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Affido condiviso, Antonella Cortese (Criminologa): “Ridurre emarginazione sociale e gesti disperati”

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Così in una nota la criminologa Antonella Cortese (Vice presidente dell’Osservatorio nazionale dei diritti e della salute dei militari e forze dell’ordine): “Nel film Gli equilibristi , Valerio Mastandrea interpreta la parte di un impiegato pubblico che, nella sua vita privata, vive una separazione dalla moglie. Si ritrova così a sbarcare il lunario con 1200 euro al mese, continuando a versare gli alimenti alla ex, impresa giorno dopo giorno sempre più difficile per l’uomo, che cerca in ogni modo di sopravvivere in un difficile equilibrio per non perdere la propria dignità pur vivendo in una situazione problematica dove nessuno è in grado di prestargli aiuto.

Un’automobile argento metallizzato anonima diventa la sua casa esattamente come molti padri in divisa separati si ritrovano a dormire in caserma. Anonimo, diventa chi, dovendo pagare il mutuo della casa che resta a lei, gli alimenti anche se lei lavora, ed il mantenimento ai figli, scende ogni giorno sempre più in fondo nei gradini della società. Bisogna tornare a parlare dei padri separati che non riescono ad arrivare a fine mese perché devono mantenere moglie e figli, della loro disperazione e di come possa esserci un collegamento nell’incessante aumento dei suicidi nelle Forze Armate e Forze dell’Ordine.

L’affidamento condiviso in Italia  (Legge 54del 2006) regola l’affidamento dei figli, sulla scorta dell’esperienza maturata in molti Paesi europei, prevede, infatti, come regola standard e di partenza per tutte le separazioni l’affidamento dei figli a entrambi i genitori. Una legge ancora troppo poco applicata, di fatto, non sono pochi a sostenere che si spaccia come affido condiviso l’affidamento esclusivo presso la madre, appellandosi al principio di residenza privilegiata, non presente nella legge. Dobbiamo restituire ai padri separati la possibilità pratica di svolgere il proprio ruolo di genitori e lavorare per ridurre quel disagio che porta all’emarginazione sociale e talvolta persino a gesti disperati da cui non si può tornare indietro”.

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