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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

 24 – Scesa ormai la sera, giunse presso di loro, da Palazzo, un tal Quadrato; varcato senza indugio il vestibolo, si fermò dinnanzi alla porta degli appartamenti maschili, dicendo d’essere stato mandato dall’ imperatrice. 25 – Udite queste parole, Belisario si distese mani e piedi sul giaciglio, prontissimo oramai a farsi uccidere: a tal punto s’era svuotato di nerbo virile! 26 – Quadrato non aveva ancora fatto il suo ingresso, che già gli mostrava una lettera dell’imperatrice. 27 – Il testo diceva: < sai bene, caro Belisario, quel che hai fatto a nostro discapito: ma io, che debbo molto a tua moglie, ho deciso di lasciar perdere tutte le accuse contro di te: a lei io dono la tua vita. 28 – D’ora in avanti puoi stare tranquillo per la tua salvezza e per le tue sostanze; saranno i fatti a mostrarci in qual modo ti comporterai con lei >. 29 – Finito di leggere, Belisario è ebbro di gioia, e vuole dare immediata dimostrazione del suo animo: si leva all’istante, per gettarsi bocconi ai piedi della moglie. 30 – Con le due mani le cingeva le gambe, passava e ripassava la lingua sui suoi piedi, la chiamava ragione di vita e di salvezza, e prometteva di essere, da quel momento, servo fedele e non più marito. 31 – Quanto al patrimonio, l’imperatrice requisì trenta centenari d’oro, per affidarli all’imperatore; il resto, lo restituì a Belisario. 32 – Se la passò così Belisario, il generale cui poco prima la sorte aveva affidato, come prigionieri, Vitige e Gelimero. 33 – Da tempo le sue ricchezze irritavano Giustiniano e Teodora: si trattava di sostanze enormi degne della corte imperiale. 34 – Insinuavano dunque che Belisario avesse furtivamente incamerato il grosso del tesoro di Stato di Gelimero e Vitige, consegnandone all’imperatore una parte assai modesta e di nessun valore. 35 – Ma dovevano tener ben presenti gli sforzi prodigati da quell’uomo e le critiche cui si sarebbero esposti; di più, non riuscivano ad appigliarsi ad alcun valido pretesto contro di lui; perciò se n’erano stati quieti. 36 – Ma ora l’imperatrice, facendo leva sul suo timore e sulla sua codardia, riuscì in un sol colpo a impadronirsi di tutte le sue sostanze. 37 – Si strinsero infatti repentini vincoli di parentela: Giovanna, figlia di Belisario (l’unica di cui egli fosse il padre), venne promessa ad Anastasio, nipote dell’imperatrice. 38 – Belisario pensava così di riprendere il suo comando, e tornato a capo dell’esercito romano d’Oriente, di muover nuovamente guerra a Cosroe e ai Medi; ma Antonina non lo lasciava assolutamente partire: diceva di essere stata irrimediabilmente offesa da lui proprio in quelle regioni, e mai più avrebbe voluto vederle in futuro. 39 – Fu così che Belisario dové partire per la seconda volta verso l’Italia, nominato capo dei palafrenieri imperiali dopo aver promesso all’imperatore – così dicono – che mai avrebbe inoltrato richieste di denaro durante la guerra; anzi avrebbe provveduto in prima persona a finanziarla, con tutta l’attrezzatura necessaria. 40 – I suddetti comportamenti di Belisario, sia verso la moglie, sia – quanto alla guerra – verso l’imperatore, tutti li ascrivevano alla volontà di allontanarsi da Bisanzio; una volta che fosse uscito dalle sue mura, ecco che subito avrebbe preso le armi ed escogitato contro la moglie e oppressori qualcosa di nobile e virile! 41 – E invece, rimuovendo tutto quello ch’era accaduto, immemore di quanto aveva giurato a Fozio e agli altri suoi intimi, neghittoso, Belisario s’accodava a sua moglie, pazzo d’amore per lei; e sì che quella aveva oramai sessant’anni! 42 – Quando poi fu in Italia, non c‘era giorno che le cose andassero secondo il suo intento: è chiaro che Dio non era con lui. 43 – In un primo tempo, singole decisioni prese da questo generale contro Teodato e Vitige, ancorché non sembrassero pari alla situazione, avevano dato buon esito; ma in seguito, benché apparisse impeccabile sul piano teorico, (era forte della esperienza maturata su questi specifici terreni di guerra) nella realtà dovette spesso soccombere, e la ragione venne individuata nella sua indolenza. 44 – Son retti invero i casi umani non da volontà d’uomini, ma dalla bilancia divina, e se gli uomini sono avvezzi a chiamarla sorte, è perché ignorano come mai le cose vanno nel modo che essi vedono.45 – Piace in effetti dare il nome di sorte a quel che sembra senza ragione; ma su questo, ciascuno giudichi come crede.

 

NOTA: 1 – Il Vandalo Gelimero e il re ostrogoto Vitige furono sconfitti da Belisario rispettivamente nel 534 e 540. Quando Belisario giunse a Bisanzio con i due re prigionieri gli furono attributi onori che da seicento anni – dai tempi di Tito e Traiano – non venivano attribuiti a generali o imperatori vincitori di popolazioni barbariche. 2- Teodato aveva sottratto il regno degli Ostrogoti ad Amalasunta, figlia di Teodorico e reggente per il figlio Atalarico, e ne era stato spogliato poi da Vitige, che era un suo generale.

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