanni, il 4 maggio 1931 da Luigi ed Angela Anello. Morì a 13 anni dilaniato dall’esplosione di un ordigno posto in un carretto in Via Rasella, in una storia volutamente dimenticata.

L’attentato, compiuto in Via Rasella il 23 Marzo del ’44, fermò la vita di altri sei civili e di trentatré militari tedeschi. Il ragazzino si stava recando al lavoro presso una ditta di ottica.

Si tratta di un attentato non molto conosciuto, perché poco o nulla se ne parla, ma che fu la causa della prevista rappresaglia che il giorno dopo i tedeschi applicarono nei confronti degli italiani, uccidendone 335 presso le antiche cave di Pozzolana presso la via Ardeatina, e commemorate solennemente ogni anno.

335 Italiani scelti tra militari, prigionieri politici ,ebrei ed alcuni rastrellati per le vie adiacenti il luogo dell’attentato. I mandanti e gli esecutori di quell’attacco?

Nomi di grande rilievo dell’Italia del dopoguerra. Una rappresaglia di cui tutti erano a conoscenza perché i tedeschi avevano pubblicizzato abbondantemente che per ogni militare ucciso sarebbero stati giustiziati 10 italiani, nel caso in cui i colpevoli non si fossero costituiti.

Emblematico il sacrificio del Vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo Rosario Antonio D’Acquisto, che si dichiarò colpevole per salvare un gruppo di civili rastrellati e condannati a morte dai tedeschi alcuni mesi prima.

Anche nel caso dell’attentato di via Rasella nessuno dei mandanti o esecutori si presentò consentendo così la prevista ritorsione.

Del povero Piero, che ha avuto la sfortuna di essere al momento sbagliato e nel posto sbagliato, non viene mai fatta menzione: non viene considerato, ne’ nominato.

Certo, se Piero fosse nella possibilita’ di fare una richiesta all’attuale Presidente Della Repubblica, forse chiederebbe giustizia.

Una corona di fiori, un ricordo, un segnale da uno Stato che si preoccupa di commemorare 335 morti il giorno 24, ma che glissa su ciò che avvenne il giorno prima, il 23, e che scateno’ la rappresaglia.

Ettore Lembo

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