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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

60 Dopo poco tempo però i partigiani di Megacle e quelli di Licurgo, messisi d’accordo, lo scacciarono. E fu così che Pisistrato ebbe in mano Atene per la prima volta e, quando ancora non erano salde le radici del suo potere, lo perdette.

Sennonché quelli che avevano scacciato Pisistrato vennero ancora di bel nuovo in lotta fra loro, e Megacle, disgustato del suo partito, mandò un araldo a Pisistrato a chiedergli se accettava sua figlia come moglie, e avere a questo patto la tirannia.

Avendo Pisistrato accolto la proposta e accettato queste condizioni, ricorsero per il ritorno dell’esule a un artificio che io trovo di gran lunga il più sciocco del mondo (dato che, fin da antico, il popolo greco fu giudicato più accorto del popolo barbaro e più lontano da ogni stolta dabbenaggine), se è vero che, allora, questi uomini tra gli ateniesi che avevano fama di essere primi tra i greci per intelligenza, immaginarono una simile commedia.

C’era nel demo di Peania una donna di nome Fia che aveva una statura di tre dita inferiore ai quattro cubiti, e per il resto era bella.

Avendo rivestita questa donna di una armatura completa e fattala salire su di un cocchio, dopo averle mostrato quale atteggiamento doveva assumere per mostrarsi nel modo più dignitoso possibile, la condussero in città.

Intanto, mandarono innanzi a preparare il cammino degli araldi i quali, giunti in città, proclamavano ciò che era stato loro comandato di dire esprimendosi in tal modo: < O Ateniesi accogliete di buon animo Pisistrato che Atena in persona, avendolo stimato più di tutti gli uomini, riconduce alla propria acropoli>.

Questo andavano dicendo, aggirandosi qua e là; e ben presto si sparse per i borghi di campagna la notizia che Atena riconduceva Pisistrato, e gli abitanti della città, convinti che quella donna fosse la dea in persona, adorarono la creatura umana e accolsero Pisistrato.

61 Salito al potere nel modo che si è detto Pisistrato, secondo l’accordo convenuto con Megacle, ne sposò la figlia; ma siccome egli aveva già dei figli adulti e gli Alcmeonidi avevano fama di essere maledetti, non desiderando che dalla nuova sposa gli venisse della prole, si univa ad essa contro natura.

In principio la donna tenne nascosto a tutti questo particolare; ma poi, ne fosse stata interrogata o meno, ne parlò alla propria madre e questa al marito.

Megacle fu preso da vivissimo risentimento per l’ingiuria che da Pisistrato gli veniva fatta e, accecato com’era dall’ira, fece tacere il rancore verso quelli del suo partito.

Informato di quanto si tramava ai suoi danni Pisistrato si allontanò con tutti i suoi dal paese; e, ritiratosi ad Eretria, tenne consiglio con i suoi figli.

Essendosi poi imposta l’opinione di Ippia che si dovesse riconquistare il potere, si diedero a raccogliere doni da quelle città che, già da tempo, avevano degli obblighi verso di loro.

Molte città fornirono notevoli contributi, ma i Tebani superarono tutti per la generosità delle offerte.

In seguito, per dirla in breve, trascorse del tempo, e tutto era pronto per il loro ritorno.

Dal Peloponneso infatti vennero dei mercenari di Argo; e un uomo di Nasso, il cui nome era Ligdami, venuto da loro spontaneamente, offriva alla causa uno zelo straordinario, e inoltre aveva portato denaro e uomini.

NOTA: Erodoto narra la storia di Fia come storia sciocca, ma alla fine conclude che gli ateniesi, secondo lui i piu accorti tra i greci, avevano creduto che fosse la dea Atena scesa in terra. Quattro cubiti di altezza meno tre dita sono pari a m. 1,75, e cioè Fia era una donna molto alta per il suo tempo: per il resto era bella, conclude Erodoto, e cioè l’altezza della donna a quel tempo non era apprezzata. Pisistrato aveva già avuto due mogli e quattro figli, e dopo essersi con poco riguardo ben servito della figlia di Megacle (cui Erodoto non da nemmeno un nome), lesto l’ abbandona per riparare ad Eretria con i figli. Eretria era nell’isola di Eubea e Ippia era il maggiore dei suoi figli, colui che era destinato a succedergli.

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