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Dall’aramaico al giapponese: quante lingue parla “L’Infinito”

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Inaugurata con una giornata di studi la mostra “L’Infinito. Un racconto per immagini e documenti” a cura della Cattedra Leopardi dell’Università di Macerata.


MACERATA – Inaugurata due giorni fa nelle Sale Antiche della Biblioteca Comunale “Mozzi-Borgetti” la mostra “L’Infinito. Un racconto per immagini e documenti” dove sonoesposti libri, documenti e ventisette traduzioni riguardanti la celebre poesia di Giacomo Leopardi, accompagnati dalle foto di Fernando Palmieri. L’esposizione  – visitabile fino al 16 aprile – è stata allestita dalla Cattedra Leopardi dell’Università di Macerata a cura di Manuela Martellini in collaborazione con il Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati, l’Associazione Italia Nostra – sezione di Macerata e la Biblioteca comunale “Mozzi-Borgetti”, con il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Bicentenario de “L’infinito” e del Comune di Macerata.

Il taglio del nastro è stato preceduto da una giornata di studi dedicata al componimento leopardiano e alle sue traduzioni coordinata dalla direttrice della Cattedra Laura Melosi.

“Le traduzioni di Leopardi – spiega la professoressa Melosi – datano dall’indomani della morte. Fin dalle metà dell’Ottocento, quindi, si è cominciato ad avere un grosso lavoro a livello europeo, soprattutto dei Canti, che rappresentavano l’opera più conosciuta. Questo interesse si è molto intensificato nel Novecento”.

Grazie a una borsa di studio del Lyons Club di Macerata, la Cattedra Leopardi ha avviato una ricerca per redigere una bibliografia di tutte le traduzioni attualmente disponibili. In questo modo si disporrà di una base di conoscenza per capire bene come le opere leopardiane siano state recepite da parte delle principali culture europee nonché il loro “stato di salute” attuale.

Abbiamo trovato pubblicazioni in aramaico e gaelico. Poco si sapeva di traduzioni in albanese, che invece datano alla metà del Novecento. Per non parlare di Cina e Giappone, dove gli studi sono già più avanzati, testimonianza di un interesse vicino, ma anche lontano”.

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