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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956.

47 Le istruzioni impartite ai Lidi che mandava a tentare gli oracoli erano queste: a cominciare dal momento della loro partenza da Sardi, dovevano tener conto, in seguito, dei giorni che passavano, e al centesimo giorno presentarsi agli oracoli, ponendo loro questa domanda: <che sta facendo ora il re dei Lidi, Creso, figlio di Aliatte? >Tutto ciò che ciascun oracolo avrebbe vaticinato, dovevano trascriverlo e riportarlo a lui.

Quali risposte abbiano dato gli altri oracoli, nessuno ce lo dice; ma a Delfi, non appena i Lidi furono entrati all’interno del tempio per consultare il dio ed ebbero formulato la domanda che era stata loro prescritta, la Pizia in versi esametri si espresse così: <Io conosco il numero dei grani di sabbia e le dimensioni del mare, io intendo il sordo-muto e odo la voce di colui che non parla. Ai mei sensi è giunto l’odore di una testuggine dal duro guscio, che sta bollendo nel rame con carni di agello; rame è sotto di essa disteso e di rame è rivestita.>

48 Dato che ebbe la Pizia questo responso, i Lidi lo trascrissero e se ne tornarono indietro a Sardi; e quando anche gli altri che erano stati mandati in giro furono presenti, portando i loro vaticini, allora Creso aprendo gli scritti ad uno ad uno, li esaminava attentamente.

Orbene degli altri nessuno gli piaceva; ma quando sentì quello riportato da Delfi, subito si mise in preghiera, riconoscendone l’esattezza, e fu convinto che l’oracolo di Delfi era l‘unico veramente tale, poiché aveva scoperto quello che egli stesso aveva fatto.

In verità, dopo che egli aveva mandato i suoi incaricati ai vari templi, atteso il giorno che s’era convenuto, escogitò una trovata del genere: pensata una cosa che fosse impossibile indovinare o anche supporre, tagliati a pezzi una testuggine e un agnello, li mise a bollire egli stesso in un recipiente di rame, ponendovi sopra un coperchio, esso pure di rame.

49 Tale fu, dunque, la risposta che venne a Creso da Delfi; per quel che riguarda il vaticinio dell’oracolo di Anfiarao, non saprei dire che cosa esso abbia risposto ai Lidi, dopo che essi ebbero compiuto nel sacro recinto le cerimonie d’uso (poiché nemmeno questo responso ci viene tramandato); niente altro posso dire se non che Creso fu convinto che anch’esso possedeva un oracolo veritiero.

50 Dopo queste prove Creso cercava di placare il dio di Delfi con splendidi sacrifici: immolò 3000 capi di bestiame di ogni specie indicata per i sacrifici; eretto un enorme rogo, vi bruciò sopra letti rivestiti d’oro e d’argento, e coppe d’oro e vesti di porpora e tuniche, nella speranza di assicurarsi di più con queste offerte il favore del dio: mentre a tutti i Lidi ordinò che sacrificasse ognuno ciò che poteva.

Compiuti che ebbe questi sacrifici, fece fondere una enorme quantità d’oro e formarne dei mezzi mattoni, che misuravano sei palmi nella parte più lunga, tre in quella più breve e un palmo di spessore: erano 117 di numero, di cui quattro d’oro puro, che pesavano ciascuno due talenti e mezzo; gli altri mattoni erano di oro bianco, del peso di due talenti.

Fece fare, inoltre, in oro puro, una statua di leone che pesava dieci talenti: questo leone, quando il tempio di Delfi andò in fiamme, cadde dai mezzi mattoni sui quali era stato collocato; ora si trova nel tesoro dei Corinzi e pesa sei talenti e mezzo; perché tre talenti e mezzo d’oro andarono fusi.

Nota: E’ del tutto lontana dalla nostra mentalità l’idea di sacrificare al dio animali sgozzandoli, o bruciare oggetti preziosi e vesti raffinate e costose. Però qualcosa è rimasto: l’agnello dedicato alla Pasqua, gli ex voto per ottenere un beneficio o per un beneficio ottenuto, donazioni di oggetti importanti a Santa Madre Chiesa, la costruzione di un’edicola e la sua dedica a Gesù, a Maria o a un Santo. E’ una tradizione religiosa che non si è mai interrotta. Due esempi: il conte Mainardo nel secolo X donò al prete Alberto in vocabolo Piobbico, sopra Sarnano, una superficie di terra tra due rivi perché vi costruisse una chiesa; l’Imperatore Costantino nel IV secolo fece la famosa donazione che dette inizio al potere temporale dei Papi. Ognuno di essi lo fece per la salvezza della propria anima secondo le proprie possibilità. Per quanto riguarda i mattoni di Creso, l’uomo del tempo più ricco della terra, erano lingotti enormi, se si pensa che un palmo corrispondeva a otto centimetri e il talento pesava 26 chili. Il Leone d’oro, dedicato alla Pizia, pesava quindi 260 chili.

Luciano Magnalbo’

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