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Procopio, le storie segrete: traduzione di Paolo Cesaretti 1996

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PROCOPIO: STORICO MILITARE E POLITICO, CONSIGLIERE E SEGRETARIO DI BELISARIO NELLA GUERRA AI VANDALI NELL’ANNO 533, E CRONISTA DELLA VITA DI CORTE DI COSTANTINOPOLI (Le storie segrete: traduzione di Paolo Cesaretti 1996).

Siamo a Bisanzio nel VI secolo D.C., Belisario è uno dei più grandi generali bizantini, vincitore dei Vandali e degli Ostrogoti, ma in casa è dominato dalla moglie Antonina, una donna libera di costumi e di nessuna vergogna; nel contempo imperatore d’Oriente è Giustiniano e Imperatrice è Teodora che, come vedremo, è ancora più libera e priva di vergogna di Antonina. Giustiniano fu un grande imperatore, cui tra l’altro si deve il Corpus Iuris Civilis, un compendio del diritto romano che ancora viene preso come base per molti studi; e anche Teodora fu una grande imperatrice, intelligente e capace quanto dissoluta, che contribuì sicuramente a mantenere saldo il potere nelle mani del marito.

 

LA PREFAZIONE  dello stesso Procopio: 1Ciò che è sinora accaduto alla stirpe romana nelle guerre io l’ho raccontato, per quanto ho potuto, collegando tutta l’esposizione dei fatti con i debiti tempi e i luoghi; ma d’ora innanzi non procederò nel modo suddetto, poiché qui si narrerà quanto è avvenuto all’impero romano nel suo complesso. 2- Di molti fatti riferiti nei libri precedenti, sono stato costretto a tacere le cause, e il motivo è che non si poteva riferirne debitamente, vivendone ancora i responsabili. Non potevo occultarmi al gran numero degli informatori; scoperto non sarei scampato a morte atroce; né potevo riporre fiducia nei più intimi tra i congiunti. 3- E dunque si dovrà segnalare in questa sede quanto sinora è rimasto sottaciuto, e del pari le cause di quanto esposto nei libri precedenti. 4- Ma la  prova che mi si para davanti è insolita, quasi impossibile, trattar cioè della vita di Giustiniano e di Teodora; ed eccomi tremante, esitante, specie quando penso che ora scriverò ciò che ai posteri parrà inaffidabile o inverosimile. E quando poi l’ampio fluir del tempo avrà dato un timbro antico alla mia voce, attingere la gloria dei mitografi!, essere nel numero dei tragici!, questo è il mio timore. 5- Non mi sottrarrò comunque a sì gravoso compito, poiché confido che le mie parole non suoneranno a vuoto.

Gli uomini d’oggi, testimoni assai bene informati dei fatti in questione, saranno per il tempo avvenire garanzia bastevole della mia affidabilità. 6- A lungo si è dato che, pur desiderando mettermi al lavoro, qualcosa mi abbia trattenuto: pensavo, in effetti, che sarebbe stata opera inopportuna per i posteri, poiché in prosieguo di tempo assai meglio si addice ai misfatti rimaner sconosciuti anziché giungere alle orecchie dei tiranni e risultar loro imitabili. 7- Invero la maggioranza dei potenti, per stupidità, è portata ad imitare gli scempi degli antecessori, e si volge con facile agio agli errori di chi l’ha preceduta. 8- Ma successivamente, a spingermi a scrivere questa storia è stata la considerazione che per i tiranni del futuro sarà chiara la non impossibilità di essere puniti per le loro malefatte- ciò che è accaduto anche a questa gente. Veder poi registrate per sempre le proprie azioni e la propria indole, forse varrà a renderli meno pronti al male. 9- La vita dissoluta di una Semiramide e di un Sardanapalo, la follia di Nerone: tra gli uomini dopo di loro che potrebbe conoscerle, se non ne fosse stato lasciato un ricordo dagli scrittori di allora? E comunque, per chi caso mai dovesse subire pari vessazioni da parte dei tiranni, non sarà senza giovamento elevar questa voce. 10- A chi soffre, suole portar consolazione il sapere di non essere unici nella disgrazia. E perciò verrò dapprima a dire quali infamie si debbano a Belisario, poi disvelerò quelle di Giustiniano e Teodora.

INIZIA LA STORIA. 11- Aveva, Belisario, una moglie, Antonina, il cui nonno ed il cui padre erano aurighi professionisti a Bisanzio e a Tessalonica, mentre la madre era una di quelle che si prostituivano nei teatri. 12- Condusse Antonina una giovinezza dissoluta, fuor dalle norme, in grande intimità con fattucchiere di famiglia, e molto apprese di quel che poteva servirle. Divenne infine la legittima sposa di Belisario quando già era madre di molti figli. 13- Subito decise di essergli infedele, fin dall’inizio, pur avendo premura di tener la cosa nascosta, e non perché si vergognasse delle sue trame o perché paventasse qualche reazione del consorte (mai provò vergogna di alcunché, e teneva a bada l’uomo con ogni espediente); il fatto è che sospettava di incorrere in qualche macchinazione da parte della imperatrice Teodora. Costei infatti s’inferociva sovente contro di lei e le mostrava i denti. 14- Ma dopo che riuscì ad ammansirla soccorrendola nei frangenti più delicati, dapprima trattando Silverio nel modo che di dirà in seguito, poi rovinando Giovanni il Cappadoce, da quel momento non ebbe più timori, più nulla nascose, mai più rinunciò a misfatto alcuno.

Luciano Magnalbò

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