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2 Febbraio: Giornata Mondiale delle Zone Umide

zone umide

di Anna Maria Cecchini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – 2 Febbraio: Giornata Mondiale delle Zone Umide. Appuntamento con gli amici del circolo Legambiente di San Benedetto del Tronto domenica 2 febbraio ore 9:30 presso l’ingresso nord della Riserva Sentina per una visita guidata, alla scoperta delle zone umide.

L’iniziativa di Legambiente San Benedetto del Tronto

La passeggiata alla Riserva Naturale Sentina, è stata organizzata nell’ambito dei festeggiamenti e delle iniziative, in onore della Giornata Mondiale delle Zone Umide, ricordata da Legambiente sia nazionalmente che a livello locale, in tutta Italia. La Petizione: la raccolta firme per salvare la Sentina Il circolo di San Benedetto di Legambiente si è riproposto anche la finalità di continuare a raccogliere le firme per la petizione da inviare al presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli. Si chiede che vengano sbloccati i finanziamenti di 11 milioni di euro, destinati ad interventi strutturali di mitigazione dell’erosione costiera, in cui la Riserva Sentina è coinvolta. Negli ultimi 50 anni la costa è arretrata di 150 metri, con una perdita complessiva di 25 ettari, che hanno fatto della Sentina la zona con maggiore erosione della regione Marche.

5 Dicembre scorso è stato approvato il Piano di Difesa della Costa, dall’Assemblea Regionale ed è stata individuata la nostra Riserva Sentina, come uno dei 347 interventi strutturali di mitigazione costiera. “La risoluzione immediata, con l’avvio dei lavori conosciuti e praticabili, sottolineano gli ambientalisti, rappresenta ad oggi, l’unica possibilità di opporsi a questa che sembra un’ennesima, ineluttabile sciagura italiana”. Storia e finalità della Giornata Mondiale delle Zone Umide: l’importanza delle zone umide La Giornata è stata istituita nel 1997 per ricordare l’anniversario della “Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale”, firmata a Ramsar ( Iran), il 2 Febbraio 1971 in occasione della Conferenza Internazionale sulla Conservazione delle Zone Umide e sugli Uccelli Acquatici”.

La Convenzione di Ramsar promuove la protezione delle aree acquitrinose, paludi, torbiere, zone naturali o artificiali d’acqua, permanenti o transitorie, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, comprese le zone di acqua marina, nonché la conservazione dei loro habitat, della flora e della fauna. Ecosistemi questi caratterizzati da una straordinaria biodiversità, essenziali per la salvaguardia del benessere dell’uomo.

Le zone umide contribuiscono alla lotta ai cambiamenti climatici, (le torbiere immagazzinano il 30% di carbonio terrestre ); assicurano acqua potabile ( le paludi rimuovono gli agenti inquinanti e purificano l’acqua ); presentano le condizioni ottimali per l’alimentazione, la riproduzione, e il rifugio di svariate specie ornitiche, rettili, mammiferi ed altri organismi ( il 40% delle specie vive o si riproduce nelle zone umide ) ; sostengono l’economia (ogni anno si registra un giro d’affari di 47 trillioni di dollari in servizi essenziali nelle zone umide).

In base ai dati del WWF report 2018, il 40% delle specie viventi è legato alle zone umide. Questa sua poderosa vitalità è minacciata costantemente dalle alterazioni ambientali antropiche dovute all’urbanizzazione ed all’agricoltura intensiva. L’aumento delle temperature e la diminuzione delle piogge, potrebbero determinare la scomparsa di questi habitat, lasciando posto al deserto se vicini al mare, o essere sommersi con il fenomeno dell’erosione costiera.

Dati allarmanti

Secondo il Segretariato della Convenzione di Ramsar, l’87% delle zone umide del mondo sono andate perse negli ultimi 300 anni a causa delle condizioni ambientali, ecco perché salvarle dall’estinzione rappresenta l’obiettivo primario della lotta ai cambiamenti climatici.

Gli incendi in Australia e le loro conseguenze

In alcuni paesi come in Australia, le zone umide rappresentano delle isole di habitat naturale in mezzo a radure, terreni agricoli e aree urbane, fungono da da veri e propri rifugi per numerose specie viventi. Questo è il motivo, per cui i recenti incendi ancora in atto a causa delle alte temperature, hanno avuto ripercussioni catastrofiche sull’ecosistema e sulla sopravvivenza delle locali specie animali e vegetali. Nell’isola dei canguri si è estinto probabilmente il Cocatua nerolucido (Calyptorhynchus lathami halmaturinus).

L’Università di Sidney ha denunciato la morte di 1 miliardo di animali. Secondo il South Australian Museum di Adelaide si contano trilioni di vittime tra i pipistrelli, le rane e gli invertebrati. Estinta probabilmente la farfalla birdwing di Richmond (Ornithoptera richmondia ) e il Koala (Phascolarctos cinereus ) ha riportato il 60% di perdite dei suoi esemplari.

Sconfortanti i dati del rapporto WWF 2019

“Below the canopy” Dal rapporto WWF 2019 sulle popolazioni di animali selvatici che vivono nella foresta pluviale amazzonica, si apprende che a causa degli incendi trascorsi i 2 / 3 della popolazione rischia l’estinzione.

Salvaguardia zone umide internazionali

Per la salvaguardia delle zone umide internazionali è necessario un uso razionale delle loro acque e l’integrazione del rischio climatico nei processi decisionali pubblici e privati di tutte le nazioni. In mancanza assisteremo alla desertificazione, a carestie e siccità che costringeranno l’uomo e gli animali a migrare verso zone più umide.

Diritto d’asilo per ragioni climatiche

Il 7 Gennaio scorso, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato che quando gli effetti della crisi climatica, rappresenteranno una minaccia per la tutela dei diritti dell’uomo, sorgerà l’obbligo per le Nazioni di non respingere chi fugge da tali situazioni, per cercare un luogo più sicuro, configurandosi così un nuovo legittimo motivo per richiedere ospitalità: il diritto d’asilo per ragioni climatiche.

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