venerdì, Marzo 29, 2024
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Lucia Azzolina, bufera sul caso della presunta tesi copiata

aprile

“Fare peggio di Fioramonti, quello di tassa sulle merendine e crocifissi vietati, sembrava impossibile. E invece Azzolina ci stupisce: non solo si schiera contro i precari, ma ora scopriamo che copia pure le tesi di laurea.
Un ministro così non ha diritto di dare (e fare) lezioni.
Roba da matti. Si vergogni e vada a casa”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, in relazione alla vicenda che vede protagonista il neo ministro all’Istruzione, Lucia Azzolina che, secondo il quotidiano La Repubblica, avrebbe realizzato la tesi di laurea copiando testi specialistici.

La replica del ministro Lucia Azzolina

Pronta e secca la replica: “Non fatevi prendere in giro, non é né una tesi di laurea, né un plagio. Ho sentito tantissime sciocchezze in queste ore, d’altra parte non mi stupisce che Salvini non sappia distinguere una tesi di laurea da una relazione di fine tirocinio Ssis (scuola di specializzazione all’insegnamento secondario). Non ha mai studiato in vita sua e sarebbe strano se le distinguesse”.

Tuttavia il fatto che non si trattasse di una tesi ma una “relazione” di fine percorso abilitante, non renderebbe esenti dal rispettare le norme per una corretta citazione delle fonti. E questo è un fatto. L’altro fatto è che, evidenza contestata da molti, anche sui social, è che, “l professor Massimo Arcangeli, che ha inteso “far luce” sulla vicenda, docente di linguistica nella Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Cagliari, sarebbe stato anche presidente della commissione che esaminò la Azzolina durante il concorso a Dirigente Scolastico e che già nelle scorse settimane, in altro articolo a sua firma, aveva commentato e reso pubblici i risultati insufficienti in inglese ed informatica della ministra”.

“Quanto riportato dalle colonne di Repubblica – ha commentato la deputata della Lega Giorgia Latini, vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera – è gravissimo. Chiederemo al ministro Azzolina di venire subito in Aula a riferire e di rassegnare immediate dimissioni, come già in passato hanno fatto i suoi omologhi in altri Paesi, perché gli italiani e il mondo della scuola meritano rispetto e verità”.

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