Ci ha lasciato Niki Lauda, grande campione, massima espressione di quell’automobilismo leggendario dove incoscienza, pericolo, eroismo erano un mix esplosivo che affascinava tutti, piccoli e grandi, specialmente nell’ambito della Formula 1, il top di un mondo che esiste ancora oggi, ma che è molto distante da quello di ieri.
Come non ricordare il rientro record ed “impossibile” dopo appena 42 giorni dal terribile incidente al Nürburgring nelle prove del Gran premio di Germania del 1976, che gli procuro’ irrimediabili lesioni al volto, dopo che le fiamme avvolsero la vettura ed i polmoni letteralmente “bruciati” dai gas respirati?
Determinato a difendere il titolo, perse poi il Campionato del mondo, conquistato per un punto dal rivale James Hunt, ma, in ogni caso, prevalse la sua dignita’ di uomo quando, nel corso del diluvio che mino’ l’ultima gara in Giappone sul circuito del Fuji, si ritiro’, dando la priorita’ alla vita.
Riscattò con tante altre vittorie quella sconfitta. Addirittura, dopo essersi ritirato dalle competizioni per seguire la propria compagnia aerea, a causa del dissesto finanziario in cui versava, torno’ a dedicarsi alle gare e vinse ancora riuscendo così a ripianare i debiti. Il 26 maggio 1991 il volo 004 della Laudia Air decollo’ da Bangkok con destinazione Vienna. Purtroppo il velivolo precipito’ in Thailandia e non ci fu nessun sopravvissuto. I morti furono 223.
Niki Lauda si impegnò personalmente affinché si chiarissero le cause del disastro, contribuendo così allo sviluppo di
sistemi che evitassero che un episodio analogo potesse ripetersi.
Malgrado le terribili ripercussioni derivate dall’incidente del 1976, con conseguenti problemi anche ai reni, e il trapianto di polmoni, tutti hanno sperato fino alla fine di poter assistere ad una ripresa del campione. Purtroppo, ieri e’ stato l’epilogo. La stella si e’ spenta all’eta’ di 70 anni, lasciando un vuoto incolmabile. Ciao Niki.
Ettore Lembo
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