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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

39 Il giovane replicò con queste parole:< comprendo o padre che tu, dopo aver visto un sogno tale, abbia a mio riguardo simili precauzioni; ma un particolare cui tu non attribuisci importanza, anzi che hai dimenticato in questo sogno, è giusto che te lo ricordi io.

Il sogno, tu dici, rivela che io dovrò morire per una punta di ferro. Ma che mani ha un cinghiale? E’ forse armato di una punta di ferro, cioè quella che tu temi? Poiché, se la visione avesse detto che sarò ucciso da un colpo di zanna o di qualche altra cosa che ad essa somigli, sarebbe opportuno che tu facessi quello che stai facendo, ma ora non si tratta d’una punta di ferro. Dunque, poiché non si va a battaglia contro degli uomini, lasciami andare>.

40 Gli rispose Creso:< figlio mio, in un certo qual modo tu mi convinci, manifestando il tuo punto di vista sul sogno: quindi, ormai da te persuaso, cambio, opinione e ti do il permesso di partecipare alla caccia>.

41 Dopo queste parole Creso mandò a chiamare il frigio Adastro e quando giunse gli parlò a questo modo: < O Adrasto, quando tu eri colpito dalla mala sporte, di cui non ti faccio colpa, io ti ho purificato e accolto in casa mia, dove ti ospito provvedendo a ogni tua necessità; ora, poiché devi pure ricambiare con favori I favori che ti ho fatto io per primo, desidero che tu sia guardia del corpo di mio figlio, che si accinge a partire per la caccia, se mai lungo la strada dei briganti pericolosi vi compaiano dinanzi per farvi del male. Oltre a ciò , anche per te è un dovere recarti là, dove tu possa distinguerti per belle imprese : è stato questo il costume dei tuoi padri e, per di più, tu ne hai la capacità>.

42 Gli rispose Adastro:< O re, in altre circostanze io stesso non andrei a una simile impresa: non è giusto infatti che un uomo che ha avuto una disgrazia come la mia, si unisca a giovani della stessa età che sono felici; non ne ho certo voglia e per molte ragioni me ne asterrei; ma ora, poiché tu insiste, e debbo pur farti cosa gradita ( debbo ricambiare infatti i tuoi favori) sono pronto a fare ciò che tu vorrai; ed il figlio tuo , che mi ordini di custodire, fà conto che, per quanto dipende da chi l’ha in custodia, ti ritornerà sano e salvo>.

43 Dopo aver dato tale risposta a Creso se ne partirono, circondati da giovani scelti e da cani.

Arrivati sul monte Olimpo si misero sulle tracce della fiera; e scovatala, la circondarono da ogni parte, bersagliandola di giavellotti

Fu allora che quel forestiero, proprio quello che era stato purificato del suo delitto e si chiamava Adrasto, scagliando il suo giavellotto contro il cinghiale, lo scagliò e colpì, invece, il figlio di Creso.

Colpito dalla punta dell’arma questi fece sì che s’avverasse la predizione del sogno, e qualcuno andò di corsa da Creso ad annunciare l’accaduto; e, arrivato a Sardi, lo informò dello scontro sanguinoso e del destino toccato a suo figlio.

NOTA: Il linguaggio che Erodoto usa è essenziale, semplice, senza perifrasi, tanto che a noi lo scambio di parole tra padre e figlio può sembrare ingenuo, per la facilità con cui Creso si persuade a cambiare opinione a fronte di un ragionamento in verità debole del figlio: e nel raccontare la fine di Ati Erodoto non nomina la morte né illustra scene di violenza e disgrazia, mantenendo il racconto su di un piano elevato. La scena del cinghiale accerchiato richiama il Cinegetico di Senofonrte, e non a caso Adrasto significa <l’inevitabile>; e tale riferimento, annota Annibaletto, acquista un colore tragico, indicando quell’uomo come strumento del destino.

Luciano Magnalbo’

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